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Hove: lo stopover che non ti aspetti.

Il post di oggi è a tutti gli effetti uno stopover prima di cambiare nuovamente zona, poi ci sposteremo un po’ più…al centro.

Ma ora voglio spendere qualche parola per quello che si è rivelato un piccolo colpo di fortuna.

Sì, perché al ritorno da Kangaroo Island, in attesa di prendere l’ennesimo volo la mattina successiva, capita che uno si chieda: ma perché stare a rientrare in Adelaide per poi uscire subito?

In effetti non ha molto senso arrivando da sud.

A meno di improrogabili impegni, ça va sans dire. 

Fatto sta che in questo modo ho avuto il piacere di conoscere Hove, piccolo sobborgo marino della capitale del South Australia

Sunset @ Hove, South Australia

Hove di fatto è un molo che si intrufola nella terraferma sottoforma di Jetty Road, via colorata e chiassosa (non fino a troppo tardi la sera però!), affollata di negozi, bar e ristoranti; è il posto perfetto per una tappa di mezza giornata all’insegna del relax prima di ripartire per altre mete. 

Hove, to the Jetty

Belli carichi. 

Sarà per una fissa mia, ma anche in questa occasione sono stata bene attenta a scansare i ristoranti italiani, che di certo non mancavano, per ripiegare su un locale (Montpellier 3 Café) gestito da un ragazzo di Hong Kong: cucina fusion ha buttato lì lui, che dal menù non si capiva troppo bene, ma ok, promette bene e tanto mi basta. 

Senza stare a formalizzarci sulle definizioni, la scelta si è poi rivelata di quelle azzeccate, ho mangiato uno dei migliori curry di pollo di sempre, e come al solito sono andata a dormire con una certa pesantezza, che quando si mangia orientale chi si tira indietro: non cambierò mai, troppo tardi. 

A proposito di dormire, impossibile non segnalare il bed & breakfast Searenity, a trecento metri dal mare in zona tranquilla, con dei padroni di casa assolutamente squisiti e…una sola camera! 

Searenity Bed&Breakfast, Hove

E’ praticamente come essere in famiglia, lo si capisce soprattutto la mattina, quando ci si sveglia col profumo della colazione che arriva saltellando dal salotto: una colazione che sa di casa e di muffin appena tolti dal forno, ma anche un po’ di vegemite, per dirla tutta, che a quell’ora forse è meglio di no, o almeno, io non ce l’ho proprio fatta! 

Però l’after eight che ho trovato sul cuscino al mio arrivo l’ho divorato subito: la signora ha azzeccato il mio cioccolato preferito, quindi come non mettere il Searenity tra i ricordi più dolci?

La prossima settimana…alziamo la temperatura!

L’Adelaide che non ti aspetti

Lasciamo il centro città e spostiamoci verso l’oceano: avevo parlato di chicca, intendevo dire Glenelg.

Glenelg è il braccio di Adelaide che arriva fino al mare, ed è anche la sua faccia impertinente. Praticamente un compendio di anatomia.

Piccolo sobborgo di periferia e luogo di sbarco dei primi coloni, quest’Adelaide che non ti aspetti fa l’occhiolino al sole che si tuffa nell’acqua al tramonto, regalando una cornice di tutto rispetto alla sua spiaggia affollata di pub, surfisti e backpackers: sì, perché qui la frequentazione è piuttosto variegata.
Ed è proprio questo ciò che non ti aspetti.

Anche il surfista è sui generis

A Glenelg ci arrivi in tram; parti dalla centralissima Victoria Square, corri lungo tutto il North Terrace e vieni scaraventato in Moseley Square, direttamente sul molo, che se l’autista va un po’ lungo finisci tra le onde e non te ne accorgi neanche.

E’ bellissimo.
Il tram, intendo, con le sue carrozze storiche.

Capolinea, forse.

Passi in mezzo ai negozi affollati della Jetty Road e ti ritrovi in un guazzabuglio di pub e locali dove una folla che ha dimenticato l’ingessatura qualche chilometro più in centro viene a godersi qualche ora in compagnia di quella libertà che si respira più forte quando ci si strappa di dosso il colletto bianco.

Ad ascoltare le vie interne, si sentono raccontare storie di epoche passate agghindate di edifici d’altri tempi e di rifugi antiaerei, reduci spocchiosi della seconda guerra mondiale; affittatevi una bicicletta e lasciatevi risucchiare da questa macchina del tempo formato sobborgo.

Anche il Town Hall sembra essersi scordato di abbandonare l’epoca coloniale e persiste nello sfoggio del suo fascino vintage, ma attenzione, vintage chic (e soprattutto molto posticcio, siamo onesti): si tratta pur sempre di Adelaide, scordiamoci l’easy life della East Coast.

“Vintage” never dies.

E’ proprio dietro il comune che si nasconde il visitor centre: in Australia non manca mai, anche nella località più dimenticata; piuttosto ci si mette qualcuno di buona volontà con un baracchino improvvisato (mi viene in mente Lucy Van Pelt con le sue consulenze a 5 cent), ma state pur certi che se avete bisogno di informazioni non sarà un problema trovarne.

Come qui non sarà un problema trovare il giusto cocktail per farvi compagnia mentre il sole batte in ritirata: c’è solo l’imbarazzo della scelta.

Dopo una giornata tra snorkeling, delfini o jet boat (sì, perché Glenelg può essere anche questo, bisogna giusto decidersi!) litigatevi un tavolino col suo posto in prima fila per lo spettacolo del giorno che si spegne e abbandonatevi al gusto del tramonto prima di fare ritorno alla realtà.

Che in questo continente, tra l’altro, poi tanto male non è.

Almost sunset.

Continua la prossima settimana il nostro viaggio verso sud: ci fermeremo in un posto che nonostante le distanze profuma di casa. Posso dire “Stay Tuned”?