Sulla strada per Hapao.

Kalinga Batok: la tradizione dei tatuaggi nelle Filippine

Quando mi “preparo” ad una partenza, mi piace leggere un po’ di tutto, non solo le guide,  e anche le Filippine non hanno fatto eccezione; mi sono messa a cercare in rete, così ho scoperto che nel nord di Luzon il popolo dei Kalinga ha una tradizione molto antica legata ai tatuaggi, al che mi sono chiesta: ma siamo noi a trovare le informazioni o sono le informazioni che ci vengono a cercare?
E’ un dubbio vero, magari più avanti ne riparliamo.

Lars Krutak kalinga
Kalinga tattoo: foto di Lars Krutak

Voglio dirvi subito che ho deciso di non andare a verificare di persona quello che ho letto sui tatuaggi, e a posteriori sono felice della mia scelta, ma andiamo con ordine: quella di oggi è la storia di Whang-Od, l’ultima tatuatrice kalinga.

Whang-Od ha 93 anni, vive tuttora (garantisco fino a Gennaio 2015) nel villaggio di Buscalan, sulla Cordillera, e ha imparato a tatuare da suo padre.
Quello dei Kalinga è per tradizione un popolo di guerrieri feroci, con una cultura che affonda le sue radici nell’animismo, e dove il tatuaggio (batok) ha sempre rappresentato un modo per comunicare e diffondere i valori all’interno della società: si trattava di uno dei riti di passaggio più importanti, simbolo di crescita, prova dell’opera degli spiriti sul corpo di chi lo riceveva.

Per le donne, in particolare, il tatuaggio segnava il passaggio alla fase matura, ma era anche un modo per propiziare la fertilità, oltre che un motivo di vanto, o una decorazione: non è raro trovare rappresentazioni di gioielli, soprattutto di bracciali e collane.

Kalinga Tattoo
Tatuaggio Kalinga, foto da Shutterstock – joyfull / Shutterstock.com

Una donna poteva ricevere un tatuaggio semplicemente per merito del marito che se l’era guadagnato sul campo, e qui apriamo la questione uomini, che è un po’ diversa: i tatuaggi dovevano essere la prova del loro valore, ed essendo quello dei kalinga un popolo di guerrieri, il valore non poteva che essere misurato col numero delle battaglie vinte, o dei nemici uccisi.

Col tatuaggio si invocavano quindi gli spiriti a protezione dell’uomo di valore per ricompensarlo, ma anche per investirlo di nuove responsabilità, come quella di comportarsi degnamente o di fare da guida agli altri, pena la vendetta sulla comunità intera.

Gli ultimi guerrieri kalinga sono i reduci della Seconda Guerra Mondiale, che si distinsero per l’efferatezza delle loro azioni: migliaia di giapponesi furono prima decapitati e poi abbandonati tra le montagne di Luzon, che guarda caso sono l’unica regione delle Filippine a non essere mai caduta in balìa delle dominazioni straniere.
Ma perché sono proprio loro gli ultimi?
Perchè con il progressivo arrivo dei missionari cristiani e la conseguente conversione al cattolicesimo, la tradizione animista è andata scomparendo, e con lei quella del batok.

Non è quindi un caso che al giorno d’oggi a portare questi segni siano di fatto solo gli anziani (donne, nella maggior parte dei casi: quelle le ho viste eccome!), oltre che i turisti: ecco perché prima dicevo che alla fine sono stata felice di non esserci andata, perché pare che ormai Whang-Od sia sostanzialmente una delle tante attrazioni di Luzon, e che fuori dalla sua porta non sia così difficile trovare gente in attesa di un bruco, o di una qualche squama da portare sulla pelle.

Whang Od di Lars Krutak
Whang Od, foto di Lars Krutak

Il kalinga batok viene impresso con un bastoncino di bambù provvisto di un ago (gisi), sul quale si picchietta con un altro bastoncino (si parla di circa 100 colpi al minuto), mentre l’inchiostro viene messo direttamente sulla pelle, in modo che il colore possa penetrare man mano che l’ago affonda.

Voi che dite?
Premesso che non mi sarei mai sentita in diritto di portare un segno così forte ed è per questo che l’ho escluso a priori, penso che alla fine al dolore sarei anche sopravvissuta, funziona sempre così, ma a quella coda in attesa fuori dalla catapecchia proprio no: alle volte è bello fermarsi prima di arrivare in fondo.

Whang-Od ha una nipote che sarebbe anche in grado di proseguire la tradizione della famiglia, ma più fonti concordano nel dire che preferisce starsene a Manila a fare altro: date le premesse, io non credo che sia troppo un male, ma questa come al solito è soltanto la mia opinione.

Se siete interessati all’argomento tatuaggi e tradizioni, vi consiglio di fare un giro sul sito di Lars Krutak dal quale ho preso alcune delle foto che vedete in questo pezzo: è più conosciuto per la trasmissione “Tattoo Hunter”, ma in realtà è un antropologo che sta facendo degli studi interessanti in tutto il mondo, non solo nelle Filippine.
Buona lettura!

16 pensieri riguardo “Kalinga Batok: la tradizione dei tatuaggi nelle Filippine”

  1. Questa donna è meravigliosa…purtroppo i cristiani con la loro colonizzazione cattolica hanno spersonalizzato il mondo, la sua cultura, le tradizioni e la spiritualità di popoli che ormai stanno scomparendo e solo per questo dovrebbero essere condannati moralmente dall’umanità
    Quanto al ” fermarsi prima di arrivare in fondo” credo che sia una affermazione qualunquista, oltre che chiamare “catapecchia” la dimora di una donna di quello spessore, in quel contesto, in quella cultura è a dir poco irrispettoso.
    Il tatuaggio souvenir di chi si pone comunque in modo rispettoso dinnanzi a questa cultura e tradizione è comunque molto meno grave di chi si affaccia superficialmente e giudica.

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  2. Anche io ho pensato la stessa cosa di Deborah.. ma quanto é bella ? l’ultima foto é spettacolare..
    Non sono appassionata di tatuaggi, ma leggere queste storie me li fa apprezzare un sacco sai?

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    1. La cosa bella sono proprio queste storie 🙂
      Anche di un tatuaggio, per come la vedo io, la cosa bella è ciò che c’è dietro, non tanto il disegno, o il tratto in sè, quella è decorazione 🙂

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  3. Anch’io mi informai sui tatuaggi in Thailandia, dato un possibile viaggio. Ma subito mi sono tirata indietro in quanto non mi sembrava giusto non essendo buddista e non appartenendo a quella cultura. I tatuaggi kalinga, come i thailandesi, hanno un significato importantissimo e ormai vengono “sminuiti” dai molti turisti. Whang Od sembra una donna meravigliosa e dolcissima, lo si vede negli occhi!

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