Quando si nasce al confine tra tre province un po’ di casino addosso rimane sempre: ci si chiede qual è la propria collocazione precisa nel mondo e alla fine ci si arrende al famigerato spirito cosmopolita, che forse è un po’ un modo per dire che vale tutto.
Io mi ci arrendo spesso, confesso, e forse questa scusa non è poi così campata per aria.
Oggi volevo pubblicare qualcosa sul Galungan appena trascorso (non è una parolaccia, non sono così ricercata negli insulti), ma poi ho detto no, sistemiamo un po’ di foto e facciamo una bella gallery di New York, che ci sta sempre bene.
Alla fine è successo che me ne sono stata a casa per una giornata e sono andata a fare un giro.
Ho passato lo scorso week end in compagnia di amici a parlare di viaggi e una cosa mi ha parecchio stuzzicata.
Mi diceva Susanna (impagabile!) che spesso le capita di scegliere di andare in un posto senza che ci sia una ragione particolare: niente suggerimenti e niente di imperdibile da vedere o da assaggiare, solo un nome.
Sì, ci va perché è il nome di quel posto a chiamarla, e quando un nome chiama, un motivo c’è sempre.