L’ultima notte a Candidasa è la fotografia di una settimana intera.

“Cabi, I’m already missing you!”
E’ Sean che mi lancia il suo sguardo vestito come il cielo mentre faccio sparire quantità imbarazzanti di tempeh.
“I’m already missing u all guys too!”
Ed è vero, ma non c’è spazio per la tristezza in certi casi: c’è un tempo per tutto, e quello passato all’ashram è stato spremuto fino alla fine.
L’ultima notte a Candidasa ci perdiamo tra le chiacchiere seduti per terra fino a quando Sean propone il wall per salutarmi e vuoi rifiutare?
Tante volte niente toglie il fiato come una secchiata (qui è proprio il caso di dirlo) di vita semplice, e io il fiato ce l’ho lasciato lì, appoggiato a quel muro.

Abbiamo attraversato il gate sulla spiaggia facendoci luce con quello che avevamo a portata di mano fino a quando ci siamo ritrovati a prendere schiaffi dalle onde, che porca miseria ce l’hanno fatta pure loro a salire lì sopra insieme a noi.
Lo spettacolo era di quelli che si fissano in qualche angolo da dove poi non usciranno mai, quelli che ti porti appresso per gli anni a venire, col loro carico senza peso dei ricordi che hanno lasciato un’impronta.
Una volta di stelle copriva il cielo come lo scialle in pizzo di una maddalena e pareva quasi riflettersi nell’acqua luccicante.
O forse non erano riflessi, erano stelle anche quelle, forse cadute.
O forse era soltanto plancton, facciamo i realisti, dai.
Ma alla fine che importa: era uno spettacolo e va bene così.

Ce ne siamo stati lì, in piedi su quel muro a guardare l’acqua buia coi suoi lampi che ogni tanto scappavano via, col vento che si divertiva a spruzzarci di sale e con una coperta di luce addosso, presa in prestito dal cielo australe.
Non credo si possa chiedere di meglio per salutare una partenza.
Tante volte ci danniamo per costruire il momento perfetto e invece non serve nulla: è già tutto lì, è che non lo riconosciamo, che gli piace camuffarsi da quella che scambiamo per banalità del quotidiano.
Che poi tanto banale non è mai, a guardarla bene.
L’ultima notte a Candidasa è la fotografia di una settimana intera.
Una settimana senza la rete, nonostante il wifi dietro l’angolo, che la connessione l’ho tenuta solo per il mondo a portata di piede, quello che finiva là dove incominciava l’oceano, un mondo dove le uniche reti erano quelle dei pescatori.

Una settimana di persone in carne ed ossa, che si toccano e che ti lasci toccare, un po’ più giù della pelle: un sudafricano alla ricerca della sua meta, una brasiliana in viaggio verso la Nuova Zelanda, una filippina sbarcata da un tempio shaolin, un balinese che forse la sua casa la sta ritrovando ora, e un neozelandese che nell’isola degli dei ormai quasi ci vive a tempo pieno.
Un’indiana che ha inseguito l’amore fino in Australia.
Tutti lì insieme (pare quasi una barzelletta), sullo stesso muro, nella stessa notte.
L’ultima notte a Candidasa è la fotografia di una settimana intera.
Quella che ti guardi attorno e scopri che sei esattamente dove vuoi essere, e che se anche ci pensi non ti viene in mente niente da chiedere in più.
Quella che se impari a non perdere lo sguardo anche senza il mare a far da contorno al mondo è la conquista di una vita intera.
Quella che va bene così e non serve dire altro, che tanto si è capito.

Bellissimo!!! Non aggiungo altro 🙂
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Grazie Luca! Ci sono posti che…ispirano, non aggiungo altro 😉
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Yes, standing on the sea wall was a timeless capsule of the whole week Cabi – a special memory.
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Yep, it is! 🙂
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E’ vero c’è sempre tempo! Guai a perdere la speranza….i viaggi non hanno età (ne sono l’esempio).
Anche questa volta, Cabiria, hai toccato corde profonde….non ho parole. Ti abbraccio.
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Susanna ti ringrazio tantissimo!
E concordo: i viaggi non hanno età. Sai che mi hanno detto recentemente quando ho detto di avere 32 anni? Che sembrano molti di meno perchè “dev’essere che i viaggi fanno gran bene”.
Magari era solo carineria, non mi faccio troppe illusioni, però un fondo di verità c’è, sicuro!
Ricambio l’abbraccio 🙂
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Che dico? che è uno spettacolo di post…
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Wow! Grazie! In realtà è uno spettacolo di postO 😉
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Come mi piacerebbe chiudere la porta con uno zaino in spalla ed andare…. ma aspettando il sogno è passato il tempo. 😉
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Secondo me no: c’è sempre tempo per fare lo zaino e partire, non abbandonare l’idea 🙂
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ci vogliono 2 cose essenziali la salute ed un briciolo di soldi…. ma i sogni non si abbandonano, e spero sempre in una condivisione….
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Miriam hai detto bene: mai abbandonare. E tutto il resto poi è in discesa!
Quanto alla condivisione…siam qui! Quando vuoi, fà come se fossi a casa tua, perchè un pochino lo è 🙂
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Grazie…. si queste sono case di tutti che navigano per il mondo…ma avere una compagnia per un viaggio senza tempo e condividere e comprendere con civiltà e rispetto esigenze di entrambe le persone..fa parte del sogno… 😉
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Beh, quello forse è il sogno più grande. In bocca al lupo 😉
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