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Torino: considerazioni sparse per un weekend di primavera

Metti una città di quelle che “è lì, prima o poi ci vado, tanto ci vuole un’ora” e poi non ci vai mai, metti un gruppo di squinternati (chi leggendo si sentisse chiamato in causa…beh, fa bene, ma sicuramente mi saprà perdonare e magari mi darà anche ragione), metti qualche dritta di quelle giuste e il risultato sono tre giorni che ti ricordi.

Cercherò di passare quel che riesco, quindi andrei sulle dritte, che gli squinternati tocca tenerseli, anche se l’augurio per chi ha la pazienza di leggere e magari si fa venire voglia di fare un giro da queste parti, è che abbia una compagnia altrettanto squinternata, perché davvero non c’è di meglio per apprezzare una città che del rigore forse ha fatto un po’ la sua storia, ma che in realtà è molto di più: togliamocelo sto velo di Maya dagli occhi.

Io a Torino ci sono stata dal 26 al 28 Aprile, in pieno Jazz Festival, che è giusto la prima dritta: c’è tutti gli anni in questo periodo e consiglio di farci un giro, che siate cultori o meno del genere.

Le strade si riempiono di gente fino a tarda ora: davanti ad un palco ai murazzi, sotto un portico con una birra in mano, in locali dove fai fatica ad entrare ma che ne vale la pena e quindi ti schiacci volentieri nel marasma (qui parte la seconda dritta: i torinesi sono gente precisa, se andate ad ascoltare il jazz con gli amici non fate troppo casino, che altrimenti vi zittiscono, provare per credere. Ma le risate!).

Movida torinese

Ok, sto divagando, recupero col best of delle dritte.

A Torino c’è un posto che davvero mi ha colpita e da quello che ho potuto capire non sono stata l’unica: di nome fa M**Bun ed è “la prima e unica agrihamburgeria slow fast food di tradizione piemontese”, che col parente americano non ci azzecca proprio. 

M**Bun è una filosofia di vita, è ricerca di un gusto a km zero che non sa rinunciare ad una buona dose di creatività e di altruismo (la cola si chiama MoleCola e parte del ricavato della sua vendita va a finanziare SOS Villaggi dei Bambini Italia, giusto per fare un esempio).

M**Bun

M**Bun è tradizione mista a tecnologia, friggitrice e tablet: la persona che prepara le chips (da assaggiare perchè sono da urlo) è la stessa che manda i tweet o posta una foto su Facebook, e se questa non è la nuova frontiera della specializzazione allora mi arrendo.

Le tartare ve le lascio invece scoprire da soli (sì, tutte e tre), perché certe cose non si possono descrivere, spiace, vanno vissute.

Torino è anche Museo del Cinema, che già la location è da sogno: non è da tutti poter dire di stare di casa alla Mole, siamo sinceri.

Bellissimo il percorso attraverso la storia che porta all’interno dell’Aula del Tempo, sotto la cupola della Mole, appunto, circondata da stanze dedicate agli svariati generi di quest’arte, dove ci si diverte ad indovinare quale film è rappresentato.

A questo punto è ora di fare qualche ringraziamento.

A D’Annunzio, appunto, che ha inventato il nome che porto per un film muto di Pastrone e guarda caso al Museo una di quelle stanze di cui parlavo è dedicata alla famigerata “Cabiria”, e cinque minuti di fama di rimbalzo me li prendo.

Al cosciotto di maiale al fieno del ristorante Monferrato: vera star del venerdì sera, che quando ha fatto il suo ingresso in sala tutti a fotografarlo neanche fosse la Sindone esposta.

Ladies & gents...

A Guido Castagna, perché il suo cioccolato è da commuoversi (o forse le lacrime erano di disperazione perché davvero chi resiste, poi la linea ti tradisce con un’altra e come darle torto).

All’Hotel Genio, che al ritorno da una biciclettata sotto il diluvio (ma questa la racconto a parte, promesso) ha ospitato tre poveri pellegrini permettendo loro di occupare brutalmente lo spogliatoio di una palestra nel tentativo di rendersi presentabili, ben consci che i miracoli sono prerogativa di epoche ormai passate.

Ad Elena, torinese doc che mi ha regalato chicche sulla sua città (tranquilla, quella di Garibaldi che non è Garibaldi non la dico, evitiamo di far collassare una tradizione. Ops.)

Ad un gruppo di scappati di casa che mi ha tenuta in giro con scuse che il pietismo del libro Cuore è roba da dilettanti, ma che alla fine se la ciliegina sulla torta non sono proprio loro, allora davvero non saprei.

Foto Credits: Infoturismiamoci travel blog (http://www.infoturismiamoci.com/)
Foto Credits: Infoturismiamoci travel blog (http://www.infoturismiamoci.com/)

#lamiatorino

Torino è uno dei tanti posti che da sempre dico ma sì, è qui a due passi, appena riesco un salto ce lo faccio.

Bene, ho fatto in tempo a fare un salto in mezzo mondo e quel treno, che alla fine si tratta di un’ora, non l’ho mai preso, salvo per un’incursione al Salone del Libro che però non vale e in ogni caso ci ritorno.

Ecco perché quando Non Solo Turisti e Turismo Torino hanno buttato lì questa cosa del blog tour #lamiatorino poco c’è mancato che la vedessi come un segno del destino (eh, la solita invasata di esoterismo!): 30 blogger, il Torino Jazz Festival e un programma che come fai a dire di no.

#lamiatorino-banner

Ho finalmente preso quel biglietto.

Dal 26 al 28 Aprile si prevedono pranzi in SlowFastFood, che già il nome mi mette fame, palloni aerostatici 150 metri sopra il cielo che ormai i tre si sa sono affollati, aperitivi jazz e corse su e-bike elettriche per la città, che il picnic domenicale almeno non c’è il rischio di smaltirlo.

Sì, anche il pic nic: pare non ci si farà mancare nulla, come tirarsi indietro quindi? Impossibile, qui è questione di etica, dai.

E anche di curiosità, che come sempre non manca: vi dirò come avrò saputo tenerla a bada stavolta!