Golden Mount flag Bangkok

Tutti amano il Pad Thai. Ma i thailandesi?

L’altro giorno mi sono imbattuta in una discussione su Facebook dove un tizio chiedeva una dritta per andare a mangiare “una pizza di quelle buone” a Samui, in Thailandia.
Oltre al nome di qualche locale, sono saltati fuori un bel po’ di “stai a casa tua!”

Per come la vedo io, il problema non è tanto quello di cercare i sapori di casa all’estero, il problema è quando uno vuole mangiare italiano e poi si lamenta che fa schifo o che costa una fucilata: lì pure io gli dico di stare a casa sua, che davvero fa prima.

Questo è forse l’esempio più eclatante, ma in realtà ci incartiamo spesso in situazioni del genere, e tante volte il confine è talmente sottile che nemmeno ce ne accorgiamo, così poi magari facciamo pure gli splendidi.

Mi viene in mente Bali, stranamente: chiunque va a leggersi un paio di cose prima di partire si imbatte nella fantomatica anatra alla balinese, quella cosa che non si può andare a Bali senza assaggiarla.
Quando ho chiesto lumi in merito, il balinese di turno si è fatto una grassa risata e con una mezza smorfia mi ha detto “io forse non l’ho neanche mai mangiata, è roba per turisti quella!”
Vallo a sapere.
Non l’ho mai mangiata neanche io, ma la curiosità mi è rimasta, confesso: credo che la proverò.

Forse la povera anatra è poco conosciuta e la sua triste storia non scuote l’animo di nessuno, ben diverso è quando si tira in ballo una vera e propria istituzione: il Pad Thai.
Ce l’avete presente vero?
Quella cosa che non si fa in tempo a dire “cucina thailandese” che subito salta fuori, neanche fosse un riflesso pavloviano.

In realtà il Pad Thai più che un piatto è una mossa politica: questa storia me l’ha raccontata un caro amico sotto un tendone del JJ market, a Bangkok, guarda caso mentre stavamo pranzando.
Io ero alle prese con una delle tante morning glory che non si rifiutano mai, e l’aria lì attorno era gonfia di peperoncino: sotto quella tela cerata, gli occhi e la gola pizzicavano anche solo a guardarsi intorno. Praticamente il paradiso.

Tutti amano il Pad Thai, si sa, è come con le patatine fritte. Ma i thailandesi?

Dicevo che si tratta di una mossa politica perché l’attuale sovrano, all’epoca del suo insediamento (e qui si parla di decenni fa: il buon Rama IX sta sul trono da prima della Regina Elisabetta, ho detto tutto), decise che un piatto in cui riconoscersi era fondamentale per una nazione degna di questo nome.

Così indisse un concorso per trovarne uno, e indovinate che piatto vinse?

Il Pad Thai possiamo vederlo come la strizzata d’occhio della cucina thailandese all’avventore straniero, è il suo modo cordiale di non devastargli subito tutto il palato (per non parlare del resto). Se poi però uno ci prende gusto, finisce che non si accontenta più di questo sapore inoffensivo, gli pare un po’ sciapo, e allora sì che inizia ad osare.
Sarà per questo che i thailandesi che ho conosciuto non lo amano particolarmente? Quelli hanno la bocca di amianto, che gli fa un Pad Thai.

Quindi ammettiamolo, nonostante i migliori proclami, siamo tutti un po’ turisti dentro: mica è una brutta cosa, è semplicemente inevitabile. E non è questione di permanenza in un posto, è questione di culture diverse.

Se non mi credete, facciamo un test: andate a questo link e ditemi se anche voi non ci siete cascati almeno una volta. E’ specifico per la Thailandia, ma per il resto del mondo possiamo sempre attrezzarci, anzi: se avete dei suggerimenti, condividete pure e vediamo in quanti siamo ad essere turisti!

Che i veri fighi non sono solo i Viaggiatori, diciamolo, ma tutti quelli che sanno prendersi in giro almeno un po’.

14 pensieri riguardo “Tutti amano il Pad Thai. Ma i thailandesi?”

  1. Ecco..io ho mangiato il Pad Thai, lo ammetto! 😉 si vede che non sono mai stata in Thailandia ma solo al ristorante Thailandese??! ops…
    Non vedo l’ora di farmi distruggere le papille gustative comunque 😉

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  2. Oh, finalmente qualcuno che lo dice!
    E la cosa non si limita solo al pad thai. Io sono stato una settimana intera in un tempio, in un ritiro. Ci saranno state 40 o 50 persone dentro, di cui due stranieri. Io e un tizio svedese.

    Due pasti al giorno, non credo di aver MAI mangiato qualcosa che nemmeno lontanamente si avvicinasse a quello che propone un qualsiasi ristorantino thailandese, o baracchino da strada. È tutta roba per turisti. Mi sa che ormai devi farti invitare a casa da qualcuno, per assaggiare il thailandese autentico. Oppure vai in un tempio 🙂

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    1. Il tempio vissuto a questo modo ancora mi manca, ma voglio rimediare!
      Ho avuto la fortuna di vivere la Thailandia con dei local (cena in casa compresa, quanto hai ragione!) e confermo tutto quello che dici: il menù è completamente diverso, non è solo questione di “dosare” il peperoncino, è proprio un’altra storia 🙂

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      1. Io sono stato nel 2010 al Wad Mahathat di Bangkok. Non so se hai letto il mio racconto “Il tempio, il libro e la domanda” sul mio sito, ne parlo lì. Esperienza impagabile per un sacco di motivi, ma di sicuro NON il cibo 🙂 E non era tanto per il peperoncino, come dici tu. C’erano sapori che non saprei nemmeno descrivere, così forti da stroncare ogni papilla gustativa! 😀

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      2. Ahahahah!! Mi immagino! Ecco, adesso sono ancora più curiosa: inizio a leggere il tuo pezzo 🙂
        Però consola, perchè almeno non sono l’unica: io alle volte non capisco nemmeno quello che mangio, e per contro vedo foto in rete di piatti che si divorerebbero pure con gli occhi, presente quella mezza orchidea lì appoggiata col suo sguardo languido, o i chicchi di riso tutti in fila come gli indianini…ma quando mai??
        Si vede che sbaglio posti 😛

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  3. …sai che ieri sera Noom ha chiesto un Pad Thai al cameriere e subito dopo ha fatto l’occhiolino e detto “Scherzavo!” con un gran sorriso? Io per un attimo ho pensato che sarei andato a letto senza dover usare l’estintore e invece…vai di peperoncino…

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