Gandhi Smitri, last steps Mahatma Delhi

Delhi in dieci (s)punti: finisco così

Ci eravamo salutati con un paio di posti che onestamente si può fare anche a meno, oggi invece ripartiamo da uno dei miei preferiti, in assoluto.

Jama Masjid

Jama Masjid Delhi mosque
Jama Masjid

La moschea più grande dell’India.

La fermata della metropolitana è Chawri Bazaar e l’ingresso per le persone è gratuito, le macchine fotografiche invece pagano 200 rupie.
Questo posto ve lo consiglio perché qui, quando il muezzin si è messo a cantare richiamando i fedeli, la spina dorsale mi si è rizzata dentro la schiena: è un’esperienza che definire suggestiva non è abbastanza.
Poi mi hanno sbattuta fuori, perché in orario di preghiera non sono ammesse visite: per fortuna ero arrivata per tempo, perché è un posto che davvero merita di essere scoperto con calma, per ascoltare le sensazioni che sa regalare.

Baha’i House of Worship

Lotus temple, Delhi
Lotus temple

Meglio noto come “Lotus Temple”, è uno degli edifici più bislacchi con i quali abbia mai avuto a che fare.
Siamo nella zona sud della città, all’esterno della Ring Road, la strada che racchiude simbolicamente il centro di Delhi; il posto è di quelli gettonati, e la coda per accedervi interminabile, anche se abbastanza veloce.
L’architettura fin troppo avveniristica non mi ha fatta impazzire, il concetto che ci sta attorno invece sì: il Lotus Temple nasce come casa di tutte le confessioni, senza distinzione alcuna; ognuno è libero di andarci per pregare il dio che crede, e non capita proprio dappertutto, no?
Solo un avvertimento: tenete presente che come la maggior parte dei templi e dei monumenti della città è chiuso il lunedì, e lì non c’è dio che tenga.

Gandhi Smitri

Gandhi Smitri, last steps Mahatma Delhi
Gandhi Smitri, last steps

Ci sono luoghi in cui non servono le parole perché è la storia a piombare addosso mentre ci si sta in mezzo.
Al Gandhi Smitri è piombata addosso pure una buona dose di kitsch, a volerla dire tutta, ma son cose che in certi casi si perdonano volentieri.
Si tratta di un monumento alla memoria del Mahatma, e sorge nel luogo in cui Gandhi fu assassinato nel 1948.
La parte kitsch cui facevo riferimento sta nel museo, allestito con installazioni interattive e a tratti psichedeliche che viene un po’ difficile associare ad una figura come quella di Gandhi; l’aspetto positivo è però che il museo, come tutto il sito del resto, è completamente gratuito, in questo modo chiunque ha la possibilità di vivere in prima persona quegli spazi in cui la storia si è fermata per una tappa importante.

Metropolitana e «auto»

Auto Delhi tuk tuk India
Auto!

La metropolitana di Delhi è una di quelle cose che auguro a tutti, almeno una volta nella vita.
Può capitare di far fatica a vedere i cartelli per capire dove andare, ma niente paura: come per il mercato, è difficile scegliere una direzione in autonomia, che ci pensa la folla, quindi alla fine a che servono i cartelli.
Alle ragazze suggerisco di sfruttare la carrozza “women only”, presente su ogni treno: non tanto per aggirare eventuali scocciatori, quanto perché così si elimina una buona fetta di concorrenza nel consumo di ossigeno.
La famigerata “auto”, versione indiana del più celebre tuk tuk, è un’altra di quelle esperienze imperdibili.
Si riconosce subito perché sfreccia per le strade pennellandole col verde-giallo della sua livrea, e inondando di clacson le vie senza un particolare motivo, basta suonare.
Bene, in Cambogia pensavo di averle viste tutte in fatto di guida creativa, chiamiamola così, ma in India mi sono dovuta ricredere: quello degli indiani è talento puro, direi quasi inarrivabile.

Il cibo

shakar gandi delhi
Shakar gandi in progress

Non potevo chiudere senza una menzione d’onore per lo shakar gandi, un tubero che assomiglia alla patata, che viene cotto alla brace e poi condito con masala non piccante e succo di lime.
Viene venduto in banchetti improvvisati per la strada ed è già uno spettacolo vederlo preparare, che pare di avere a che fare con dei veri e propri giocolieri.
Poi quando si assaggia si sente anche tutta la poesia.
Parlando di Delhi, infine, non può mancare una riga sulla cucina moghul: diffusa nell’Uttar Pradesh, è il risultato della contaminazione della cucina indiana con quella persiana e afgana, in un mix di sapori che difficilmente ci si scorda. Io il mutton curry ce l’ho ben presente ancora adesso.

13 pensieri riguardo “Delhi in dieci (s)punti: finisco così”

  1. rivolgersi al dio in cui si crede è ok. il senso religioso infatti, se ben indirizzato, non danneggia la vita anzi la arricchisce. ad una condizione: che sia una fede ragionevole, che abbia cioè motivi adeguati.

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    1. certo, ma ribadisco che in questo post o nei miei commenti non c’era alcun riferimento negativo alla religione o alla diversità delle religioni! Anzi, trovo che ognuna di esse dia degli spunti di riflessione interessanti.

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  2. Sembrano luoghi molto interessanti, soprattutto i primi due: la moschea e il Lotus Temple. Ho visitato la moschea d’alabastro in Egitto ed era meravigliosa, quindi penso che anche questa sia bellissima. L’idea di un tempio unico per tutte le religioni, poi, è un’idea davvero bella e simbolo di grande democrazia a livello intellettuale 🙂

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    1. Sì 🙂
      La moschea ha una presenza talmente “forte” che mette quasi in soggezione. Quando è partito il muezzin, poi, non ti dico!
      Sul Lotus Temple la penso esattamente come te! E tra l’altro è circondato da un enorme giardino silenzioso, dove la gente rimane per ore, anche senza far nulla. È perfetto per meditare, anche senza entrare.

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    2. il tempio unico è appunto unico…..come il pensiero unico…come la moda unica…come..ecc…..per cortesia il pensiero unico non è democrazia..democrazia è convivere con diverse religioni in santa pace..santa appunto.poi se si dice questo per la storia che le religioni sono causa di guerra possiamo quindi dire che dall’avvento dell’illuminismo ateo francesse, su su al nazismo ateo, su su fino al comunismo ateo da almeno cento anni non ci sono state guerre sopratutto da quelle parti lì….vero o falso?. la religione si serve, se invece si usa scoppiano le stesse guerre delle religioni atee.

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      1. Sul tempio unico non la vedo come te: è semplicemente una casa comune, dove chiunque può far sentire la propria voce, senza “confini di fede”. Non impone niente e non toglie nulla a nessuno, è a disposizione di tutti.
        Se non è democrazia questa!

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      2. si ma così va bene. ma questa idea che ci debba essereuna sola religione non mi può andar giù. ci hanno già provato in tanti con conseguenze mortali. dopo se c’è un posto dove ci si confronta tutti perchè no. l’importante è non definire democrazia il pensiero unificante …quella è un’altra roba e ammantarla di democrazia francamente è una offesa alla parola.

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      3. Nessuno ha detto di usare la religione per far scoppiare guerre. Ho solo espresso il mio parere, cioè che un tempio unico dove ognuno è libero di rivolgersi al Dio in cui crede, è una bella cosa, anzi direi che è il massimo della libertà. Poi ognuno è libero di pensare ciò che crede

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