Cabiria Magni, India

Dimmi come scatti: i cinque tipi di fotografi che ho trovato in India

L’uomo e la fotografia: questo rapporto che dura ormai da secoli.
Sono diversi gli esemplari di “bipedi macchina alla mano” che ho incontrato nel mio ultimo viaggio, ma non perdiamo tempo coi preamboli.

cabiria magni, photos

1 – Dite “tavuto”

Il copyright qui è di Raffaele, barese doc e mio compagno d’avventura, che io questa parola fino a pochi giorni fa non l’avevo mai sentita e invece adesso solo a pensarci inizio a ridere da sola, così la gente attorno mi guarda male.

Cos’è la foto tavuto? E’ la foto per la tomba, giusto per essere lapidari.

Il soggetto se ne sta bello rigido come se fosse già morto da settimane, con uno sguardo ieratico degno di una statua di Nabucodonosor, possibilmente davanti ad uno sfondo agghiacciante.

La morte (eh) di questa foto è una bella cornicetta di quelle con motivi floreali dalle tinte psichedeliche, finte come gli effetti speciali di una puntata dei Power Rangers (BAM!).

La foto tavuto (singola o di famiglia, le varianti sono molteplici) fa la sua porca figura in ogni salotto bene, soprattutto se accostata ad uno di quei centrini fatti a mano, lasciati a languire su un qualche bracciolo.

2 – Qui non è Bollywood. O sì?

La foto Bollywood prevede una preparazione meticolosa: niente a che vedere con composizione e luci, qui si tratta di trucco e parrucco, roba seria.

In genere il soggetto, che sfoggia il vestito delle occasioni migliori, cerca la posa plastica e vi si cementifica per una cinquantina di scatti almeno, che neanche il book di Bianca Balti per Dolce&Gabbana.
Tutto questo solo dopo aver estratto pettine e specchietto dalle tasche più impensabili, ovviamente, e dopo aver dato una controllatina al kajal.

Non escludo nei casi più sentiti l’utilizzo della lacca da borsetta, ma questa è una supposizione figlia di una buona dose di entusiasmo e come tale va verificata: lascio al vostro buon cuore.

3 – Paese che vai

Il gusto dell’orrido è equamente distribuito per tutto il globo, non ci sono dubbi.
Alzi la mano chi non è mai stato immortalato con la faccia da idiota mentre cerca di sorreggere la torre di Pisa, giusto per dirne una famosa.

Ecco, se avete alzato la mano, sappiate che non vi credo: si tratta di un rito di passaggio, impossibile uscirne indenni, io per prima mi cospargo il capo di cenere e faccio pubblica ammenda tentando di gettare la colpa su spalle altrui (alle volte funziona).

Cambiano gli spazi e cambiano i monumenti, ma la tragica goliardia umana è sempre la stessa ed ecco che sbarcati in India ci si imbatte in improbabili figuri intenti a tenere il Taj Mahal per la punta della cupola o a guardare un minareto dall’alto in basso, con un sorriso che rivela tutta la soddisfazione di chi ha saputo approfittare del mese della prevenzione dentale.

4 – Caccia all’occidentale: may I ask you?

Cabiria Magni, India
Everyday in India

L’occidentale pare preda ambita per gli album di famiglia del Subcontinente; individuato tra la folla anche a metri di distanza, viene puntato senza ritegno e una volta agguantato viene sommerso di prole deambulante in maniera più o meno autonoma.

Questo tipo di conquista è ambito anche da una categoria più di nicchia ma in espansione, il ragazzino da selfie: dopo un autoscatto da piazzare da qualche parte nella rete, niente di meglio di un ritratto con l’esotico di turno che non importa da dove viene, tanto, europei o no, son sempre buoni per far colore con un po’ di amici.

Il problema vero è l’effetto emulazione scatenato dal meccanismo dell’invidia: segnalo che questa non è cosa da sottovalutare, e che, a mio modo di vedere, l’unica via d’uscita per l’occidentale è quella di istruire con messaggi subliminali le generazioni che si ritrova ora tra le braccia, nella speranza che giocare d’anticipo possa davvero dare frutti.
Ma anche questa è da verificare.

5 – L’appostato

L’appostato non ha nazionalità, lo si trova in ogni dove; si spalma ovunque pur di fare una foto decente e tante volte nemmeno ci riesce.

Si contorce in pose plastiche e studia la scena come neanche in CSI per i crimini peggiori, e quando meno te lo aspetti, sfodera a tradimento l’obiettivo e…ZAC!

Se immortala il soggetto senza farsi scoprire è felice come il trombettista della banda di paese, e subito si va a rivedere lo scatto della vita sul display, con la sua tipica aria da trionfo-low-profile: gli piace gongolarsi.

Si porta a casa tra le cinque e le ottocento foto al giorno, scaricando la reflex sul malcapitato di turno come solo i giapponesi a Pearl Harbour, e di tutta questa produzione dichiara di salvare giusto una ventina di scatti, anche se in cuor suo sa che sono di più, è che a fare i finti modesti c’è sempre da essere chic, quindi perché lasciar stare.

Se non si fosse capito, io sto tra questi ultimi reietti che in un modo o nell’altro sono sempre tra i piedi, e credo proprio sia una brutta malattia.
Ma finché non c’è bisogno di pensare seriamente alla foto tavuto stiam tranquilli: si è visto anche di peggio.

cabiria magni
Forse qui mi sono appostata troppo.

12 pensieri riguardo “Dimmi come scatti: i cinque tipi di fotografi che ho trovato in India”

  1. Articolo molto simpatico 🙂 Un po’ “appostata” e un po’ “paese che vai”, ecco come descrivermi! Fatto sta che ogni tipo di foto ci dà un ricordo di quel luogo da una diversa angolazione!

    Angelica

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    1. Assolutamente d’accordo Angelica 🙂
      Io…molto appostata in effetti! E spesso mi capita di ricordare tanti posti più per le scene fatte per fotografarli che per altro, ho questa memoria che funziona in modo un po’ distorto O.o

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  2. Appostata! Presente!!!!!!!!! che nervoso quando l’appostamento non da i suoi frutti! mi tocca trovare il modo di rimimetizzarmi con classe e con il rischio che il soggetto della foto sia sparito o stia facendo altro e quindi non sia più interessante!!!
    ahhhhh, poi naturalmente, ogni risultato di pregio ‘è stato un puro caso!!!’… la fortuna della principiante…. 😀

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    1. Sì, ti capisco!
      Il mio problema è che non so mai fino a che punto è giusto arrivare, e questa cosa l’ho sentita ancora più forte nell’ultimo viaggio.
      Tante volte, se mi accorgo di esagerare, metto via la macchina fotografica, e tanti scatti finisce che poi li tengo solo per me (mi alleggerisco un po’ la coscienza, va!).
      🙂

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      1. Appostata presente all’appello!!! Anche io come te capita che mi ritiro e stò cercando di calare drasticamente gli scatti e devo dire che spesso arrivo ad ottimi risultati ma quando mi prende non riesco a tenere a freno l’indice!!!

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