Ci sono posti che nei nostri pensieri leghiamo in maniera indelebile all’immagine di qualcuno, per me Lisbona è uno di loro.
Sono ormai passati sei anni dalla volta in cui ho messo piede in questa bellissima città e ancora oggi, se ci ripenso, la prima cosa che vedo è la faccia di Miguel.
Gli altri sono tutti bei ricordi, più o meno sfumati.
Miguel è un artista che crea oggetti splendidi con il legno, l’ho incontrato nei pressi del castello, dove si teneva un mercatino dell’artigianato, e la sua bancarella mi ha colpita subito: sarà stato per i colori, o forse per le forme strane.
O più semplicemente perché quando dietro certi oggetti c’è una storia da raccontare, l’attrazione scatta e basta.
Non ho potuto fare a meno di comprare una cornice colorata, io, che amo le tinte unite, e che non sopporto il baccano neanche quando è soltanto cromatico.
Quel giorno parecchia gente si aggirava per il mercatino godendosi la frescura dell’ombra; era una mattina piena di sole e tra gli accaldati in cerca di conforto c’ero anche io, quando ho scoperto Miguel.
Qualcosa mi diceva che la sua storia era di quelle da ascoltare per ore, e ho avuto la tentazione di fermarmi: non è forse a questo che servono i viaggi?
Certi racconti non si baratterebbero nemmeno col più imperdibile dei monumenti, e Lisbona di bellezze da mostrare ne ha tantissime, ma a me in quel momento non importava.
Purtroppo (o forse per fortuna?) non tutti a questo mondo condividiamo gli stessi pensieri, così a malincuore sono dovuta andare via.
Un paio di giorni dopo, è successo che sono andata a fare due passi prima di cena, stavolta da sola; alloggiavo nella Baixa, non troppo distante dalla Praça do Comercio, e camminavo per il puro gusto di guardare qualche faccia sconosciuta: adoro vagare senza meta, anche solo per giocare a vedere chi incontro.
Quella sera mi sono fermata in un bar di quelli un po’ sgarrupati, volevo un bicchiere di ginjinha: si fa presto a prendere le abitudini di un posto, quando le abitudini sono buone.
Indovinate chi c’era al bancone?
Proprio lui, Miguel, giuro.
Se l’avessi cercato, non l’avrei mai trovato.
Dopo aver smontato la sua bancarella si era fermato a bere qualcosa, come sempre; non pensavo mi potesse riconoscere, chissà quante persone incrocia ogni giorno, e invece mi sbagliavo: oltre che col legno, è un fenomeno anche con la memoria.
Quando mi ha vista mi ha fatto un gran sorriso e ha alzato la mano per salutare, io invece me ne sono rimasta immobile, con una faccia che probabilmente neanche Bernadette a Lourdes.
Bell’inizio, vero? Chissà che ha pensato.
Dico sempre che credo al destino: dopo questa servono per caso altre prove?
Nessuno incrocia la nostra strada per sbaglio, men che meno uno che ti fa comprare una cornice che non avresti mai preso da nessun’altra parte.
È finita che la ginjinha l’abbiamo bevuta insieme, e io ho finalmente avuto il racconto che aspettavo.
Quella di Miguel è la storia di una persona che ha infilato la propria vita dentro a un furgone e l’ha affidata al suo talento: adesso di storie così se ne sentono anche troppe, ma all’epoca mi ha impressionata tantissimo, forse perchè un conto è leggere quello che potrebbe essere un bel romanzo d’avventura, un conto è sentire il suono della voce del protagonista e vedere che faccia ha davvero, scoprire che non è sempre tutto bello come si tende a pensare.
All’epoca ero in una fase un po’ strana della mia vita, e l’incontro con Miguel mi ha dato la possibilità di vedere la città che avevo attorno con occhi diversi, ma soprattutto mi ha permesso di conservarla per sempre tra i ricordi migliori, nonostante tutto.
Se è vero che gli incontri sono una parte fondamentale di un viaggio, è vero anche che lo stato d’animo con cui affrontiamo un posto influenza l’immagine che ci rimane di esso: fortunatamente nel mio caso gli incontri hanno sempre avuto un peso di gran lunga maggiore, altrimenti di Lisbona mi sarei persa qualcosa, come invece mi è capitato a Berlino, ma questa è un’altra faccenda, forse lì davvero non era destino (sì, sono una di quelli cui Berlino non è piaciuta per niente, confesso).
Quello che per me conta davvero è che ancora oggi, ogni volta che ripenso a Lisbona, mi viene in mente soprattutto una cosa: l’entusiasmo di Miguel, che di lì a pochi giorni sarebbe ripartito per una nuova avventura, dentro al suo furgone pieno di talento.
Rivedere questa foto e rileggere le tue parole Cabiria è stato bellissimo. Anche se per qualche secondo, ho ripercorso le emozioni che avevo vissuto nel mio viaggio a Lisbona. Secondo me è una di quelle città che con le sue tante sfumature lascia un nonsochè di genuino che a volte serve. E sono d’accordissimo che lo stato d’animo con cui affrontiamo un posto condiziona il ricordo che poi porteremo con noi. 😀
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Sì, la penso esattamente come te 🙂
Grazie del commento!
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Che bello aver letto queste parole!! penso sia davvero parte integrante di un viaggio incontrare, conoscere e condividere storie con le persone del posto
🙂
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Sì, è fondamentale!! 🙂
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Brividi, Cabiria…
Non ricordo se te lo ho già raccontato, ma io ho lasciato un pezzo di Ernesto a Lisboa.
O, meglio, Lisboa si è presa un pezzo di Ernesto, che sogno errare ormai dal 2001 tra l’albergo Does Nacoes in Baixa, Praca do Comercio e l’Alfama al suono di ‘O Paraiso dei Madredeus in compagnia di Bernardo (Soares, il protagonista del libro dell’inquietudine di Pessoa…)
Io non ho incontrato Miguel, ma l’Amico Pedro mi consigliò, dopo 4 giorni a girovagare per la capitale, dove cosa e come mangiare, ascoltare, vedere, vivere.
Ma Lisboa era già entrata, inesorabile, nella mia Anima, e l’anno successivo ci dovetti tornare, perchè un’Amica diceva che quando ne parlavo ero un altro.
La seconda volta ci andai in Smart da Torino, viaggio epico che stava per concludersi con il trasferimento per aprire un sogno.
Ma poi la pigrizia delle cose certe e dei legami mi trascinarono a Torino.
A casa.
Che ora non è più lì.
Ma Lisboa è lì che ci aspetta…
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Che bello questo tuo racconto Ernesto 🙂
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Il bello del racconto è che è successo davvero.
E se ora è qui sul tuo blog è grazie al tuo post, a Miguel ed a Lisboa.
Un giorno cercherò nei meandri della mia silenziosa Anima la forza per raccontarmela e raccontarla sul mio blog.
Per ora è lì, che vaga in attesa del dì che verrà.
Che è già ora.
Che è già stato…
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Io ho amato tantissimo Lisbona (come tutto il Portogallo che ho visto)… è una città così viva e insieme così nostalgica… come i portoghesi…
E ho amato così tanto il loro liquore tipico, che 5 gg dopo essere tornata a casa, ho adottato una gattina bianca e rossa e l’ho chiamata Ginja… ti ricorda qualcosa il nome?
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Uh, sì!! Allora ti è piaciuta proprio! 🙂
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I viaggi dove entri in contatto con le persone locali ti fanno innamorare ancora di più.
E mentre parli con loro, non rendendotene conto, stai lasciando un pezzettino di cuore in quella città. 😍
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E’ esattamente così 🙂
La penso anche io alla stessa maniera!
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Ciao Cabiria,
Lisbona è una città che mi affascina molto ma che non sono riuscita ancora a visitare. È stato bello leggere il tuo racconto, a volte parlare con le persone è uno dei modi più profondi per entrare empatia con un luogo, e lasciano dei ricordi davvero unici e speciali 🙂
Sara
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Ciao Sara, è verissimo, se c’è la possibilità è molto meglio fare due chiacchiere con qualcuno piuttosto che leggere una guida, o comunque fare entrambe le cose 🙂
Lisbona è bellissima, ti auguro di scoprirla presto!
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Questa è una provocazione, ammettilo!
Non torno a Lisbona da 3 anni, mi manca come l’aria che respiro dopo averci passato 6 mesi raccontati per filo e per segno sul blog. Mi mancano i posti così come le persone, proprio come dici te. Sai che anche il mio coinquilino si chiamava Miguel? Coincidenza? 😉
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Confesso!
La verità è che ci voglio tornare e mi servirebbe una guida esperta…organizziamo (sono seria)? 🙂
Sarà mica lo stesso Miguel! Anche il tuo coinquilino lavorava il legno?
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Sempre pronta per fare lo zaino per Lisbona!
Il mio coinquilino era molto versatile, credo che potrebbe essere tranquillamente lui! 😀
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Allora è deciso, si va! 🙂
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Serena volevo iniziare a seguire il tuo blog ma non riesco a trovarti! Ci farò un giro ogni tanto per leggere i tuoi racconti
Cabiria spero di incontrare anche io il mio Miguel una volta raggiunta Lisbona😊😊😊
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Ciao! Serena la trovi qui: http://www.serenapuosi.com/ e se non l’hai mai letta ti avviso, crea dipendenza 😉
L’indirizzo di Miguel invece non lo conosco, ma ti auguro di trovare anche lui!
Fammi sapere 🙂
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Ciao Giramondina!
Scusa se non mi sono fatta trovare, non so perché ma non è così scontato trovare il mio blog! Per fortuna ci ha pensato Cabiria a risponderti! Ti aspetto su Mercoledì tutta la settimana!
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Che bel racconto Cabiria! Anche per me Lisbona conserva immagini e volti speciali, forse molte volte scegliamo inconsciamente le mete dei nostri viaggi, guidati dal momento della vita in cui troviamo.
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Grazie Giulia!
O forse sono le mete che scelgono noi…a me ogni tanto viene il dubbio!! 🙂
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Ci sará qualche disegno cosmico dici? Non è male come ipotesi 🙂
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Secondo me sì, ma io sono un po’ fissata su questa cosa 😉
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Per quello che ne sappiamo, tutto è possibile 🙂
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Che bella storia 🙂 capisco perfettamente lo spirito. Qui aLisbona questi incontri sono comuni.
Alla prossima…..
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Ma allora adesso ho un motivo in più per tornare!
La bellezza del viaggio 🙂
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Io ti aspetto 🙂 buoan giornata!!!
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