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Il travel blogging è morto?

No, l’erba cattiva non muore mai.
Ovviamente scherzo!
Ma scherzo fino a un certo punto (sull’erba cattiva si intende): da qualche tempo infatti, spesso e volentieri la parola blogger viene utilizzata anche in tono sprezzante, a mo’ di insulto.

Perché?

Ultimamente mi sono messa in discussione, mi sono chiesta se vale ancora la pena continuare a scrivere qui sopra o se invece sarebbe meglio impiegare il tempo diversamente. Leggendo, per esempio. Ormai scrivono tutti e leggere potrebbe essere una bella trasgressione.
Mi sono fermata per vedere cosa succede in giro e quella che segue è solo l’opinione di una che si interessa a ciò che la circonda, di certo non è l’opinione di una professionista del settore. Prendetela quindi per quel che vale.

Ogni giorno nascono nuovi blog di viaggio e quelli che già ci sono (non tutti, ma tanti), si evolvono prendendo strade diverse.
Mi sono divertita a raggrupparli in quattro categorie che ovviamente rappresentano una semplificazione: impossibile analizzare i singoli casi con le diverse sfumature.

Gli influencer

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Gli influencer sono persone che tendenzialmente hanno investito molto su se stesse (tempo, formazione, denaro) e sono state ripagate. Sono quelli che ce l’hanno fatta. Non si sono originati tutti dal magma del travel, ma alcuni sì e io in questo momento mi riferisco a loro.
I viaggi occupano ormai un posto abbastanza marginale nei contenuti che veicolano: sono loro i veri protagonisti del messaggio. Non è un caso che, ad esempio, le foto che pubblicano li vedono quasi sempre in primo piano, di spalle o di profilo, magari intenti a contemplare oltre una metaforica siepe che da tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo esclude (cit.). Il panorama è relegato sullo sfondo, una splendida cornice.
Gli influencer sono quelli che in genere vengono contattati dagli enti del turismo per promuovere le varie destinazioni: fossi un ente lo farei anch’io, la funzione della pubblicità non è forse quella di creare un mondo ideale? Fa niente se poi quel mondo non esiste, lo scopo è l’evasione, non il reportage. Funziona così dalla notte dei tempi, la sospensione della realtà è il tacito accordo che la pubblicità stipula col suo spettatore.
Se il seguito di questi influencer del travel fosse in gran parte composto da persone che non viaggiano, che si rapportano a loro nello stesso modo in cui si rapportano a una serie di Netflix, non ci sarebbe niente di cui stupirsi. Ma questa è una mia sensazione.

I secchioni

secchione unsplash libri

I secchioni sono una specie rara, da preservare. Sono influencer senza lustrini; come i colleghi più famosi hanno investito nella formazione, ma hanno mantenuto inalterato il focus della loro comunicazione: il viaggio. È proprio per questo che sono meno “in vista”: i secchioni non sono personaggi e non fanno sognare, sono persone molto concrete e informano. In genere sono iper-specializzati su una destinazione, prima di partire studiano ogni dettaglio fino all’ossessione, i loro racconti trasudano una quantità di informazioni e curiosità da far invidia al Signor Treccani. In alcuni casi diventano dei veri professionisti e si conquistano una fetta di pubblico fedele, che su di loro potrà sempre contare. In altri casi rimangono delle gemme nascoste, da scovare rimestando con molta pazienza e altrettanta fortuna tra i meandri del web.
Personalmente li ammiro molto, mi piacerebbe avere tutta la loro abnegazione. E oltre che ammirarli li leggo (anche per il solo piacere di farlo, a prescindere dai viaggi che ho in programma), perchè sono tra i pochi che sanno dare un vero valore aggiunto, almeno per un lettore come me.

I colletti bianchi

colletto bianco unsplash

I colletti bianchi della scrittura sono quelli che aggiornano i loro diari di viaggio senza infamia nè lode; maltrattano la tastiera nelle notti buie e tempestose, anche solo per fissare i ricordi in un posto più affidabile della loro memoria.
Non si godono le luci della ribalta un po’ per sfiga, un po’ perchè sono troppo naif, un po’ perchè non hanno molto tempo (o voglia) di formarsi. In alcuni casi la patiscono, in altri se ne infischiano perchè tendenzialmente nella vita fanno altro.
La loro sopravvivenza mediatica è direttamente proporzionale alla loro forza d’animo, vero motore dell’autostima quando questa non è alimentata a colpi di like.

Gli accompagnatori

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Questa è una mutazione abbastanza recente, ma a quanto pare sembra essere una delle nuove frontiere. Gli accompagnatori sono quelli che si propongono come tour leader nei viaggi di gruppo (sorvolo sulle implicazioni legislative e burocratiche della cosa, non è questo l’aspetto che mi interessa qui), mettendo la loro portata mediatica al servizio del tour operator di turno. Tante volte l’accompagnatore è anche un influencer e in questo caso il tour operator di turno fa bingo.
Non li leggo, ma li stimo: spesso faccio fatica a viaggiare con me stessa, figuriamoci con un gruppo di sconosciuti. Come dicono in Sry Lanka, it’s not my cup of tea.
Sul rinnovato boom dei viaggi di gruppo si potrebbe scrivere un pezzo intero, ma qui l’ho già tirata abbastanza alla lunga.

Finora le differenze. Parlavo però di toni sprezzanti e insulti, che sono invece un tratto comune: tutti questi signori sono infatti diventati dei bersagli abbastanza facili e non sempre se lo meritano. Ma si sa, quando si spara nel mucchio c’è sempre qualche innocente che fa una brutta fine.

Chi è che spara a questi bersagli 2.0?
Al netto degli haters duri e puri, che abbondano in ogni settore, spesso nel travel a sparare sono soggetti che si definiscono “viaggiatori veri”, quelli per i quali viaggio è sinonimo di disagio, altrimenti non vale. Quelli che non accetterebbero un consiglio neanche da Marco Polo, che tanto ne sanno di più.
Si tratta di persone pronte a dirne di ogni generalmente a due categorie: a quei fighetti dei blogger, appunto, e a quei “pirla che vanno nei resort”.

Il celodurismo di questi signori, diciamolo, lascia un po’ il tempo che trova.
Nel caso degli attacchi ai blogger a volte è segnale di una malcelata invidia, a volte di una scarsa comprensione del messaggio veicolato, a volte invece è cosa buona e giusta: va bene così, quando ci si espone si mette in conto tutto.
Nel caso dei pirla dei resort invece va un po’ meno bene: in un mondo perfetto la gente dovrebbe essere libera di passare le sue vacanze come meglio crede senza essere presa per i fondelli, se non peggio. Magari per chi va in un resort i pirla sono quelli che dormono su un’amaca nella foresta e si svegliano divorati dalle punture della qualunque. Pustole a colazione, insomma.
Qui la critica non mi fa più sorridere bonariamente ma mi disturba eccome, perchè se il viaggio insegna qualcosa questo è il rispetto della diversità, e se esiste un vero viaggiatore (che poi, che vorrà mai dire), allora è sicuramente quello che non ha bisogno di ribadire a nessuno di esserlo.
Insomma, resort o foresta va sempre bene, purché uno al rientro sia sereno e non stressi inutilmente il prossimo. Il viaggio ha anche questa funzione sociale, non sarebbe male sfruttarla.

No, il travel blogging non è morto, e non perchè è un’erba cattiva. Ha preso strade diverse, ma vive ancora: il web nel suo essere democratico è anche spietato e spinge a evolversi e sgomitare per conquistare un posto al sole, o anche solo per sopravvivere.
Quella che è morta è la visione romantica, ma quando ci si mette in gioco su piattaforme che ormai sono votate al business, dove ognuno è CEO&founder di se stesso (sic) cosa ci si può aspettare?
Personalmente, il romanticismo lo trovo ancora nei libri, ed è per questo che quando ho bisogno di suggestioni torno a essere trasgressiva e ne apro uno.
Per tutto il resto ci sono i secchioni e le guide di viaggio.

[Foto da Unsplash]

38 pensieri riguardo “Il travel blogging è morto?”

  1. Io invece mi sento più “secchiona”, decisamente!
    Il blog l’ho iniziato per caso, così come passatempo, ma mi ha gratificato molto fino ad ora. Non ho milioni di followers, ma i pochi che interagiscono sono fedeli ed appassionati. Ho provato a capirci qualcosa nel mondo dei SEO, delle statistiche, delle strategie per gestire il blog…ma mi sono arresa subito perchè se stai a guardare tutto ti viene la depressione! Le statistiche non le controllo proprio, perchè mi fa più piacere avere un pubblico ristretto ma interessato piuttosto che numeri enormi ma zero interazioni. E mi piace seguire i blogger che la vedono come me. Non sopporto invece quelle persone che si credono chissà chi, che scrivono solo per guadagnarci, che si lamentano sempre per ogni cosa, che viaggiano non per il piacere di farlo ma per scrivere del loro viaggio su wordpress/facebook/Instagram o sul social di turno. Grazie per la riflessione, Cabiria 🙂

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    1. Grazie a te Beatrice 😊
      Condivido tutto quello che scrivi, al 100%. Non a caso sei una delle mie secchione preferite e il tuo è uno di quei (pochi) blog che frequento a prescindere; in Scozia non ci sono ancora stata, ma mi piacerebbe molto e al momento opportuno oltre a frequentare il blog ti stresserò pure!

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      1. Ma grazie, è un onore! Io credo che molti dovrebbero imparare ad essere un pò più umili, fregarsene di ste benedette statistiche e fare le cose con un pò più di cuore e passione. Ovviamente per informazioni e consigli sai dove trovarmi 😉 Buona giornata!

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  2. credo di essere un colletto bianco. Scrivo per me stessa prima che per gli altri, mi piace pensare di aver aiutato qualcuno ad organizzare un viaggio. Se poi ne uscirà qualcosa di buono bene altrimenti pace, mi accontento di chi mi apprezza e mi accontento dei viaggi che riesco a fare, trovando ancora la gioia di farlo perché non è lavoro!

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  3. Ciao Cabiria, sono un colletto bianco, anche se cerco di non maltrattare la tastiera nelle notti buie e tempestose. Fissare i ricordi in un posto più affidabile della mia memoria è il filo conduttore di alcuni miei post: “ricordi che perdono colore”, perché credo di non poter pretendere molto altro, visto che non ho tempo, e forse volontà, di formarmi. Come vedi, la tua analisi è perfetta e ti sono grato per aver incluso nella tua descrizione blog come il mio (nato nel 2009) che è restato un diario per mancanza di dedizione assoluta. Ti leggo sempre con interesse, a presto.

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  4. Ciao, Cabiria.
    Il libro che stai leggendo che ti ha allontanata da questi lidi è meraviglioso ma soprattutto è il più fantastico viaggio che la vita possa avere…
    Io di categorie ne avrei messe anche altre, ma le 4 elencate sono abbastanza esaustive dello scenario presente oggi.
    Se proprio bisogna dire qualcosa in merito, più che il travel blogging credo sia sparito (morto non è bello, meglio lasciare la speranza…) il fine ultimo: essendo stato uno dei primi a scrivere (ed ancor prima a fotografare e poi a scrivere di mete presenti sul pianeta e non solo…), ricordo perfettamente cosa si diceva agli albori ed il motivo per cui sarebbero nati i narratori di viaggi.
    Ed è questo che è tragicamente sparito: la differenza tra l’articolo scritto (più o meno bene ed illustrato più o meno efficacemente…) sui giornali patinati di viaggio ed il racconto del viaggiatore “vero”, molto simile a me che leggo sul web ciò che il narratore mi raccontava, emozionandomi.
    Mi devono spiegare, gli Amici blogger del 2017, quanta gente conoscono che fa 7/8/n viaggi l’anno e se davvero questa sfrenata voglia di voler vedere poi corrisponda al viaggiare per piacere VERO.
    Tralasciando il business e tutto il resto, io credo che chi proclamava il proprio essere “vero” quanto possa continuare a dirlo oggi con un blog “professionale”, che sia di viaggi (ma anche di moda o di cucina…).
    Per quanto mi riguarda, continuerò a preferire i blog (e di conseguenza i loro blogger) che letteralmente continuano ad essere quello per cui sono nati: dei diari su cui si appuntano le proprie emozioni, in parole, immagini e tutto il resto, rispecchiando quello che il narratore sta vivendo in prima persona.
    Perchè solo così si è veri…
    Sii felice.

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    1. Grazie per questo bellissimo commento 😊
      È vero, quest’anno ho preso pochissimi aerei, ma ho viaggiato molto di più, ed è stato bellissimo.
      Quando la passione diventa lavoro bisogna scendere a compromessi e qualcosa si perde, hai ragione, ed è proprio questo il motivo per cui ho fatto una scelta diversa. Una scelta che mi ha permesso, nel momento in cui mi sono accorta di viaggiare troppo, di fermarmi per riflettere e capire che di tutti quei viaggi mi rimaneva poco. Sono quindi ripartita con molta più lentezza e molta più consapevolezza, ma ho potuto farlo anche per questo motivo, perché quanto a viaggi non devo rendere conto a nessuno 😊

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      1. Condivido il parere di Ernesto e anche il tuo, per me il viaggio rimarrà sempre e soltanto un momento di bellezza, di libertà, di avventura.. solo passione senza dover rendere conto di niente, ci mancherebbe solo questa guarda.. Però non concordo sul discorso degli influencer, lo scopo della pubblicità sarebbe quello di dare informazioni, non di creare evasione, per quello uno va al cinema o si legge un libro. E non raccontando balle possibilmente. Chiaro che lo si fa nel modo più accattivante possibile, perchè lo scopo ultimo è pur sempre il business.. ma che ti devo dire? mi fa schifo ormai al tal punto tutto sto mondo della pubblicità che ho pure cambiato mestiere! 🙂 ciao

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      2. La pubblicità non crea evasione, ma stipula tacitamente con lo spettatore un accordo di sospensione dalla realtà, a mio modo di vedere, e le informazioni che dà non possono che essere tendenziose (vere, ma tendenziose).
        Sul viaggio invece sono totalmente d’accordo con te 😊

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  5. Ciao Cabiria, condividerò il tuo post oggi, perchè era un po’ che avevo questi pensieri nella mia testa (confusa) e tu li hai scritti qui, chiaramente. Quindi grazie. Ho ancora tanto da imparare, come blogger e come tutto, e leggere queste parole mi fa sentire un po’ meno sola ahhahaha!!! Un abbraccio
    Ps. Se ti fai un giro all’auchan di merate fai un salto in erboristeria, lavoro lì per il mese di natale! 😉

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  6. Ho trovato il tuo post piacevole e condivisibile ma in fondo vorrei dare una risposta sintetica: E’ cosi’ importante ? Importa veramente dare una risposta ai “viaggiatori veri” come li hai chiamati tu pronti a criticare qualsisiasi cosa diversa dal se medesimo ?
    Penso di no sinceramenrte penso che l’indifferenza a volte sia la risposta migliore possibile.
    Quando esponi le tue idee sarai sempre criticato da alcuni e decantato da altri, nei viaggi poi ci sara’ sempre qualcuno che ti raccontera’ di quel luogo mai visto da atri occidentali nascosto agli occhi di tutti tranne ai suoi; ci sara’ sempre qualcuno che non ti perdonera’ di aver preso l’aereo invece di organizzare lo spostamento con il machete in mezzo alla foresta.
    Ci sara’ anche qualcuno che invece ti difendera’, ti dira’ di come sei stata brava e di come organizzi bene i tuoi viaggi.
    Siamo in un paese di guefi e ghibellini da sempre Cabiria e il tuo discorso puo’ essere esteso se ci pensi a tanti argomenti (politica inclusa), addirittura in questo periodo nascono blog che parlano di creazionismo e di come la terra sia piatta fondando il proprio pensiero sul nulla assoluto e dispetto di decine di anni di scienza.
    Il travel blogging non e’ morto penso solo che ognuno se lo costruisce un po’ addosso e chi ti segue lo fa perche’ sente un po’ suo quel vestito, chi critica a prescindere non merita nulla piu’ dellla tua piu’ semplice indifferenza.

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  7. Complimenti Cabiria, una buona analisi! Ce ne sarebbe da dire ma alla fine molto si riduce a noi lettori, alla nostra voglia di qualcosa di più di figure patinate e di mode veloci che prima o poi passeranno, con i loro bot e le loro manciate di like.

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  8. Analisi profonda, bene! Hai smosso qualcosa che avevo sullo stomaco e mi hai aiutato nella digestione😂. Sono in sintonia con te anche se mi capita a volte di aver la voglia di sparare a zero. Giustamenre ognuno fa le sue scelte e prende la propria strada. Ma ultimamente la cosa è strabordante….sono combattuta dal ridere x le ovvietà e le fantasie scritte, continuando a cercare un’ispirazione dalla lettura o spengere tutto e prendere la strada seguendo il vento. E ti dirò che la seconda mi attira di più…..anche se la “maturità” mi dovrebbe spingere a seguire i consigli ovvii…

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  9. Dico che hai letto e visto giusto Cabiria, nel mondo dei Viaggi e dintorni, dove tutti vogliono avere la primigenia del “lo so… ci sono stato e ti dico come fare”, dove tutti oramai ti consigliano ” il giro giusto”, mentre nel frattempo sponsorizzano un Orologio o le scarpe da Trekking ( per carità fanno bene!), mescolandole con le creme antirughe (fa figo avere la pelle sempre a posto e un outfit – termine che ho imparato da poco, anche se indica il ” completo che ho addosso” – glamour!) );

    Ed io faccio più o meno come te, riguardo ai libri:”quando ho bisogno di suggestioni torno a essere trasgressiva e ne apro uno.”

    Per tutto il resto … spero sempre nel Rispetto delle idee e nella bellezza del guardarmi intorno e riuscire sempre a stupirmi delle cose semplici!

    con affetto… Domenica! Mimì

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    1. Grazie per il commento, è molto bello!
      Hai sollevato il tema spinoso dell’outfit: personalmente sono alla ricerca di suggerimenti, quando viaggio sono terribile! Mi chiedo come facciano quelli che sono sempre super cool, chapeau davvero! 😊

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      1. Sinceramente non lo so davvero Cabiria! Quando sono in giro, mica mi metto il cappellino a tese larghe ed il vestitino tipo la Botticelli ! ; ) Terribile pure io … ma accostandosi alla gente del posto (spesso in Asia!), dove ci saranno anche i sorrisi, ma anche tanta povertà materiale, mi chiedo se sarebbe giusto l’ “outfit glamour”, ovvero sarebbe un Viaggiare e comportarsi Responsabile?
        Il buon gusto non manca, ovviamente … ma le mise carine, le lascio per le serate o le occasioni speciali!!

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  10. E finalmente hai ricominciato a scrivere sul blog… ero in astinenza.
    Come al solito hai centrato perfettamente il punto. Io però mi permetterei di dire una cosa: premesso che ognuno è libero di muoversi come meglio crede e fare le vacanze che preferisce, senza per questo sentirsi sminuito, non trovi che alcuni travel blogger, specialmente nella categoria “influencer”, siano un po’ troppo supponenti? Sotto certi aspetti anche loro soffrono di celodurismo, specie quelli con atteggiamenti tipo: 5 continenti, 436 paesi visitati…
    Insomma, se “esci” sul web, lo fai prendendo una posizione legittiima che però, altrettanto legittimamente, potrebbe non piacere ad altri.
    (Ovviamente non sto parlando dei presenti ;o))))
    Ciao

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    1. In effetti è un po’ che non scrivo (sto leggendo un certo libro!) 😊
      Sono d’accordo con te, quando ti esponi metti in conto tutto quello che può arrivare, nel bene e nel male. Quelli che contano i Paesi non li capisco proprio, ma li lascio fare, anche se mi rimane un dubbio: come la mettiamo con eventuali ritorni?
      Ma forse ritornano in un posto solo quelli che non contano le loro destinazioni 😊

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