Questo è il classico pezzo che si matura dentro il cassone di un camion mentre si va in giro, quindi prendetelo per quello che è, perché magari tutti quegli scossoni hanno lasciato il segno.
Scrivo da Singburi, 140km a nord di Bangkok, un posto che non ci verresti mai.
Le motivazioni più evidenti che mi hanno spinta in questa zona rurale le ho già affrontate altrove, ma stando qui mi sono resa conto che c’è dell’altro: funziona sempre così, no?
Singburi è uno di quei posti che non ci verresti mai perché non c’è troppo da vedere, anzi, non c’è praticamente nulla; le uniche facce occidentali che ho incrociato, infatti, sono quelle dei ragazzi che stanno lavorando nei progetti che sono andata a visitare. Niente turisti, insomma, o almeno io non ne ho visti.
Spesso mi dicono che faccio dei viaggi di quelli che quando si torna a casa ci sarebbe bisogno di un’altra vacanza, e in effetti tante volte me lo chiedo pure io chi me lo fa fare.
Chi me lo fa fare di infilarmi in mezzo al nulla o in situazioni che sono tutto meno che comode? Parliamoci chiaro, questa parte di Asia è una delle mete più economiche in assoluto, e per trovare una buona sistemazione non c’è bisogno di svenarsi, eppure niente, ci ricasco ogni volta.
Credo che in un mondo come il nostro, dove abbiamo tutto, la vera trasgressione sia quella di giocare a non avere niente.
Ci mettiamo alla prova per dimostrare a noi stessi che non siamo ciò che compriamo sugli scaffali della vita di tutti i giorni, e alla fine ci ritroviamo dentro ad un camion dove magari piove, sulla riva di un fiume marrone che scorre verso Bangkok.
In luoghi del genere si perdono tutti i riferimenti, non c’è niente di familiare, neanche le pubblicità ai bordi della strada, e diventa difficile perfino chiedere la carta igienica quando finisce: spesso la risposta è un gran bel sorriso, ma con quello…beh, la frase la finite voi, eh? Che tanto ci siamo capiti.
L’impatto con Singburi è stato abbastanza duro, non è di certo il luogo ospitale che ti accoglie a braccia aperte; in situazioni come queste la prima cosa che si fa è cercare di rendersi impermeabili, di proteggersi in qualche modo, la seconda è maledirsi perché probabilmente se ne poteva fare a meno.
Ma la terza cosa, subito dopo l’impermeabile e le maledizioni, è la decisione di mettere il piede fuori dal famoso recinto, per iniziare a godersela sul serio.
E per come la vedo io, i posti come Singburi sono i migliori per farlo.
Sono quei posti dove o la va o la spacca, dove stai dentro o stai fuori, perchè di alternative non ce ne sono; la difficoltà sta proprio qui, nel non poter tenere quella posizione neutra che non scontenta nessuno e che dovrebbe far felici tutti, tranne quello che ci si costringe dentro e neanche si accorge che la patisce.
Probabilmente queste sono scelte che a lungo andare un po’ usurano, e probabilmente io sarò una di quelli che si consumano in fretta, ma mi piace pensare di essermela sempre goduta, a modo mio.
Mi viene in mente un’immagine un po’ stupida, ma che forse aiuta: presente quelle persone che si comprano delle candele meravigliose ma poi non le accendono perché altrimenti si sciolgono?
Si ritroveranno con un soprammobile in più, vero, ma si perderanno il profumo e i riflessi con cui la fiamma può dipingere un qualche viso amico. Si perderanno il bello della candela.
Dopo Singburi mi rimetterò per un po’ sulla rotta più battuta: sono in partenza per Bangkok!
E’ una città che è un gran casino, ma di certo non disorienta quanto queste strade piene di polvere, dove la gente regala sorrisi che spiazzano e nemmeno lo sa.
Ogni tanto non vedere turisti fa’ solo che bene…, ma un paio di templi che vale la pena di sbirciare ci sono… :)…, e poi sarei curioso di provare il Pad Krapao Moo locale…. 😀
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Sì, hai ragione, ogni tanto ci vuole, è tutta un’altra cosa 🙂
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Non faccio i soliti apprezzamenti e per dirti quanto siamo in sintonia sul viaggio ti racconto che nel mio zaino c’e’ sempre un rotolo di carta igienica magari schiacciatissimo…..
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Ahahah!! Sì, Susanna, quella è una cosa che non deve mancare mai in effetti! Schiacciata, ma sempre efficace 😛
Grazie!
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L’ha ribloggato su In my suitcase [Valigia chiusa]e ha commentato:
Ormai Cabiria Magni è una certezza. Ecco un altro pezzo della sua Thailandia e… un’altra candela da accendere. [per capire la metafora dovete leggere tutto il pezzo].
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Grazie mille!!
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Pezzo bellissimo! Ormai sei una certezza. Grazie anche per averci prestato anche questo tuo pezzo di cammino.
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Grazie a te Sabrina!! Sei troppo gentile 🙂
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