Louvre, Paris. Cabiria Magni

Paris: la vie est rose

“Ho fotografato quello che mi capitava sott’occhio, senza ricerca né distinzione; i ricordi sono figli del caso, solo gli imbroglioni hanno la memoria in ordine.”
[Daniel Pennac, La passione secondo Thérèse]

Parigi l’associo da sempre ad uno scrittore conosciuto tanti anni fa, quel Daniel Pennac del famigerato ciclo dei Malaussène.
Dico famigerato perché i Malaussène sono una famiglia di matti veri, la tipica tribù border line.

Gente strana, per usare un eufemismo.

Gente strana che abita nel quartiere di Belleville, e se non la conoscete ve la consiglio, che è uno spasso. Ma i Malaussène sono anche il ritratto completo delle paure che ci ritroviamo ad affrontare ogni giorno.

Se decidete di andare oltre la cortina delle quattro risate che vi farete leggendo quello che combinano, scoprirete dei personaggi con un’incredibile capacità di sopravvivere alle loro angosce più radicate, nella maniera più fantasiosa.

E’ gente strana, vero, ma è quel genere di gente che sa regalare lezioni di vita senza nemmeno farlo capire.
Oviamente lo fa a modo suo, io avviso!

Benjamin, di professione capro espiatorio, E’ Un Angelo, che è un nome proprio quindi va tutto maiuscolo, il mitico Stojil, veterano che addestra le vecchiette all’autodifesa, Julius, il cane epilettico dall’alito che stende.

Ma soprattutto, e dico soprattutto perché a lui sono davvero affezionata, il Piccolo.

Il Piccolo è il fratellino con gli occhiali rosa, che se li perde è un casino perchè lo assalgono gli incubi.
Il Piccolo riesce a stare tranquillo solo dietro le sue lenti.

La storia inizia che ha sei anni, ma non vi dico che succede dopo perché, se vi è venuta voglia di conoscere questo gruppo di disadattati, non vi voglio rovinare la sorpresa, e garantisco che di sorprese ce ne sono.
Se invece ci avete già avuto a che fare… beh, ci siamo capiti.

Nessuno conosce di preciso l’identità del Piccolo: parrebbe strano, ma quando ci sono di mezzo i Malaussène la stranezza è un concetto da archiviare; il Piccolo è quello che per sopravvivere ai suoi incubi decide di crearsi un mondo tutto suo, perché il mondo che ha ricevuto in dotazione alla nascita è troppo complicato: meglio rifugiarsi dietro un paio di occhiali.
Rosa.

Sono tornata a Parigi per la terza volta, e come ogni volta l’ho riscoperta diversa, ma per come la vedo io non è tutto merito della città.

Ogni viaggio ha una storia a sé, è unico e irripetibile.
Ogni viaggio regala un paio di occhiali con cui guardare il mondo, occhiali tenere con sé anche dopo il ritorno, che pure a casa aiutano a scoprire posti nuovi.
Poi succede che si riparte, e con il nuovo viaggio arrivano occhiali nuovi, che i vecchi ormai non vanno più bene, forse sono rotti.

E va sempre così, fino a quando ci si accorge che in realtà non sono gli occhiali a rompersi, che le lenti non servono proprio a niente: gli occhi fanno tutto da sè, è che fa comodo ignorarlo, almeno finchè si riesce.
Gli occhiali si tengono fino a quando si decide di diventare grandi.

Alla fine, tutti noi siamo un po’ il Piccolo, e forse io gli sono affezionata proprio per questo.

Quindi secondo voi, alla fine, che ne avrà fatto lui dei suoi occhiali rosa?
No, non ve lo dico, e i motivi sono quelli di qualche riga sopra.

Quello che vi dico è che mi sono divertita a chiederglieli in prestito, per riscoprire Parigi sotto una luce nuova, mai vista prima (si vede che non ho ancora deciso di diventare grande).

Ecco quindi la mia ultima Parigi, con gli occhiali rosa del Piccolo!
E chissà come sarà la prossima.

15 pensieri riguardo “Paris: la vie est rose”

  1. Malaussène a parte, Parigi è sempre Parigi….l’ho promessa alle mie piccolette come prossimo viaggio in aereo e chissà che non debba farmi prestare da loro gli occhiali rosa…..L’ho visitata due volte ma una vita fa ed ora ho voglia di riscoprirla con gli occhi dell’infanzia. Ti chiederò lumi quando sarà il momento….Bacio.

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    1. Che bello Susanna! Sicuramente le tue piccole ti obbligheranno ad indossare gli occhiali rosa, e scommetto che scoprirai una città nuova.
      Credo che viaggiare con i bambini, benchè a volte molto faticoso, sia una grande fortuna.
      Non vedo l’ora di seguire le tue avventure 😉
      Un abbraccio!

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  2. Bellissime foto e bellissima Parigi 🙂
    Pensa che io non volevo andarci, o meglio.. non era nei miei piani per niente! Ed invece il mio ragazzo me l’ha regalata per il nostro primo anniversario…mi sono innamorata!!!
    Tornero’ sicuramente!!

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