Kuala Lumpur Petronas Towers

Un viaggio di un mese

Quando sto fuori per un po’ di tempo, in genere non mi dispiace mai troppo chiudere lo zaino per tornare a casa. Stavolta invece è diverso, perché questo bisogno di tornare proprio non lo sento: non mi era mai capitato, non così, dite che dovrei chiedermi il perché?

Jatiluwih rice terraces Bali
A Jatiluwih [foto di Raffaele Angelillo]

Adesso che sto per prendere l’ultimo aereo di questa avventura, mi sembra di rivedere i trenta giorni appena trascorsi, proprio come capita nei peggiori film: presente quando dopo tanto girovagare finalmente ci si ferma e in un attimo tutto quello che è stato torna di nuovo davanti agli occhi? Ecco.
Lo so, è molto banale, ma è anche molto vero.

Me l’hanno scritto da qualche parte e non avrei potuto trovare parole migliori: è stato un mese ricco.

Ho volato, sono salita su autobus, treni, camion, tuk tuk, e sono andata in bicicletta (se contiamo anche le dieci ore di songthaew, non dovrei aver dimenticato nulla).

Ho rivisto la mia isola preferita, l’angolo che tanto amo e non solo quello, perché c’è sempre qualcosa di nuovo da provare. Ho scoperto una città nuova, che mi ha stupita, e sono tornata nella mia città preferita.
Sì, quest’ultima è una dichiarazione impegnativa, ma quando si avvicina il momento dei saluti riesco perfino a sbilanciarmi un po’ più del solito.

Ho riabbracciato amici che mi mancavano, e quando li ho rivisti mi sono accorta che mi mancavano davvero, non tanto per dire; ho conosciuto gente nuova: ciascuno a modo suo ha lasciato un’impronta, proprio come quelle degli elefanti che ho incontrato nella foresta, che non potete immaginare quanto sono tornate utili.

friends thai
Selfie come se non ci fosse un domani! [Foto di Andrea in Thailandia]

Ma soprattutto, anche stavolta ho avuto la mia bella lezione: questo viaggio mi ha insegnato che non bisogna mai essere categorici, neanche quando ci sono gli ideali di mezzo, e a questa seconda parte tengo parecchio.

Non c’è un confine tra giusto e sbagliato, ci sono solo realtà diverse; ognuna ha le proprie regole, che spesso non conosciamo, ma che comunque giudichiamo dall’alto delle nostre convinzioni.
Il vero problema in tutto ciò è che le nostre convinzioni valgono solo dentro al recinto in cui viviamo, e quando ci decidiamo ad uscire per scontrarci con qualcosa di diverso, ci rendiamo conto che in realtà è tutto molto più complicato, e che quel famoso confine tra giusto e sbagliato esiste solo nella nostra testa: lo costruiamo noi, per stare comodi, e per il nostro inesauribile bisogno di certezze.

karen thailandia cabiria

Questa cosa l’ho vissuta in maniera forte almeno un paio di volte; all’inizio un po’ ci sono rimasta, poi ne ho tratto parecchi spunti di riflessione: prometto che cerco di tradurli in italiano, insieme a tante altri appunti che mi sono scarabocchiata lungo la strada.

E’ stato un mese dove più di una volta mi sono detta “ma a me chi me l’ha fatto fare”, la prossima volta prenoto in Sardegna (non ce l’ho coi sardi, anzi, dovrei tornare sul serio).
E adesso che sono qui ad aspettare l’ultimo volo, mi ritrovo a sfogliare una Lonely Planet usata, comprata a Chiang Mai, con un biglietto già in tasca per una nuova meta, e con la certezza che mi maledirò ancora per le situazioni in cui mi andrò ad infilare, che di potenziale ce n’è eccome.

Ma alla fine non sono forse quelli “maledetti” i pezzi di strada migliori?
Quindi è inutile star troppo a ricamarci sopra, perché di fatto ci sono già ricascata, e ho il fondato sospetto che neanche questa volta sarà l’ultima.

A questo punto che altro dire se non…baci da Kuala Lumpur!
Stavolta si torna a casa davvero (ma solo per un po’).

Kuala Lumpur Petronas Towers

12 pensieri riguardo “Un viaggio di un mese”

  1. Non c’è un confine tra giusto e sbagliato, verissimo. Sopratutto in questo momento sto capendo il valore di questa frase! A me viene una gran voglia di partire verso queste destinazioni *-* non sai quanto!

    p.s. ti consiglio di venire da noi in Sardegna in inverno per sperimentare un altro “ma chi me l’ha fatto fare!” ahahah mezzi che partono ogni mille ore, viaggi della speranza per raggiungere i luoghi, desolazione totale che ti fa chiedere “ma c’è il coprifuoco” (io personalmente la amo questa solitudine, i “turisti” un po’ meno 😛 ).

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    1. Ahahah! Ok, accetto il tuo invito, proverò con la Sardegna 🙂
      I viaggi che ti permettono di immergerti in culture diverse fanno capire tante cose, se affrontati con grande elasticità, e anche un po’ di timore 🙂

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  2. Oddio come mi ci ritrovo anche io nel “ma chi me l’ha fatto fare”!!! Non sai quante volte mi capita di maledirmi in vacanza ma poi, alla fine, ci ricasco sempre e postpongo la vacanza in Sardegna (tanto che non ci sono nemmeno mai stata, che vergogna!). Proprio non riesco a stare fuori da certe situazioni 🙂
    Buon rientro!

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  3. Il confine tra giusto e sbagliato e il giudicare dall’alto delle nostre – spesso stupide – convenzioni. Già. Quante volte ci hai pensato.
    Che dire… grazie per questo viaggio “virtuale” con voi, con Andrea e con la bella Bangkok (che poi è anche la mia città preferita!).
    Un abbraccio
    Manu

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  4. Quella cosa delle convinzioni, che ce le costruiamo per restare comodi è vera vera vera!
    Per questo mi piace tanto viaggiare, per smontare i tasselli che la nostra società ha costruito e che noi abbiamo accettato… Rimontarne altri e poi distruggerli.
    Insomma, un falegname 😀

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  5. E infatti al ritorno è inutile raccontare delle belle spiagge, della maestosità dei templi etc.etc. quelle sono impressioni di tutti. Il “tuo viaggio” è nella disavventura risolta poi positivamente, nei disagi finiti in risata (tanto sei in vacanza) ed altro che puoi ben immaginare. Che poi saranno queste, a lunga scadenza, le cose che ti rimarranno dentro, il vero valore del tuo vagare. Io ora mi chiedo, sarà per questo che vado sempre a cercare mete un po’ fuori dai normali circuiti turistici?( E ti giuro non è per vantarmi poi di aver visto posti “in culo al mondo”). Senza parlare poi degli incontri lungo il cammino, facilitati dall’assenza di altri stranieri. Continua così Cabiria, sei sulla strada giusta….

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    1. Susanna, che dire…hai detto tutto tu, è verissimo quello che scrivi! (E tra l’altro io te lo dico ancora: tu dovresti scrivere, altroché!!)
      Sta proprio qui la risposta al “chi me lo ha fatto fare”, quindi credo proprio che continuerò a cascarci ogni volta, non si guarisce!

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