Da quando sono mamma ho una sola regola di vita: “la sopravvivenza innanzitutto”. Ora che tutto ruota attorno a questo concetto tanto semplice quanto sconvolgente il mondo mi sorride perché, in generale, ho imparato a fregarmene.
È proprio vero che ci si libera degli orpelli inutili solo in occasione dei grandi cambiamenti; il rischio è che non duri, ma ci si può lavorare.
Anche i viaggi ora seguono questo mio nuovo mantra.
Per le trasferte brevi non programmo più niente e vado dove mi porta il momento, prima invece pianificavo ogni minuto, per ottimizzare. Per i viaggi lunghi è diverso: lì, per ora, sono rimasta la solita secchiona. Ma vi saprò dire dopo gli Stati Uniti.
Tutto questo preambolo esistenziale per dire che ora non vi propinerò il classico “Cosa fare a Malta in quattro giorni”, ma credo proprio che supererete bene questa cosa. Ciò che voglio raccontare, invece, è quello che ho imparato io in quattro giorni, sia sull’isola che su me stessa indipendentemente dall’isola, perché alla fine si torna sempre lì: scopo del viaggiare è anche crescere come persone, no? E tornare un pochino diversi, altrimenti sono solo belle cartoline.
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