La prima cosa che ho fatto quando ho aperto gli occhi a El Nido è stato guardare fuori dalla finestra: magari le previsioni si erano sbagliate, tante volte capita.
Quella volta non è capitato.

Mi piace stare nelle guesthouse perchè il clima è familiare: alla Residencia Katrina, all’ora di colazione i bambini se ne stavano per terra in salotto a passare il tempo con qualche gioco, il profumo del caffè invadeva le stanze e noi ci mangiavamo frutta e pancakes in veranda, sfogliando la guida e un quotidiano di cui capivamo ben poco, senza fretta.
El Nido è la località più famosa di Palawan, dove i tour delle isole la fanno da padroni: l’arcipelago delle Bacuit lì attorno pare sia una delle meraviglie del nostro pianeta, non resta quindi che scegliere in che modo scoprirlo, l’offerta abbonda.
Io El Nido l’ho scoperta via terra, e ho trovato un clima completamente diverso da quello del nord di Luzon, ma qui non sto parlando del tempo: nonostante il paese sia parecchio diroccato e distante anni luce dai colleghi famosi di altre mete che ho conosciuto, si nota chiaramente che l’obiettivo è proprio quello di conquistarsi il cosiddetto posto al sole.
Se dovessi trovare una definizione per El Nido, direi “apprendista del freak” (se volete sapere chi sono gli illustri colleghi cui faccio riferimento, ne ho parlato in questo post: magari tra un po’ dovrò fare un’integrazione, chi può dirlo).

Quella giornata le strade erano piene di turisti come noi, che rimasti a terra, si buttavano da un posto all’altro tenendo d’occhio il cielo e facendo acquisti; El Nido l’ho gustata senza fretta, me la sono goduta soprattutto sedendomi in fondo alla spiaggia a guardare i bambini che giocavano sul bagnasciuga, ma onestamente l’ho apprezzata fino ad un certo punto, anche se lì ho mangiato uno dei manghi più buoni della mia vita, e chi mi conosce sa bene quanti punti può valere questa cosa.

Diverso il discorso per Las Cabañas.
Las Cabañas è stato il suggerimento arrivato quasi per caso dalla signora della guesthouse la seconda mattina, quando a colazione era già chiaro che le barche non avrebbero levato gli ormeggi nemmeno quel giorno; si tratta di una spiaggia non troppo distante dal centro, sulla quale abbiamo deciso di andare a parcheggiarci per una giornata intera, praticamente un record per me.
Era il primo di Gennaio, e dopo dieci minuti di tricycle abbiamo messo piede su questa striscia di terra ancora deserta, che col passare delle ore si è andata popolando, soprattutto di persone del luogo: allora i filippini che non ti si filano ci sono anche a El Nido!
Vi giuro, l’ho pensato davvero.

Las Cabañas è perfetta la mattina presto per fare una bella passeggiata: è talmente lunga che ad un certo punto si deve decidere di tornare indietro; da una parte qualche sparuto “resort” che non dà nessun fastidio, e dall’altra le onde, tagliate da isole che sembrano quasi una manciata di sassi gettati vicino alla costa dalla mano di un gigante capriccioso.
Dopo aver camminato qualche ora, ci siamo fermati a pranzo nell’unico ristorante, sulla spiaggia: il servizio era talmente veloce che prima di ricevere il pancit le nostre San Miguel erano già un bel ricordo, ma capirete che non è stato per niente un problema, anzi.

Ricordo il tramonto di quella sera come uno dei momenti più belli nelle Filippine, uno di quelli che non avevamo nemmeno programmato: si può fantasticare, si possono preparare itinerari e ci si può informare, ma non c’è niente da fare, ciò che la strada ha in serbo per noi è il vero sale del viaggio, quello che poi ci rimarrà per sempre.
Ecco perchè quando mi chiedono se non mi è dispiaciuto non poter fare il tour in barca dico sempre di no: i momenti da collezionare sono quelli che arrivano al di là degli stereotipi e delle previsioni, sono quelli che arrivano per noi soli, senza averli letti o ascoltati da qualche parte.
E’ proprio per questo che sono speciali.

Sono speciali perchè ci insegnano a lasciarci sorprendere anche da un qualcosa che, proprio come un tramonto, abbiamo sotto gli occhi tutte le sere, e che, miracolo, non è mai uguale.
E’ che non ci facciamo mai troppo caso.
Adoro le spiagge talmente lunghe che ti costingono a decidere di tornare indietro a un certo punto!
E’ vero, il bello del viaggio è quello dei momenti che arrivano solo per te, in modo unico, e che nessuna guida ti potrà mai dire dove trovare ❤
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Già, il bello della sorpresa 🙂
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“Ricordo il tramonto di quella sera come uno dei momenti più belli nelle Filippine, uno di quelli che non avevamo nemmeno programmato: si può fantasticare, si possono preparare itinerari e ci si può informare, ma non c’è niente da fare, ciò che la strada ha in serbo per noi è il vero sale del viaggio, quello che poi ci rimarrà per sempre.”
Appunto.
Questa è la vita…
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Sì, non solo in viaggio (e che bello che sia così!) 🙂
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