Kotoku-in Kamakura, il Daibutsu. Cabiria Magni, Buddha, Giappone

In giornata da Tokyo: Kamakura, una bella scoperta

Dopo un tifone i colori sono sempre scintillanti: forse Kamakura mi è piaciuta così tanto anche per questo, vai a saperlo.

Come ho raccontato in tempo reale su Facebook, verso la fine del nostro viaggio in Giappone siamo stati sorpresi da un tifone che ci ha scombinato qualche piano, anche se niente di troppo grave (ormai siamo specialisti, Filippine docunt).
Il fatto è che i tifoni, quando poi tolgono il disturbo, regalano ai paesaggi delle tonalità strepitose, che sembrano uscite da un filtro di Photoshop. Si fatica a credere siano reali.
Kamakura era strepitosa quel giorno, chissà se è sempre così.

Mappa e templi di Kamakura, Giappone, Cabiria Magni
Mappa e templi di Kamakura

Abbiamo visitato Kamakura in giornata da Tokyo, questa città si trova infatti a circa 50km dalla capitale: siamo partiti alle 10.15 da Shinjuku (binari 1&2 Shonan-Shinjuku line) e dopo un’ora scarsa eravamo a Kita Kamakura, dov’è iniziata la nostra visita.
Kita Kamakura non è la stazione centrale (quella è Kamakura e basta, esattamente una fermata dopo), ma vi consiglio di scendere qui, così potete partire dal tempio Engaku-ji, a giusto un paio di minuti a piedi.

Engaku-ji, ingresso, Kamakura, Giappone, Cabiria Magni
Engaku-ji, ingresso

Questo tempio ce lo siamo goduti tantissimo, con lentezza; si tratta di un complesso costruito nel 1282 e ancora molto vivo, dove monaci indaffarati si spostano da una pagoda all’altra (le pagode sono 18), in fila indiana.
(Non prendete quello della fila indiana come un dato assoluto, probabilmente i monaci si spostano anche in altri modi, noi però li abbiamo visti solo così.)
Ci siamo persi tra giardini e padiglioni, fermandoci a vedere un video sulle diverse cerimonie che si svolgono nel corso dell’anno: è stato strano vedere lo stesso paesaggio innevato, forse perchè quel giorno faceva un caldo quasi infernale e il cielo era così limpido come capita rare volte, a meno di non trovarsi a certe altezze.

Engaku-ji, monaci. Kamakura, Japan, Cabiria Magni
Engaku-ji, monaci

Ci siamo spostati poi verso il centro passando per il Tsurugaoka Hachiman-gu shrine, un altro complesso molto grosso (si tratta infatti del santuario shintoista più grande della città) e questa volta decisamente affollato: le strutture rosse dei suoi padiglioni ci hanno scortati tra ponticelli e laghetti fino a Komachi-dori, una via punteggiata di piccoli negozi che arriva dritta fino in stazione, nel centro di Kamakura.
Se avete la tipica sindrome del portafoglio a fisarmonica che affligge il 70% degli individui alle prese con un Paese straniero fate attenzione, perchè questa via può essere letale: chi sta scrivendo ha pagato pegno in prima persona.

Tsurugaoka Hachiman-gu shrine, Kamakura, Giappone, Cabiria Magni
Tsurugaoka Hachiman-gu shrine

Arrivati in centro, ho preteso di condurre un esperimento sociale che rimandavo fin dai primi giorni a Kyoto: assaggiare una cream soda. La cream soda è una boiata pazzesca reclamizzata fuori da ogni McDonald’s giapponese, nonchè il motivo per cui mi sono decisa a entrare in questo luogo di perdizione che fortunatamente non mi tenta: si tratta di una bevanda verde (in Cambogia di boiatamente simile ho trovato la Mirinda, non so se a qualcuno è familiare) di un gusto non definibile ma incredibilmente dolce, da far cariare fin dal primo approccio olfattivo, sopra la quale viene spruzzato un ciuffo di sundae.
Al primo sorso mi è quasi sembrato di sentire la botta del picco glicemico.
A metà esperimento vedevo unicorni volteggiare maestosi nell’aria. Fortemente sconsigliata ai bambini, con tutti quegli zuccheri finisce che si tranquillizzano in occasione della maggiore età.

Ma torniamo ai templi, che è meglio.

In stazione, stavolta quella centrale, abbiamo fatto un  biglietto a/r per il treno della linea Enoden (non compreso nel JRP, 190¥), che in dieci minuti ci ha portati alla stazione di Hase; potete fare lo stesso tragitto anche a piedi o in bici, eventualmente.

Tempio Hase-dera, ingresso, Kamakura, Giappone, Cabiria Magni
Hase-dera, ingresso

Prima tappa il tempio Hase-dera, che rimarrà tra i miei ricordi come uno dei memorabili del viaggio, insieme al Daisho-in di Miyajima. E’ spettacolare.
Arroccato su una collina, lo vendono per la vista sulla baia che secondo me non è così memorabile, quando i suoi punti forti sono ben altri e variegati.
Innanzitutto presenta dei giardini meravigliosi, su più livelli, dove si trovano diverse varietà di piante e fiori: un appassionato può andarci fuori di testa. E poi le statue: questo tempio ne conta – si stima – circa 50.000, sparse in ogni dove, oltre alla statua in legno più grande del Giappone, la Hase Kannon, che raffigura la dea Kannon (dea della misericordia) con nove teste, ognuna delle quali allegoria di una caratteristica della divinità.
Nella famosa collina sulla quale è arroccato il tempio si apre anche una grotta, che contiene altre statue: è buia, molto bassa (in alcuni punti bisogna abbassarsi per passare) e molto suggestiva. Da vedere.

Tempio Hase-dera, le statue. Giappone, Cabiria Magni
Hase-dera, le statue
Tempio Hase-dera, la grotta. Kamakura, Giappone, Cabiria Magni
Hase-dera, la grotta

Quello che mi piace dei templi giapponesi è che non sta tutto chiuso in un antro limitato, si tratta infatti di luoghi ampi e ariosi da godere con calma, magari sedendosi sotto una pianta o vicino a una fontana; si sente molto forte il contatto con la natura.
Giuro che in questo posto sarei rimasta una giornata intera.

Abbiamo invece proseguito a piedi (cinque minuti) per il Kotoku-in, il tempio del Daibutsu, il grande Buddha di Kamakura, la star della città. Questo tempio non è finito tra i miei memorabili (non sembrerebbe, ma sono abbastanza selettiva), ma la sua statua vale l’ingresso: un Buddha seduto dell’altezza di circa 13 metri, un tempo protetto da un padiglione che ora non c’è più; una statua che ha resistito a intemperie e terremoti, dove si può anche entrare versando un obolo assolutamente simbolico, e dove al cui interno, se ci andate ad Agosto come noi, farete la sauna della vita.

Kotoku-in Kamakura, il Daibutsu. Cabiria Magni, Buddha, Giappone
Kotoku-in, il Daibutsu

Se cercate notizie su Kamakura vi accorgerete ben presto che ci sono tantissimi templi in città: noi ne abbiamo scelti solo quattro perchè ci piaceva l’idea di prendercela con comodo e poi perchè (ma questo lo posso confermare solo ora, a posteriori) non è per niente facile sfuggire troppo in fretta a luoghi così ricchi di fascino.
Bisogna arrendersi e lasciar fare.

19 pensieri riguardo “In giornata da Tokyo: Kamakura, una bella scoperta”

  1. Io sono il solito scemo e alla fine la cosa che mi ha colpito di più è stata la cream soda… ;o)) Gli unicorni che svolazzano sono davvero tanta roba. Ne hai portata un po’ in Italia? No perché gradirei provare. Sai che quasi quasi vado in Giappone solo per quello?
    In Perù esiste una cosa simile, si chiama Inka Cola: colore giallo biochetasi e sapore di big babol…
    Seriamente, un gran post. Mi dà l’impressione di essere nel sudest asiatico, ma senza la confusione tipica di quei posti. Aspetto i prossimi post.

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    1. Marco i tuoi commenti sono sempre super, come la cream soda!
      Non ne ho portata perchè sarei stata a rischio arresto in aeroporto: quella roba è allucinogena!
      Hai colto nel segno, unicorni inclusi: è un Asia senza confusione, molto diversa e diversamente bella. Da vedere per essere consapevoli anche “dell’altra faccia della luna” 🙂

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  2. Kamakura è a mio modestissimo parere uno dei must see del Giappone, e, sempre a mio avviso ma so che in molti non saranno d’accordo con me, una tappa che merita più di Nikko (bella, per carità, ma non amo l’architettura Tokugawa che tende a essere leggermente “pacchiana” ed esagerata). Nel 2013 abbiamo fatto esattamente gli stessi templi e lo stesso percorso, lo Hase-dera è probabilmente uno dei luoghi che amo di più del Giappone. Anche a noi il tifone ha un po’ scombinato i piani, però hai perfettamente ragione: i colori dopo sono una cosa pazzesca!
    A presto! 😀

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      1. Davvero? Sarà che ogni volta che lo dicevo mi davano tutti della pazza che pensavo di essere io a non capire la bellezza di Nikko! 🙂
        Comunque direi che un secondo viaggio in Giappone a questo punto ci sta tutto, no? 😉

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  3. Kamakura è stata una sorpresa: anche noi ci siamo stati in una bellissima giornata di sole e sarà stato anche per questo che l’abbiamo addirittura preferita a Nikko!
    E’ vero ci sono tantissimi templi e bisogna per forza fare una selezione, altrimenti il rischio è di correre come dei pazzi senza godersi la magia di quei luoghi.
    La cream soda invece ce la siamo persi ma siamo diventati praticamente dipendenti dalle bibite con dentro i pezzettini gommosi di aloe vera!

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    1. Quindi dici che non abbiamo sbagliato a preferire Kamakura a Nikko? Ci abbiamo rinunciato, abbiamo rimandato al prossimo viaggio 😉
      Le bibite in Giappone regalano sempre grandi (e a volte terribili) sorprese!!

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      1. Avete fatto bene: bisogna sempre lasciarsi dietro un buon motivo per cui tornare!
        Ti dico solo che noi abbiamo un conto in sospeso sia con il Fuji che con il Monte Koya 🙂

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