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L’Adelaide che non ti aspetti

Lasciamo il centro città e spostiamoci verso l’oceano: avevo parlato di chicca, intendevo dire Glenelg.

Glenelg è il braccio di Adelaide che arriva fino al mare, ed è anche la sua faccia impertinente. Praticamente un compendio di anatomia.

Piccolo sobborgo di periferia e luogo di sbarco dei primi coloni, quest’Adelaide che non ti aspetti fa l’occhiolino al sole che si tuffa nell’acqua al tramonto, regalando una cornice di tutto rispetto alla sua spiaggia affollata di pub, surfisti e backpackers: sì, perché qui la frequentazione è piuttosto variegata.
Ed è proprio questo ciò che non ti aspetti.

Anche il surfista è sui generis

A Glenelg ci arrivi in tram; parti dalla centralissima Victoria Square, corri lungo tutto il North Terrace e vieni scaraventato in Moseley Square, direttamente sul molo, che se l’autista va un po’ lungo finisci tra le onde e non te ne accorgi neanche.

E’ bellissimo.
Il tram, intendo, con le sue carrozze storiche.

Capolinea, forse.

Passi in mezzo ai negozi affollati della Jetty Road e ti ritrovi in un guazzabuglio di pub e locali dove una folla che ha dimenticato l’ingessatura qualche chilometro più in centro viene a godersi qualche ora in compagnia di quella libertà che si respira più forte quando ci si strappa di dosso il colletto bianco.

Ad ascoltare le vie interne, si sentono raccontare storie di epoche passate agghindate di edifici d’altri tempi e di rifugi antiaerei, reduci spocchiosi della seconda guerra mondiale; affittatevi una bicicletta e lasciatevi risucchiare da questa macchina del tempo formato sobborgo.

Anche il Town Hall sembra essersi scordato di abbandonare l’epoca coloniale e persiste nello sfoggio del suo fascino vintage, ma attenzione, vintage chic (e soprattutto molto posticcio, siamo onesti): si tratta pur sempre di Adelaide, scordiamoci l’easy life della East Coast.

“Vintage” never dies.

E’ proprio dietro il comune che si nasconde il visitor centre: in Australia non manca mai, anche nella località più dimenticata; piuttosto ci si mette qualcuno di buona volontà con un baracchino improvvisato (mi viene in mente Lucy Van Pelt con le sue consulenze a 5 cent), ma state pur certi che se avete bisogno di informazioni non sarà un problema trovarne.

Come qui non sarà un problema trovare il giusto cocktail per farvi compagnia mentre il sole batte in ritirata: c’è solo l’imbarazzo della scelta.

Dopo una giornata tra snorkeling, delfini o jet boat (sì, perché Glenelg può essere anche questo, bisogna giusto decidersi!) litigatevi un tavolino col suo posto in prima fila per lo spettacolo del giorno che si spegne e abbandonatevi al gusto del tramonto prima di fare ritorno alla realtà.

Che in questo continente, tra l’altro, poi tanto male non è.

Almost sunset.

Continua la prossima settimana il nostro viaggio verso sud: ci fermeremo in un posto che nonostante le distanze profuma di casa. Posso dire “Stay Tuned”?

South Australia parte prima – Adelaide

Dopo aver scorrazzato per la mitica East Coast, spostiamoci un po’ più ad ovest, nello stato del South Australia.

In realtà la mia avventura nella terra di Oz è iniziata proprio qui, ad Adelaide.

Il primo impatto con Adelaide porta il nome di Josef, tassista polacco che ha alleggerito la coda di quello che è stato il viaggio più lungo della mia vita.

Personaggio, Josef.

La sua macchina sembrava uscita direttamente dal Patto di Varsavia e lui pure, con il suo inglese al retrogusto di vodka.

A chi mi chiede un’impressione generale su Adelaide rispondo molto candidamente: pare di essere a Monza.

Mi rendo conto che l’immagine non è di facile lettura per chi transita al di fuori della Brianza, quindi provo a spiegare meglio.

Scordatevi la grande città dal respiro internazionale come può essere una Sydney, ad esempio; Adelaide è poco più di un paesotto, si gira tranquillamente a piedi in una giornata ed è proprio quello che consiglio di fare.

La capitale del South Australia ci tiene a mantenere quello spirito che da sempre la caratterizza, conservatore e forse un po’ snob, o meglio: choosy, che di sti tempi va di moda.

Mettiamola così, è una città un po’ quadrata, in tutti i sensi, con la sua planimetria chiusa tra North Terrace, South Terrace, East Terrace, West Terrace: una bella fantasia, eh?

Comunque dicevamo che si gira a piedi: travestitevi da flaneur e sfidate quest’allure di rigore con tutta la vostra sfacciataggine; partite da Victoria Square, centro della città, sfilate davanti a Chinatown, curiosate tra le vetrine dei negozi in Rundle Mall e giocate col vostro riflesso distorto nelle Mall’s Balls.

Se avete voglia, entrate nell’Art Gallery of South Australia e perdetevi nei giardini botanici: bellissimi il Bicentennial Conservatory, dov’è stato ricreato l’ambiente di una foresta tropicale, e il padiglione delle ninfee.

Ecco Adelaide, la città dove ho capito che “dormire in piedi” non è solo un modo di dire.

Perché sì, succede anche questo.

Mentre lotti col jet lag e ti ostini a tenere gli occhi aperti capita che stai camminando su un marciapiedi e ad un certo punto ti ritrovi qualche metro più avanti senza nemmeno accorgertene.

Ancora oggi mi chiedo come ho fatto a non andare a sbattere da qualche parte.

Allora cerchi un rimedio, perché non vuoi andare a dormire il pomeriggio, e lo trovi: ti si presenta travestito da sacchetto di arachidi caramellate, che è risaputo che chi mangia non può dormire. Geniale.

Peccato che non sempre sia vero (in ogni caso le arachidi erano buone e va bene così).

Per come la vedo io, la vera chicca di Adelaide si trova a qualche chilometro dal centro: è lì che si respira davvero l’anima viva della città.

E’ un po’ come quel bambino che dopo essere stato buono tutto il giorno torna a casa e si trasforma in una belva sanguinaria facendo passare dei brutti quarti d’ora ai genitori inermi.

Di che si tratta?

Ve lo dico la prossima settimana, non schiacciamo una chicca in poche righe, dai!