Sì, ancora con questa storia di turisti e viaggiatori. Probabilmente state pensando che non si sentiva il bisogno dell’ennesimo post sull’argomento e nel caso, davvero, non avete tutti i torti. Se quindi adesso fuggirete altrove anziché leggere qui sotto non me la prenderò, amici come prima e alla prossima. Sul serio.
Spesso però mi capita ancora di imbattermi in questa dicotomia ormai ampiamente sfruttata: non mi soffermo mai a commentare perchè in genere la reputo una perdita di tempo (non è che me la meno, più avanti si capisce il perché). Così facendo, però, mi rimane quella sensazione di non detto che mi sta un po’ stretta. Dico un paio di cose qui, va, così me la levo e amen.
L’avrete ben capito: quello che segue è un post abbastanza egoista, ma non è forse vero che si scrive per se stessi prima ancora che per gli altri? Magari su questa cosa però ci torno, adesso non voglio divagare.
No, l’erba cattiva non muore mai.
Ovviamente scherzo!
Ma scherzo fino a un certo punto (sull’erba cattiva si intende): da qualche tempo infatti, spesso e volentieri la parola blogger viene utilizzata anche in tono sprezzante, a mo’ di insulto.
Perché?
Ultimamente mi sono messa in discussione, mi sono chiesta se vale ancora la pena continuare a scrivere qui sopra o se invece sarebbe meglio impiegare il tempo diversamente. Leggendo, per esempio. Ormai scrivono tutti e leggere potrebbe essere una bella trasgressione.
Mi sono fermata per vedere cosa succede in giro e quella che segue è solo l’opinione di una che si interessa a ciò che la circonda, di certo non è l’opinione di una professionista del settore. Prendetela quindi per quel che vale.
Ogni giorno nascono nuovi blog di viaggio e quelli che già ci sono (non tutti, ma tanti), si evolvono prendendo strade diverse.
Mi sono divertita a raggrupparli in quattro categorie che ovviamente rappresentano una semplificazione: impossibile analizzare i singoli casi con le diverse sfumature.