L’ultima volta che ne ho parlato da queste parti, l’ho descritta come una “città infinita”, che si evolve e si trasforma con chi la visita. Dopo l’ultimo viaggio, lo scorso mese, mi sento di confermare tutto: per me New York è ancora questo.
Per i ponti di primavera siamo tornati a New York, stavolta in cinque: un viaggio di nove giorni in famiglia, con i nostri figli di tre, cinque e quasi sette anni.
Nove giorni a New York sono tanti? Ovviamente la risposta è soggettiva e nel mio caso è “no, non sono tanti”. Con i bambini, poi, non dico che siano il minimo, ma poco ci manca. Chiaramente ognuno viaggia a modo suo e molto dipende anche dal fatto che si tratti di un primo viaggio o di un ritorno; nel nostro caso era un quarto ritorno, ma forse noi non siamo molto rappresentativi come campione e questo la dice lunga su come in realtà per alcuni posti vale un po’ tutto.
Ricompaio da queste parti dopo circa tre anni, nonostante i bei proclami. Ho ancora in bozza il post che ho scritto per i miei quarant’anni e che non ho mai finito di limare: ho pensato di tenerlo buono per i cinquanta, tanto si fa sempre in tempo ad aggiungere.
Ma non voglio tergiversare su quello che è stato, perchè l’argomento di oggi è il viaggio di una settimana in Andalusia dal quale sono appena tornata.
Abbiamo pensato di sfruttare i ponti primaverili per fare una settimana intera in un posto che mi attira da anni e che per un motivo o per l’altro non sono mai riuscita a vedere (fatta eccezione per Siviglia). Mi sono detta che la primavera era il momento ideale, anche perché non fa troppo caldo, poi è finita che a Siviglia abbiamo trovato più di quaranta gradi, ma è andata alla grande lo stesso. Anche perchè per fortuna è pieno di fontane.