Milano Malpensa partenze

Quando parte un charter

Ci sono esperienze che vanno fatte almeno una volta nella vita, una di queste è stare alla partenza di un volo charter: c’è un’altra atmosfera.

Mi è capitato poche volte, ammetto, ma le sensazioni sono sempre le stesse.

Scrivo dal Terminal 1 di Malpensa e la destinazione è di quelle internazionali; qui le partenze dei charter sono relegate in quella che a me pare da sempre una terra di nessuno: si scivola fino in fondo all’aeroporto, dove nemmeno i caffè e i negozi (r)esistono più.

Avete presente quei licheni che si ostinano ad arrivare in cima alla montagna e ad un certo punto, ridotti ormai a miseri spelucchi, alzano bandiera bianca?

Ecco, uguale.

Questa terra di nessuno offre tutta la protezione e il disagio che solo un posto di confine sa donare.
E tutto questo è dipinto sulle facce dei personaggi che la popolano.

Ma vediamo di che facce si tratta.

Milano Malpensa_partenze
Milano Malpensa_partenze

Le hostess di terra

Agitano cartelline che sono rigide solo quanto le divise che indossano, nella speranza di intercettare quegli sguardi disperati alla ricerca di un qualsiasi cenno amico.
Segni particolari: l’abilità con cui si districano nel serpentone dei viandanti umorali in attesa di via.
Le ammiro perché: uno spirito da crocerossina così soltanto Candy Candy.

Il gruppone

Di solito è quello che lascia vagare gli sguardi disperati di cui sopra.
Il gruppone si mette in fila con un anticipo degno del miglior stopper, nonostante stringa tra le mani un biglietto con stampato il numero di un posto a sedere che non si può sbagliare.
Segni particolari: l’immancabile busta con chiusura a clip, rigorosamente con logo di un qualche tour operator più o meno affidabile, passaporto per un viaggio dove niente è lasciato ad un caso che non risponda al nome di formula roulette.
Lo ammiro perché: tanta resistenza neanche un etiope in una gara di fondo.

Barbie e Ken

Ovvero la coppia patinata che non parte se non è tutto preciso, quelli che chiedono variazioni anche sul cocktail di benvenuto, che un Mai Tai è meglio perché magari un Mojito fa troppo rude e non si vuole dare una cattiva impressione.
Segni particolari: il set di valigie Louis Vuitton che fa pendant con bauletto di lei e cintura di lui. Farebbe pendant pure col cane, a poterlo portare appresso.
Li ammiro perché: possono volare anche dodici ore di fila, ma sono sempre impeccabili, lui col suo ciuffo alla Paul Newman e lei col suo mascara a prova di gavettone.

Le famiglie senza confini

Veri e propri clan sulla strada di casa.
Assembramenti di almeno tre generazioni di persone quasi sempre chiassose, tra le mani un passaporto e negli occhi l’aria di casa da respirare ancora una volta.
Segni particolari: l’incredibile quantità di bagagli, che sembra stiano per partire per uno di quei viaggi senza ritorno. Le fogge sono le più fantasiose, dalla borsa di cartone alla valigia che solo il Lou Ferrigno della situazione può tentare di tirarsi appresso.
Le ammiro perché: per organizzare certi spostamenti ci vuole una capacità strategica che solo Sacchi ai tempi degli olandesi

Se non avete tra i programmi una partenza con un charter, il consiglio è quello di farsi comunque un giro all’aeroporto, a tempo perso, quando capita di annoiarsi una domenica pomeriggio.
Se ci andate fuori stagione, poi, avrete l’onore di imbattervi nella quinta categoria, lo sciame dei pensionati in vacanza, e lì è tutta letteratura: davvero meriterebbe un post a parte.

16 pensieri riguardo “Quando parte un charter”

  1. …. Poi ci sono i viaggiatori del mondo Quelli con lo sguardo di superioritá, sempre a proprio agio:loro sanno sempre cosa fare dove andare. Non viaggiano per lavoro, per “consumare una vacanza”. Loro sono VIAGGIATORI con la “V” maiuscola. No charter no ALPITOUR,
    Un libro consumato in mano, qualcosa nelle orecchie , un piedistallo sotto i piedi. Ho visto famiglie con occhi brillanti di gioia, pensionati felici come bimbi, “vergini” con uno stupore contagioso, ho visto “viaggiatori” boriosi. E ho visto cuori aperti senza giudizi, se potete cercate il seggiolino vicino a loro…

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    1. Oh, aspettavo questo commento, grazie!
      Il Viaggiatore, come lo chiami tu, non si sente a suo agio, e va a cercare proprio quella situazione che lo mette davanti al suo limite.
      Il piedistallo lo lascia a chi ci si vuole divertire con le piccole cose, perché nello zaino pesa, come pesano tante altre chincaglierie che siamo abituato a tirarci appresso nella vita di tutti i giorni. Ecco perché viaggia, per stare leggero.
      E per rubare un posto accanto a chi ha quello stupore contagioso che tu descrivi: non gliene frega niente di dove lo trova, lui cerca per definizione, anche a costo di non avere un maledetto seggiolino dove appoggiarsi.

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  2. Io ho la fortuna di vivere ad un paio di km dal succitato aeroporto, quando mi annoio vado a farci un giro e devo dire che c’è proprio una fauna interessante!
    Il gruppo famiglie mi fa morire!

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  3. Grande Cabi! Oggi davvero divertente… ma ora aspetto il post sui pensionati: mi ci sono trovato in mezzo a Linate, fine settembre, gruppone in partenza per la Sardegna, la maggior parte al primo viaggio in aereo. E non mancava il pensionato più esperto (probabilmente 1 solo viaggio precedente all’attivo) che dava spiegazioni agli altri! (e avresti dovuto sentire CHE spiegazioni…)

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  4. Divertentissimo! Aggiungerei la categoria “quelli della prima volta”: rigorosamente scarpe da ginnastica a i piedi, mille cartelline in mano, zainetto e cappellino e ovviamente il marsupio, tutto contornato da litigi tra marito e moglie su quale direzione prendere per andare al gate. 😉

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