La settimana scorsa parlavo di suggestione, del lasciarsi incantare dalle pagine.
Funziona così per tutti i racconti: quelli dei grandi scrittori, che non hanno bisogno di figure, e quelli dei grandi fotografi, che non hanno bisogno di parole.
Ecco perché io uso sia figure che parole: tante volte non mi capisco nemmeno da sola, figuriamoci gli altri.
Comunque.
Sono arrivata a Jodhpur con un’immagine ben precisa nella testa, e la colpa è di uno dei soliti noti:

Nella storia di questo scatto ci sono ore di paziente attesa.
Poi quella teppa all’improvviso salta fuori dal nulla e SBAM!
Immortalata nella storia.
La teppa probabilmente non lo sa, ma anche se sta di spalle è riuscita a dare un volto ad una città intera.
Di scatti nella città blu McCurry ne ha fatti a decine (centinaia?), ma questo si è guadagnato un posto speciale ai miei occhi per un motivo ben preciso: in un unico lampo racchiude ore intere di immobilità.
E’ proprio vero che la fotografia riesce a mettere d’accordo anche gli estremi.
Ed è forse questo lo spirito con cui ho apprezzato Jodhpur, quello dei momenti dove le due famose parallele che non si incontrano mai ad un certo punto si sfiorano.
E’ che bisogna farci caso, perché dura un lampo, proprio come quello della nostra scheggia qui sopra.

Un lampo che sta dentro una voce che chiama mentre cammini sotto l’arco d’ingresso al mercato, il Sardar Market, così ti giri e vedi una signora di mezza età che si presenta come major, e subito ti colpisce: una donna che ricopre una carica pubblica in un paese dove, diciamolo, le pezze da piedi ricevono un trattamento migliore. Dove io stessa più volte, a domanda, non ho ricevuto risposta per il semplice fatto che non avrei dovuto nemmeno chiedere.
Un lampo che compare la mattina presto, quando fai colazione sul tetto della guest house e ti riempi dell’azzurro lì attorno, che pare di stare in un libro di storie per bambini, ma poi ti cade l’occhio sul cucchiaino con cui hai mescolato il the e ti accorgi che c’è attaccato un qualcosa che dev’essere passato a miglior vita circa un paio di decenni fa.
E decidi di pensare al panorama, che è meglio.

Un lampo che vedi durante la salita al Mehrangarh Fort: ci vai a piedi, che magari in mezzo a quelle viuzze incappi nello scatto della vita.
E invece finisce che ti chiedi se ti sei perso, perché via che strade sconnesse e tracce di un qualche bovino che non deve stare troppo bene non c’è nulla.
Nulla tranne un sorriso con pochi denti che si apre all’improvviso ad indicare la strada, e chissà quanti ne ha messi sulla giusta via prima di te.
Un lampo che arriva la notte di Capodanno, dove brindare con una brutta copia di un moijto è lusso vero, ma tanto lo sai che in India funziona così. Poi esci per strada e ti accorgi che in realtà a nessuno gliene frega niente se l’anno è finito oppure continua, che conviene avvolgersi dentro una coperta e aspettare che arrivi il sole a scaldare dove il fumo nero dei copertoni non arriva.
Eccola la mia città blu, uno dei luoghi più fotografati del Rajasthan.
Uno dei luoghi in cui la suggestione inciampa in quello che c’è per strada e per un attimo ci va pure d’accordo.

*Suggestioni a parte, chiudo con un paio di righe più pratiche*
Ho dormito nella città vecchia, in una guest house che non è certo il Ritz, ma che mi sento di consigliare a tutti quelli che non si formalizzano troppo, la Sarvar Guest House: sono molto gentili e la posizione è strategica, oserei dire.
Ricordatevi solo di non guardare mai dietro il cucchiaino che vi mettono nel the la mattina.
Ho fatto razzia di te e spezie al negozio MV Spices, che raccomando a tutti, soprattutto a chi ha una gran pazienza: la proprietaria vi farà accomodare e vi farà assaggiare qualsiasi cosa, ma la vera sfida è resistere al racconto della triste e travagliata storia della sua famiglia, che una volta va anche bene, ma tredici di fila diventa pesantino.

Non perdetevi una cena sui tetti, con vista città, che il pezzo forte dei ristoranti da queste parti è proprio la terrazza (o comunque un qualcosa che le assomigli almeno un po’).
Salite sulla torre dell’orologio verso il tardo pomeriggio e aspettate che il sole scenda sopra il mercato, colorando le bancarelle e i volti di arancione.
E infine salite al Mehrangarh Fort, ma andateci a piedi, che secondo me la parte più bella è proprio quella!
E una volta che siete arrivati in cima, divertitevi a cercare il punto panoramico che vi farà davvero rendere conto che se la chiamano città blu un motivo c’è, ed è reale.
Reale come le migliori suggestioni.
Bellissima Jodhpur, insieme a Jaisalmer per me, la città più bella del Rajastan! Quando ci sei stata? Quando ci sei stata? Magari ci siamo incrociate, io ero lì dicembre scorso!
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Bellissima sì! Ma dai, a dicembre? Io ero lì a capodanno! Magari ci siamo incrociate davvero!
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grandi immagini e parole!
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Ti ringrazio! Jodhpur è il classico posto che ispira 🙂
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meraviglioso anche questo post! hai una bella penna, o tastiera che il dir si voglia 😉 stupende le foto di questa città.. mi piace e mi convince sempre di più il tuo approccio al viaggio!
hai delle mete in programma x l estate?
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Grazie Serena, sei troppo buona!!
Felice soprattutto per l’approccio al viaggio 🙂
Quest’estate tornerò all’ashram di Bali (eh sì, ancora!), dopodiché starò in Thailandia, ma niente mare: ho un programma un po’ alternativo, vediamo che combino!
Chiudo con un paio di giorni a Kuala Lumpur, giusto per non farmi mancare nulla, ma a breve inizierò a raccontare anche questa nuova avventura 🙂
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no vabbè…che dire…mi hai catapultato lì. India la sogno da tempo anche se negli ultimi anni mi sono fatta prendere da altri luoghi.. ma ogni volta che vedo una foto che viene da là mi ricordo del perchè voglio vederla. bel post, belle parole, belle foto. ps.McCurry forever!!
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Sì, McCurry forever!!
Anche se poi ti scontri con la realtà e vedi che non è proprio uguale a quella delle foto…
Ma sono convinta che l’India meriti una chance (anche due va!), quindi continua a sognarla e quando riesci raggiungila 🙂
Nonostante sia stato il viaggio più faticoso, conto di tornarci, spero non troppo in là.
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aggornami allora! 🙂 sono sola qua a volerci andare. l’India è un paese forte e debole penso, non è un posto per tutti. Lo capisco, in fondo.. ma io vorrei tanto vederlo. avevo quasi prenotato il volo una volta, poi il destino mi ha portato in Sudafrica all’ultimo momento!
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Volentieri! Non sarà di certo quest’anno, ma appena capita ti dico 🙂
In effetti bisogna essere convinti, altrimenti diventa ancora più difficile. Certo che il destino non ti ha portato in un postaccio, eh!
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