Tre settimane nel Canada Orientale: il mio itinerario, con premessa

Qui è dove comincio a raccontare il mio viaggio di tre settimane nel Canada Orientale. Come sempre parto dall’itinerario, che andrò ad approfondire località per località, ma prima vorrei dire due parole sul viaggiare coi bambini, anche se mi sono ripromessa di non far diventare questo spazio un family blog, per diversi motivi.
I viaggi con i bambini sono esperienze estremamente personali e quello che va bene per me quasi sicuramente non andrà bene per gli altri: di seguito troverete quindi alcune considerazioni del tutto soggettive, prendetele per quello che sono.

Premessa: i viaggi (on the road) con i bambini

Kingston, Ontario

Se non ci fossero stati i miei figli, probabilmente quest’estate non sarei andata in Canada. Anzi, sicuramente. Forse non ci sarei andata mai, e invece è successo che questo Paese mi ha stupita, tanto da volerci tornare (chiamatemi pazza, ma ho già guardato i voli per Vancouver). Siamo stati in giro per tre settimane per il lato orientale di questa nazione, e gli sguardi scettici quando annunciavamo la nostra meta estiva non sono mancati.

Ma non si ricorderanno niente!
(Vero, ma non si viaggia solo per vedere qualcosa, almeno: non è il nostro obiettivo. Qui potrei scrivere un post intero sul valore educativo che secondo me ha il viaggio, ma ho promesso di non lasciarmi tentare da queste sirene.)

I bambini sono abitudinari.
(Anche gli adulti. Vuoi vedere che alla fine il problema è questo?)

Ma fare due settimane al mare?
(Sì, se volete vedere morti due che al mare non ci sono andati neanche nelle Filippine.)

Questa è la top 3, potrei proseguire.

Se vi dicessi che queste obiezioni non mi hanno scalfita, mentirei. Ci ho pensato fino a quando sono salita sull’aereo.
Il fatto è che da quando ci sono i miei figli, anche se non sembra, prima di partire mi faccio mille domande. Staranno bene? Li stresserò troppo? E il fuso orario? A loro che gli frega di partire?
In buona sostanza (e credo che il problema stia proprio qui): qual è il punto in cui una passione si trasforma in egoismo?

Alcune risposte me le hanno date i miei figli, sul campo: anche in Canada (come già successo negli Stati Uniti) i bambini sono stati benissimo e hanno fatto una bella esperienza, il che mi ha confermato la bontà della nostra scelta. Non che questo mi libererà dai dubbi futuri, eh. Ci cascherò di nuovo.
Chi ha visto i nostri selfie di famiglia, rigorosamente sgarrupati alla faccia delle mode odierne, ha visto una gran felicità, più grande delle occhiaie: viaggiare coi bambini piccoli è tutt’altro che riposante, ma finché la fatica non supera il piacere va tutto bene.
Io e Raffaele siamo così, stravolgere il nostro modo di viaggiare (ma potrei dire di vivere in generale) vorrebbe dire non essere onesti: nei nostri confronti e di conseguenza in quelli dei nostri figli, che meritano di vedere e vivere i genitori per quello che sono, pacchetto completo.

L’egoismo forse subentra nel momento in cui per essere te stesso te ne freghi delle esigenze altrui, per tornare alla domanda fatidica.
É vero che abbiamo fatto un viaggio come volevamo noi, ma è anche vero che lo abbiamo calibrato sui bambini: meta “facile”, tappe con più notti del necessario, tragitti in macchina ragionevoli (2000 km in tre settimane non sono un’esagerazione), itinerario aperto a imprevisti e a soste gioco perchè si sa, i parchetti sono sempre in agguato, anche nei luoghi più remoti. E allora ti devi fermare.

Mi hanno chiesto se non mi manca l’Asia, se non mi manca viaggiare come prima: in Asia ci torneremo insieme, le idee non mancano. Del viaggiare come prima forse l’unica cosa che mi manca è la famosa leggerezza con cui affrontavo le partenze che ora non c’è più, ma fa parte del gioco.
Ok, forse mi manca anche qualche cena al ristorante, di quelle dove stai seduto per un po’ e magari capisci anche che cosa stai mangiando.
C’é solo una cosa che vorrei tanto cambiasse e invece non se ne esce: la mia avversione per la preparazione dello zaino. Ma questo è un problema mio e temo che prima o poi dovrò imparare a conviverci.

Canada Orientale: il mio itinerario di tre settimane

Arrivo a Toronto, una notte

Sosta “tecnica”. Siamo partiti con un volo diretto da Malpensa, che è atterrato alle 17.00 canadesi (le 23.00 italiane). Dopo immigration e ritiro auto siamo andati a dormire in un hotel vicino all’aeroporto, pronti a partire la mattina successiva. Abbiamo tenuto Toronto per il gran finale.

Kingston, due notti


Molto carina, è stata un buon biglietto da visita del Canada Orientale ed è anche una buona base di partenza per esplorare la zona delle Thousand Islands.

Montreal, tre notti


Una bella sorpresa, soprattutto il Plateau Mont Royal, un quartiere molto vivace, dove tra l’altro abbiamo preso casa (tu chiamala, se vuoi, fortuna). Una città più da vivere che da vedere: tre notti ci stanno benissimo.

Québec City, tre notti


Un gioiellino dall’accento francese, che coi suoi saliscendi mette alla prova le braccia di chi spinge uno o più passeggini. Qui sarebbero bastate due notti, ma tutto sommato ci è andata bene perchè abbiamo trovato un giorno di pioggia nel quale abbiamo visto ben poco.

Baie S.te Catherine, due notti


Abbiamo scelto questo paesino come base per esplorare Tadoussac e il parco marino di Saguenay-St-Lawrence. Il B&B dove abbiamo pernottato meriterebbe un post tutto suo, prometto che ci provo.

Trois Rivières, una notte
Questa è la Sucrerie de la Montagne di Rigaud, dove ci siamo fermati prima di arrivare a Trois Rivières

Sosta “tecnica”, per spezzare il viaggio di ritorno a Ovest.

Ottawa, tre notti


Niente di che, a essere sinceri. Due notti sono più che sufficienti, se proprio volete fermarvi.

Toronto, sei notti


Una delle tappe più belle del viaggio. Qui di notti non ne basterebbero dieci, c’è tantissimo da vedere e da fare, inclusa una gita in giornata alle cascate del Niagara.

Highlights, perplessità e rimpianti

Avevo già fatto questa sezione per altri viaggi, come ad esempio quello in Giappone, e la ripropongo ora.

Highlights
Toronto

Forse si era capito. Toronto è entrata di prepotenza nella mia top 4 delle città, che prima era una top 3 (San Francisco, Bangkok, Sydney). Mi è sembrata una piccola New York, con il plus di un lago così grande che…sembra di essere al mare.

Parco marino di Saguenay-St-Lawrence

L’unico parco canadese nel quale ci siamo fermati; per noi è stato un assaggio di quello che la natura di questo Paese può offrire. Il problema degli assaggi buoni è che fanno venire fame.

Perplessità
Ottawa

Ci siamo fermati a Ottawa più che altro perchè ci permetteva di spezzare bene il viaggio, anche se le nostre aspettative non erano altissime. Ci sono degli angoli molto belli in città, ma non è stato uno di quei posti che ha lasciato il segno.

Rimpianti
Ivy lea, Thousand Islands

Ci siamo fermati in questa zona tornando a Toronto da Ottawa e a posteriori sarebbe stato bello togliere almeno una notte a Ottawa per fermarsi qui. E’ molto tranquillo e non c’è granché da fare, ma se vi piacciono i bei panorami e la calma, allora è il posto giusto per voi (e poi a me ha ricordato “Dawson’s Creek”, quindi ciao. Tenete però presente che mi è successo anche alle Outer Banks: probabilmente non sono molto affidabile.)

Parco marino di Saguenay-St-Lawrence

Ci siamo stati due notti, ma sarebbe stato bello farne almeno tre o quattro, per goderselo con più calma (e magari riuscire a vedere le balene!). Un motivo per tornare.

Qualche informazione pratica

Visto

Per entrare in Canada via aereo è necessario avere l’eTA, Electronic Travel Authorization. Fare l’application è semplicissimo, si procede online a questo link. L’autorizzazione costa 7 dollari canadesi a persona, vale cinque anni ed è collegata al passaporto (se cambiate il passaporto, dovete rifare l’eTA anche se non sono passati cinque anni); l’unica scocciatura è che non si possono inoltrare domande multiple, quindi se dovete fare la richiesta per tutta la famiglia, come nel mio caso, dovete procedere una persona per volta, con transazioni separate. La conferma arriva via mail praticamente subito.

Volo

Abbiamo scelto di volare con AirItaly perchè offre un collegamento diretto da Milano a Toronto e con i bambini i voli diretti sono una manna dal cielo. I prezzi erano allettanti, ma alla fine tra costo della culla e bagaglio in stiva non possiamo dire di aver risparmiato una fortuna rispetto ad altre compagnie. Qualcosa però sì. Toronto in ogni caso è una città ben collegata con diversi aeroporti italiani e volendo fare scalo le opzioni sono diverse.

Auto

Abbiamo noleggiato l’auto su questo sito perchè era quello che a parità di servizi offriva i prezzi migliori. Oltre all’auto, abbiamo chiesto i due seggiolini: stavolta abbiamo deciso di non portarceli da casa, per viaggiare più leggeri.

Assicurazione

L’assicurazione è fondamentale, sempre, non partite senza. Da quando ci sono i bambini noi stipuliamo anche quella che copre l’annullamento del viaggio, perchè non si sa mai. Anche se poi, l’unica volta che è capitato di annullare è stato per “colpa” mia!

8 pensieri riguardo “Tre settimane nel Canada Orientale: il mio itinerario, con premessa”

  1. Ciao Andrea,
    appena ho letto la parola “Canada” mi sono buttata a capofitto nella lettura. Il Canada ed i suoi parchi sono nella mia lista e spero di realizzare questo viaggio nei prossimi 2/3 anni. Qual’è la città migliore da raggiungere prima di immergersi in una totale esperienza di natura e trekking? Consigli? Grazie mille!

    (Io sono Eleonora e da poco ho creato un Blog di viaggi con una mia amica, Francesca. Puoi trovare 2 articoli già online su Marocco e Norvegia su iviaggidielefra.com)

    Ciao ciao 😀

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  2. io non ho figli, nè ne voglio, però capisco perfettamente l’importanza della tua premessa.
    Il viaggio diventa lo strumento educativo, un pretesto per insegnare ai tuoi figli a essere cittadini del mondo anche quando questo mondo non se lo ricorderanno perchè troppo piccoli.

    Il Canada mi attrae molto, sia per la parte orientale che per quella occidentale (sorpattutto quella occidentale, ma essendo un’amante anche delle città e volendo visitare Toronto, Montreal e Quebec City, non faccio la schizzinosa sul est/ovest).
    Bellissime foto, bell’itinerario. Ad esso io aggiungerei solo la Gaspè ma si può sempre tornare, no?!?

    Anzi, uno dei miei comandamenti in fatto di viaggi è di lasciarsi sempre qualcosa indietro che sia motivo per un ritorno…

    Elena

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  3. Ammetto di essere stato colpito dalla frase” Se non ci fossero stati i miei figli non avrei mai valutato il Canada (come gli Stati Uniti agiiungo io) come opzione di viaggio.
    Questo e’ molto vero e’ ha condizionato e sta condizionando ( nel senso positivo del termine) anche la mia scelta di viaggi.
    Ammetto in secondo luogo che spesso le obiezioni che hai elencato sono esattamente le stesse per tutti i genitori “viaggiatori” … lo scetticismo e in alcuni casi lo sconcerto spesso nascono dalla bruttissima ( a mio parare) consuetudine al “si e’ sempre fatto cosi’ ” … uscire dagli schemi insomma induce sempre scetticismo e chiacchiericcio ignorante soprattutto nei paesini di provincia…. il viaggio “on the road” con dei bambini genera anche questo ma e’ la punta dell’ iceberg di un discorso spesso piu’ ampio.
    Scusa la lunga premessa e scusa se l’intervento non e’ legato unicamente al tuo bellissimo viaggio in Canada ma le tue premesse mi hanno un po’ stuzzicato.
    L’unico punto che mi trova un po’ dubbioso e’ la prima obiezione che riguarda il “tanto non si ricorderanno niente ” … questa frase la trovo purtroppo abbastanza vera e incide nelle mie valutazioni perche’ (come anche hai scritto tu) il viaggio ha un valore educativo molto importante in cio’ che si vuole passare ai propri figli (come ad esempio le differenze culturali). Il messaggio lasciato dal viaggio o piu’ propriamente colto attraverso di esso va capito o almeno percepito ma, un po’ come la scuola che non inizia prima dei 6 anni, certi meccanismi di apprendimento nei bambini piccoli sono mancanti o non completi.
    Questo e’ in generale vero per un viaggio vicino o lontano con la differenza che la meta lontana richiede magari un impegno economico molto maggiore.
    Io penso che viaggi soprattutto extra europei richiedano magari un’eta’ piu’ matura che permetta a loro di almeno precepire le differenze culturali e di luogo e a noi di investire una quota economica piu’ importante in qualcosa che si possano ricordare e che gli sia utile dal punto di vista educativo.
    Capire a che eta’ arriva questa maturita’ e’ difficile da valutare ed e’ molto soggettiva , personalmente ritengo l’eta’ della scuola primaria il limite minimo poi si puo’ viaggiare ovunque anche con dei nenonati ma questo fa parte delle scelte personali.
    Pubblichi sempre articoli molto interessanti. Grazie.

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    1. Ciao Andrea, grazie mille per il tuo commento! L’ho molto apprezzato. Sul “tanto non si ricorderanno niente” è vero, non avranno memoria dei luoghi, ma se vorranno potranno tornarci. Però in loro si sedimenterà altro, che è quello che interessa a me (a me e al mio compagno): giocano con bambini che parlano un’altra lingua, assaggiano cibo che ha un sapore diverso a un tavolo che non è sempre quello di casa, dell’asilo o dei nonni, vivono una quotidianità che è diversa (anche se cerco di mantenere certi rituali, per non stravolgerli più del dovuto), dormono in altri letti. Potrei andare avanti ancora, tutto questo per dire che impareranno ad aprirsi all’altro, al nuovo e al diverso, prima in maniera inconsapevole e a un certo punto conscia. Ma a quel punto sarà una cosa naturale. E’ per questo che non mi faccio problemi a portarli lontano, perchè credo di fare per loro qualcosa di più grosso che scattargli fotografie davanti alle cascate del Niagara o al Memoriale di Lincoln. Credo che ogni famiglia abbia la sua “strategia” per cercare di regalare consapevolezza e apertura mentale ai figli, che sia per viaggiare o per restare a casa poco importa. Quello che importa è la persona che ne verrà fuori. Io e Raffaele abbiamo scelto tra i tanti (e con i tanti) lo strumento del viaggio: sicuramente faremo tantissimi errori, ma agire secondo natura secondo me è la cosa che alla fine paga sempre, anche a prescindere dai risultati 🙂

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