Nei pochi giorni passati in Cambogia mi sono imbattuta in un’altra caratteristica comune a tanti, oltre al famoso sorriso.
Oggi la parola che racconta è FAME.
Non sto parlando della fame urlata dallo stomaco, no, i cambogiani si cucinano a qualsiasi ora del giorno e la fame quella vera l’hanno provata quand’erano costretti a mangiare pure le foglie, se proprio volevano mettere sotto i denti qualcosa.
Avevo già abbozzato qualcosa parlando di cornici sul vuoto, ma poi la parola cronologico mi è rimbalzata addosso e si è messa a raccontare.
Non so cosa ne pensiate, ma personalmente non la trovo molto bella; provate a ripetervela: cronologico.
Ha quasi un che di militare, è dura, schiocca in bocca come un colpo di tacco in fondo ad una divisa.
Come se fosse scontato che il tempo abbia una sua logica indipendente da tutto il resto.
Eh, un momento.