Archivi tag: town hall

Brisbane, dove il tempo si è fermato

Purtroppo a Brisbane ci sono stata solo un giorno, che il mio tempo australiano era ormai agli sgoccioli, eppure questa città è riuscita lo stesso a conquistarsi un posto tra i quelli che si chiamano ricordi migliori.

Come faccio sempre quando il tempo stringe e non c’è il local di fiducia, anche qui mi sono affidata alla mia ormai provatissima Lonely Planet alla ricerca di un itinerario a piedi per mettere il naso, per quanto possibile, in quella che è la principale città del Queensland.

Colgo l’occasione per ricordare che il Queensland è conosciuto alle masse come “the sunshine state” e che io ovviamente Brisbane l’ho girata sotto l’acqua: mi posso solo immaginare cosa dev’essere con questo tanto millantato sole!
Tornerò a vedere.

Comunque.

Punto di partenza: Town Hall, dov’è possibile salire sulla torre dell’orologio per provare a cambiare prospettiva, e devo dire che è davvero divertente, guardate ad esempio questa chiesa:

Little (?) church

Sembra finta! E dal basso non te accorgi.

Ma la torre dell’orologio me la ricordo bene perché è stata luogo di uno di quegli incontri che da soli valgono la visita di tutta una città, l’incontro con Calogero.

Dicevo che si sale con un ascensore dall’aria un po’ vintage, mettiamola così, di quelli che all’interno c’è un personaggio che sembra uscito dal secolo scorso e che ti accompagna fino in cima.

Inside the elevator

Questo personaggio mi ha aperto la grata in ferro canticchiando un qualcosa che gli dava un’aura quasi di ubriachezza, ma poco male, tanto era un ascensore quello da guidare.

Partiti.

Archiviato il motivetto tra le corde vocali, il personaggio azzarda un whereareyoufrom di ordinanza, al quale rispondo con un per me scontatissimo Italy.

E’ a questo punto che mi vedo fissare con uno sguardo sospeso nel tempo: “Italiani? Miii, di Rimini io sono!”
A me dall’accento pareva più di Tropea, ma alla fine che cambia.

E’ in momenti come questi che gli italiani si sentono davvero un popolo, esattamente quando non c’è l’Italia di mezzo; ma non credo che questa sia prerogativa del solo Belpaese.

Fatto sta che Calogero attacca a raccontare con slancio incredibile la storia dell’orologio, della torre e soprattutto la sua, di storia.

Brisbane Town Hall

Bello vero? Alla fine una delle cose che più mi è rimasta addosso di Brisbane è un pezzo di Italia che chissà quanti ne abbiamo sotto casa, ma per prenderci la briga di ascoltarli dobbiamo attraversare qualche oceano.

In cima ci siamo arrivati in molto più tempo del previsto: ogni tanto Calogero fermava abusivamente l’ascensore, “Non si può fare, ma facciamo, che sarà mai”, per mostrare pezzi del movimento dell’orologio oppure scorci che altrimenti sarebbero sfuggiti.
“E tanto che fretta c’è, siete arrivati fin qui!”
Verissimo Calogero, non c’è fretta; per certe cose c’è tutto il tempo del mondo, e non c’è domani.

Lo stesso vale per i post.

La prossima settimana prometto che qualcosa della città la racconto anche, ma oggi la precedenza andava a quella che secondo me è la vera magia del viaggio, quella che non mi stancherò mai di ripetere a costo di diventare noiosa e facile lo sia già: la gente che trovi in giro.

Di guide di Brisbane è pieno il mondo, non serve certo quello che scrivo io, ma Calogero non è che si trova proprio ovunque, eh!

L’Adelaide che non ti aspetti

Lasciamo il centro città e spostiamoci verso l’oceano: avevo parlato di chicca, intendevo dire Glenelg.

Glenelg è il braccio di Adelaide che arriva fino al mare, ed è anche la sua faccia impertinente. Praticamente un compendio di anatomia.

Piccolo sobborgo di periferia e luogo di sbarco dei primi coloni, quest’Adelaide che non ti aspetti fa l’occhiolino al sole che si tuffa nell’acqua al tramonto, regalando una cornice di tutto rispetto alla sua spiaggia affollata di pub, surfisti e backpackers: sì, perché qui la frequentazione è piuttosto variegata.
Ed è proprio questo ciò che non ti aspetti.

Anche il surfista è sui generis

A Glenelg ci arrivi in tram; parti dalla centralissima Victoria Square, corri lungo tutto il North Terrace e vieni scaraventato in Moseley Square, direttamente sul molo, che se l’autista va un po’ lungo finisci tra le onde e non te ne accorgi neanche.

E’ bellissimo.
Il tram, intendo, con le sue carrozze storiche.

Capolinea, forse.

Passi in mezzo ai negozi affollati della Jetty Road e ti ritrovi in un guazzabuglio di pub e locali dove una folla che ha dimenticato l’ingessatura qualche chilometro più in centro viene a godersi qualche ora in compagnia di quella libertà che si respira più forte quando ci si strappa di dosso il colletto bianco.

Ad ascoltare le vie interne, si sentono raccontare storie di epoche passate agghindate di edifici d’altri tempi e di rifugi antiaerei, reduci spocchiosi della seconda guerra mondiale; affittatevi una bicicletta e lasciatevi risucchiare da questa macchina del tempo formato sobborgo.

Anche il Town Hall sembra essersi scordato di abbandonare l’epoca coloniale e persiste nello sfoggio del suo fascino vintage, ma attenzione, vintage chic (e soprattutto molto posticcio, siamo onesti): si tratta pur sempre di Adelaide, scordiamoci l’easy life della East Coast.

“Vintage” never dies.

E’ proprio dietro il comune che si nasconde il visitor centre: in Australia non manca mai, anche nella località più dimenticata; piuttosto ci si mette qualcuno di buona volontà con un baracchino improvvisato (mi viene in mente Lucy Van Pelt con le sue consulenze a 5 cent), ma state pur certi che se avete bisogno di informazioni non sarà un problema trovarne.

Come qui non sarà un problema trovare il giusto cocktail per farvi compagnia mentre il sole batte in ritirata: c’è solo l’imbarazzo della scelta.

Dopo una giornata tra snorkeling, delfini o jet boat (sì, perché Glenelg può essere anche questo, bisogna giusto decidersi!) litigatevi un tavolino col suo posto in prima fila per lo spettacolo del giorno che si spegne e abbandonatevi al gusto del tramonto prima di fare ritorno alla realtà.

Che in questo continente, tra l’altro, poi tanto male non è.

Almost sunset.

Continua la prossima settimana il nostro viaggio verso sud: ci fermeremo in un posto che nonostante le distanze profuma di casa. Posso dire “Stay Tuned”?