Manhattan dal Brooklyn Heights Park

Assomigliare ad una città: impressioni su New York.

Per New York sono partita con tanto entusiasmo e una mezza idea: io e questa qui non ci assomigliamo per niente.
Non avevo tutti i torti, ma la questione è un po’ più complicata.

Manhattan dal Brooklyn Heights Park
Riflessi di Manhattan da Brooklyn

Più ci penso e più ne sono convinta: riusciamo a conoscerci un po’ di più quando ci confrontiamo con quei posti che ci assomigliano poco.

Diciamolo subito: a New York non ho risolto nessun dramma esistenziale e non ho avuto nessuna rivelazione sui massimi sistemi, queste son cose che capitano sempre agli altri.
Sono riuscita però a togliere un po’ di polvere da quei meccanismi cui in genere ci si abitua e che alla fine si danno un po’ per scontati, quando non si dimenticano del tutto.
Un po’ come succede nei peggiori matrimoni, insomma.

Senza star troppo a girarci attorno, è la solita vecchia storia del rimettersi in gioco ogni tanto (o “di uscire dalla comfort zone”, a voler essere fighi), non ho certo scoperto nulla di nuovo, e anche il meccanismo è sempre lo stesso: ci si guarda attorno, si accetta la sfida e ci si butta in mezzo.

Si vive e ci si lascia vivere, che in questi casi si fa un po’ per uno, poi alla fine si fanno quei quattro conti per vedere chi l’ha vinta ai punti.

Dai miei punti è venuto fuori che ci sono stati dei momenti in cui io e New York, tra una scazzottata e l’altra, ci siamo assomigliate parecchio.
E non ci avrei scommesso una lira.

Columbus Park.

Columbus park dama players new york cabiria magni
Columbus Park: si gioca a dama!

I momenti trascorsi qui sono quelli che ho preferito in assoluto. Attenzione perché potrei indicarlo come must della città e già vedo il titolo:

“Cosa fare a New York: cazzeggiare al Columbus Park”

Niente luci e niente skyline da brivido, solo tavolate di anziani che giocano a dama.
Ok, gli anziani erano cinesi, confesso, che questo parco sta a ridosso di Chinatown, quindi per forza.
E una ragazza che canta con una voce un po’ da Teletubbie mentre le pedine scivolano sui tavoli di sasso, mosse da un’esperienza centenaria (e qui prendetela in senso letterale).
Dopo questa mi avrete archiviato definitivamente nel mucchio di quelli “senza speranza”, ma se ho fatto più foto qui che in qualsiasi altra parte della città un motivo ci sarà pure, ed è lo stesso motivo per cui giravo tra i tavoli con gli occhi che ridevano, che sembravo un po’ cinese pure io.

Il tramonto da Dumbo.

sunset from dumbo manhattan
Il tramonto da Dumbo

Di tramonti è pieno il mondo e ciascuno sa il fatto suo; io personalmente rimango a bocca aperta ogni sera anche davanti a quello di casa, e nove volte su dieci gli scatto qualche foto, perché è sempre diverso.
Visto come si fa in fretta a riempire gli hard disk?
Comunque.
Il tramonto di Dumbo è stato speciale di sicuro per lo skyline di Manatthan, e chi lo butta via quello, ma soprattutto per il tempo, lasciato lì senza nessuna voglia di controllarlo, a colar giù per quella gradinata di cemento in compagnia di tanti volti, ognuno con un mondo da portarsi appresso: le ragazzine che con le loro gonne a quadrettoni sembravano uscite dalla scuola di Hogwarts, e il fotografo che con uno solo dei suoi obiettivi la scuola di Hogwarts se la comprava in blocco.
Lasciar scorrere più di due ore guardando una città che si cambia di vestito è lusso vero.
Mancava giusto una birretta, ma va bene uguale.

Il pianista di Soho.

piano player soho new york
@PianoAround, la felicità in tasca

Questo ragazzo mi ha colpita perché ha avuto la forza di fare la scelta più coraggiosa che una persona possa fare: ha scelto di essere felice. E di esserlo a modo suo.
Quindi suona il piano.
Quattro anni fa ha impacchettato la sua vita, l’ha messa in un furgone ed è partito; finora ha attraversato più di 70 città in compagnia della sua musica e di qualche battuta piazzata al posto giusto, e se volete vedere che sta combinando lo trovate anche su Instagram, si chiama @PianoAround: ha dei video che fanno troppo ridere!

I miei vecchini del Tai Chi.

tai chi new york cabiria magni
I ragazzi della 42esima.

Ancora pezzi d’Asia, sì (ho detto d’Asia, non da museo, fate i bravi).
Qui si parla di soggetti che tutte le mattine dalle 9 alle 12 se ne stanno sulla 42esima a fare Tai Chi in mezzo al casino, che a guardarli uno dice: se ne andassero a Central Park questi invasati!
In effetti.
Parrebbero davvero invasati, ma di fatto stanno lì in una specie di sfida con se stessi, ricercando l’equilibrio nel marasma. Quando una di loro mi ha fermata per darmi il volantino e invitarmi ad una sessione (mi sa che devo cambiare l’antirughe), mi ha messo la mano sull’avambraccio e mi ha quasi detto nell’orecchio “fermati e percepisci la loro quiete”.
Ok, magari vi paiono ancora degli invasati, ma secondo me una logica in tutto questo c’è, anche se quella benedetta quiete gli costa inalazioni di smog mica da ridere.

Eccoli i momenti in cui ho sentito New York anche un po’ mia.
Nella riflessività che viene prima di una mossa di dama, nell’attesa di un colore che sta per cambiare, nella sana incoscienza di chi mette al primo posto i propri sogni.
Nel tentativo di cercare le certezze dentro, prima che fuori (e qui di ore di Tai Chi sul marciapiede ne servirebbe qualche migliaio).

Alla fine, quello che ci portiamo a casa di una città sono le cose che ci assomigliano di più, e ce ne sono sempre, anche quando il confronto sembra di quelli estremi.

Mi hanno chiesto se New York mi è piaciuta, io che vado sempre dall’altra parte: New York è bella, è un dato di fatto.
Quindi sì, mi è piaciuta, e non poco tra l’altro.

Posso però aggiungere che non c’è vista dall’86°piano che riesca a darmi lo stesso brivido che mi dà il pavimento del tempio sotto il piede scalzo?
E questo vale anche se al tempio c’è la moquette, non da pensare che il brivido sia per la pietra fredda.

Mi è piaciuta, sì, anche se la mia famosissima lista “io lì ci vivrei” (talmente famosa che conviene ripeterla, in rigoroso ordine di apparizione: Sydney, San Francisco, Bangkok) non si è allungata.

Ma questo forse lo sapevo già, e non è certo perché io e questa qui davvero non ci assomigliamo.

64 pensieri riguardo “Assomigliare ad una città: impressioni su New York.”

  1. Ciao Cabiria,
    ho letto l’articolo ascoltando @pianoaround e l’unione di tutto, foto, parole e musica, mi hanno entusiasmato ed emozionato…e non poco!
    Mi piace la NY vista da questa angolazione…perché è una NY più vera e non artificiale di tacchi a spillo da Sex and the City!
    E’ quella fatta di vere persone che la vivono che in fondo non sono alieni, ma persone semplici e che riscoprono il piacere della vita con piccole cose anche nella quotidianità!

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  2. Io a New York ci sono stata; sicuramente l’ho visitata con uno spirito (e organizzazione) diversa dalla tua, ma me la sono comunque assaporata (quel poco che si poteva fare in una settimana).
    A me piace, e tanto.
    Al di là di tutte una serie di cose che mi impediscono di farlo (motivi personali e non solo) io lì ci vivrei.
    Penso che mi piaccia così tanto non perchè ci assomigliamo..anzi, forse tutto il contrario. Incontrarmi e scontrarmi in qualcosa che non ricorda me.
    Bell’articolo, come sempre!

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    1. Ti ringrazio, anche per lo spunto!

      Mi viene da pensare che forse questa cosa dipende anche dalla fase della vita in cui siamo: in certi momenti abbiamo bisogno di confronti e di stimoli forti, e allora cerchiamo quello che non ci assomiglia, in certi momenti invece abbiamo bisogno di certezze, e allora preferiamo qualcosa di meno “ignoto”.

      Grazie a te, davvero 🙂

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  3. Ciao Cabiria,
    anche io sono “fissata” con i tramonti e continuo a fotografare anche quelli di casa. Ne rimango affascinata e mi incanto a guardarli per un bel po’. Anche se il panorama è il solito, è la luce insieme all’ arcobaleno di colori che lo incorona a renderlo ogni volta nuovo ai miei occhi.
    Dumbo tra l’ altro è una delle parti di NYC che mi ha trasmesso di più, anche se ci sono arrivata dopo il tramonto.
    A presto…

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    1. Ciao Ilaria,
      hai ragione, funziona proprio così, di fatto il panorama non è mai uguale, anche se è sempre lo stesso (messa in questi termini pare una bestialità, ma ci siamo capite!!), vale per i tramonti, ma vale anche in generale.
      A presto 🙂

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  4. Ciao Cara,
    È da un po che sbircio il tuo blog ma non avevo ancora avuto modo di commentare!
    Per prima cosa non ci credo che 2 città su 3 dove ti trasferiresti sono anche in cima alla mia wishlist. San Francisco e Bangkok… le ho sentite cosi mie che capisco perfettamente cosa intendi.
    E alla domanda NY ti e piaciuta anche io ho risposto si molto ma quando mi è stato chiesto se ci sarei tornata a stretto giro testa e cuore erano d’accordo… io voglio andare in Asia. Non c’e niente che desidero di piu!

    Scatti delle foto splendide complimenti davvero.

    Un bacio, Danila

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  5. Ci ho messo un po’ prima di leggere questo pezzo, in fondo sono uno che si perde nei boschi e le metropoli – americane poi – le considera come la depravazione dell’essere umano (ogni tanto sono un po’ fondamentalista 🙂 ) ma qui si tratta di altro, si tratta di scrittura fatta bene! Ma ormai ci ripetiamo anche su questo, scusami, anche se mi danno massimo 26 anni sto invecchiando :-D….ripeto anche che dobbiamo vederci ma non a Milano, perché per quella devo entrare in uno stato meditativo che nemmeno i tuoi Cinesi del tai chi :-D….

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    1. Ahahahah!! Ti ringrazio Luca, e sono felice che tu abbia “affrontato” questo pezzo sulla metropoli 😉
      Vediamoci a fare Tai Chi in una zona boschiva, che almeno non si sbaglia!!

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  6. bellissime foto, sopratutto quella dei vecchietti che giocano a dama e di belli che fanno tai chi. mi incanto sempre a guardare, quando vado al mare, un tizio bislacco che fa tai chi di fronte alla spiaggia.
    domanda più tecnica: con che macchina e obiettivi scatti?

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    1. Grazie Serena! Pure io ho il tuo stesso problema, mi incanto a vedere le persone 😉
      Risposta per niente tecnica: scatto con una Canon, ma niente reflex, è una bridge: non credo avrò mai la pazienza di stare a cambiare gli obiettivi e ormai a questa macchina sono affezionata…d’altra parte sono anni che sopporta tutti i miei maltrattamenti 😛

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    1. Dirti grazie mi sembra troppo poco!
      Se ti dico che vale lo stesso per me ci credi?
      “Ecco cosa mi ha regalato un ragazzo berbero” è un post bellissimo, uno dei più belli che mi sia capitato di leggere ultimamente, e hai fatto esattamente la stessa cosa: ci hai fatto vedere il Marocco con un occhio assolutamente nuovo, solo tuo!
      Quindi grazie ancora 🙂

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  7. mmmmhhhhh, mi fai riflettere e non poco.
    Sarà che anch’io i primi soldi che ho potuto spendere ho scelto di puntare a Oriente o in generale l’emisfero sud del mondo mi intrippa molto di più… invece questa estate ho ceduto ai ragionamenti del marito e a Giugno partiremo per gli States (da San Francisco al giro dei parchi nazionali)…certo non è New York, tutt’altra faccenda, ma la sensazione di andare in un paese che non mi calza è la stessa.
    Vedremo dai.

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    1. Credo di capire bene come ti senti, ma azzardo un’ipotesi (poi mi dirai se ci ho preso o se ho toppato in pieno): con San Francisco non credo avrai questa stessa reazione, è una città totalmente diversa, è molto più da “sud del mondo”, tant’è che io laggiù ci vivrei eccome 🙂
      Te ne accorgerai quando metterai piede nei suoi quartieri e girerai un po’ per strada (il marito ha scelto bene!!!)

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      1. ok, ne riparliamo al mio ritorno, spero tu abbia ragionissima. E che anche la mia lista di città dove vivrei, dove in cima troneggia da anni Sydney, si allunghi con San Francisco 🙂

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  8. Come al solito i complimenti per come riesci ad esprimere il tuo “sentire”.Poi la considerazione di quello che dici rifacendomi ai ns. discorsi sull’India. Il viaggiare e scoprire nuovi posti difficilmente porta a risultati negativi, da tutte le parti troviamo qualcosa che ci entusiasma o ci emoziona, anche in località su cui siamo prevenuti. Anche perché è tanta la fame di mondo che non saremo mai sazi, magari diventeremo sempre più esigenti, ma svuoteremo il piatto comunque. Resta di fatto che l’unione “amorosa” con un certo posto rimane dentro, anche dopo la fine della storia e l’inizio di un’altra e tendiamo ad idealizzarla. Conclusioni: Il primo vero amore non si dimentica, ma si continua a cercarlo in altri incontri per tenere sempre viva la voglia di amare che abbiamo dentro. Continua a viaggiare Cabiria, ed a guardare il mondo con tanta curiosità, non ne sarai mai delusa. Ti abbraccio e spero di vederti presto.

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    1. Scusa, ma tu sei la stessa Susanna che dice di non saper scrivere le emozioni?
      I complimenti li devo fare io a te!
      Grazie per questo tuo scritto, ne farò sicuramente tesoro! E sì, continuerò a viaggiare, che questa curiosità dovrò pur metterla da qualche parte, non la posso tenere tutta addosso 🙂
      Ci siamo promesse un incontro prima delle partenze estive e sicuro voglio mantenere! Voglio tornare presto, che ho anche un po’ di racconti da ascoltare sulla tua avventura colombiana (ti scrivo e mi prenoto per un week end!!)
      Un abbraccio 🙂

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  9. Mi piace molto come scrivi… bellissimo post.
    Io sono stata stregata da un racconto del mio maestro di inglese alle elementari e da quando ho 7 anni ho sempre sognato di andarci (e direi che sono a buon punto dopo 7 volte).. Il fatto è che, visto il tuo post, forse io e NY invece ci assomigliamo proprio. Ho un’amore viscerale per questa città..
    Però fino ad ora anche io, come Simona, sono stata sempre nell’Ovest.. quando finalmente vedrò l’Est (FORSE molto presto 😉 ) magari ridimensionerò tutti i miei pensieri.

    ps. per la lista di “lì io ci vivrei” ho visto solo SF..e ti capisco pienamente!!!!

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    1. Wow, sette volte è amore vero!!
      Allora sono curiosa di vedere cosa ti succede a Est, magari ti capita quello che capita a me ad Ovest oppure esattamente l’opposto…fammi sapere 🙂

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      1. Pensavamo alla Thailandia, ma essendo settembre sto cercando di capire per il tempo… Se no al n.2 per ora c’è la Malesia!

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      2. Grazie mille!!!!! GENTILISSIMA!!
        Io alla fine mi sono accorta tardi di non averti scritto per NY..chiedo perdono ma è un periodaccio a lavoro e non so nemmeno più che giorno è!
        Intanto leggo i tuoi post sull’Est così da farmi venire ancora più voglia 😉

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      3. ps. Tu invece se vuoi info su un futuro viaggio negli States fai un fischio 😉 nel frattempo spero di raccontare pian piano sul blog qualcosa!

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    1. Grazie Lucia! Io invece aspettavo te, sai? 🙂
      Sì, dire mi piace/non mi piace alla fine è una cosa che rimane un po’ fine a se stessa, il vero giudizio sta ad un altro livello.
      Mi piace molto il termine che usi, “risuoniamo”: rende perfettamente l’idea, mi pare di sentire la vibrazione, sai? (e non ho mangiato pesante, giuro :P)

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  10. New York è una di quelle città che secondo me non può non piacere. Poi però dipende da quanto riesce ad entrarti dentro 🙂 io la trovo un pò più magica ogni volta che vado. Bel post come sempre 🙂

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  11. Ottimo articolo, come sempre Cabi. 🙂 Io poi adoro NYC.
    Tra l’altro le fotografie che hai pubblicato sono davvero davvero ben fatte. Quella del tramonto e quella dello skyline riflesso sono da quadro da appendere in casa. Stupende!

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    1. Grazie mille Paolo!
      Se poi questa cosa delle foto me la dici tu…finisce che mi monto la testa sul serio [magari aggiungo un ingrandimento a quelli che già affollano i miei muri] 🙂

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  12. ecco… ora non mi resta che andare a conoscere questa città.. e scoprire, se del caso, le somiglianze. Ho letto molti articoli su questa città… e questo mi ha conferito una curiosità in più. Un occhio attento, fuori dagli schemi e senza schemi. mi piace 🙂

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    1. “fuori dagli schemi e senza schemi” mi piace molto 🙂
      Ti ringrazio!
      E’ una bellissima città, confermo, e forse la sua forza sta proprio nel fatto che ha tanto da offrire anche a chi è diverso da lei.

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  13. E se ti dicessi che le nostre esperienze di viaggio sono “inversamente proporzionali”??

    Le tue parole sono sincere, vere e senza abbellimenti di facciata… e trattandosi di una citta’ come New York, non e’ poco!!

    Magari il “tuo” Oriente ed il “mio” Occidente non sono poi cosi’ distanti…

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    1. posso intromettermi? Ho avuto l’impressione che nell’occidente Cabiria abbia comunque cercato l’oriente… che fossero quelli che giocavano a dama o facevano Tai Qi o anche il lento trascorrere delle ore davanti ad un tramonto…

      Io non lo sapevo quando ci sono andato perché non ci somigliassimo (e per gli stessi motivi non somiglio neppure a Londra – ringraziando il cielo)…ora forse un pochino l’ho imparato!

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      1. Eccoti! Recuperato 😉
        Certo che puoi intrometterti!
        Non so se ho cercato l’Oriente inconsciamente o se comunque, gira che ti rigira, sono portata a vedere con più facilità certe cose perchè sono quelle che alla fine sento più simili a me, e quindi mi viene quasi automatico, perchè è sicuramente più facile.
        Buon punto, ci devo pensare!
        Neppure io assomiglio a Londra, sai? 🙂

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    2. Grazie Simona 🙂
      Magari il mio Oriente e il tuo Occidente sono esattamente la stessa cosa: alla fine, azzardo, a contare è lo spirito con cui si affronta un luogo, più che il luogo stesso.
      Ogni luogo ci parla alla sua maniera, e noi lo ascoltiamo (e gli rispondiamo) nella nostra, e sta forse qui il bello: nell’unicità di ogni esperienza, che poi è anche la molla che ci spinge a tornare, oltre che a partire!
      Forse, in fondo, il luogo siamo noi 🙂

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