Come ho anticipato parlando dell’itinerario, La Cordillera è stata la prima tappa del mio viaggio nelle Filippine: appena atterrata a Manila, erano le 6 del pomeriggio, ho preso un autobus notturno per Banaue, e quando ho aperto gli occhi (nelle versioni bucoliche funziona sempre così), a darmi il benvenuto in questa nuova avventura c’erano le montagne del nord di Luzon.

Avendo soltanto tre giorni a disposizione, per l’esplorazione del nord abbiamo scelto come punto d’appoggio Banaue, cui abbiamo dedicato le prime ventiquattr’ore, poi da lì ci siamo mossi prima per Batad e poi per Hapao, sempre in giornata.
Banaue è uno di quei posti che ricorderò per tutta la vita, non perché ci sia qualcosa di particolare, ma perché è stato in grado di colpirmi in maniera profonda: è un paese di cemento e ruggine, dove le case, più che alla montagna, sono aggrappate alla speranza di non cadere.

La mia prima impressione è stata proprio questa, di desolazione, quasi di abbandono: è un paese che rischia di fare solo da dormitorio, intermezzo logistico verso qualcosa di più meritevole.
Come diceva anche Raffaele, che ha condiviso questo viaggio con me: “Banaue passa per la maggior parte di tempo a far da base a quanti vogliono visitare le terrazze di riso”.
E’ che, a fermarsi un attimo, si capisce che non è finita così.
A Banaue ci sono delle risaie patrimonio mondiale dell’Unesco: bisogna sicuramente andare a vederle (sono a quattro chilometri scarsi dal centro, noi ci siamo andati a piedi, si costeggia tutta la vallata), ma poi bisogna dedicare un po’ di tempo anche a quello che c’è attorno, perché secondo me il bello sta proprio lì.

E’ un paese dove ai lati delle strade spuntano catapecchie, proprio come fa la muffa quando è troppo umido: senza un criterio e senza una forma. Sono catapecchie affollate di bambini che anche se hanno meno di tre anni e vivono praticamente fuori dal mondo, parlano un inglese perfetto, e davvero a sentirli non si può fare a meno di rimanere a bocca aperta (di bambini italiani di quell’età che parlano un inglese del genere non ne ho incontrati molti).
C’è gente alle finestre che saluta senza nessun motivo, con un sorriso rosso di betel, e che chiede se serve aiuto, se servono indicazioni.
A Banaue di turisti a zonzo ne ho visti ben pochi, e forse non è troppo un male, eppure vi posso garantire che dopo un giro alle risaie è bellissimo mangiarsi un pancit in un localino in paese, o guardare le vetrine stracolme del panettiere, perché sì, di pane nelle Filippine ce n’è almeno quanto in Italia, e anche questa io non me l’aspettavo, in Asia non mi era capitato mai.

Non è un paese tranquillo e silenzioso, come forse vi sareste aspettati di trovare scritto qui sotto, dopo tutte queste premesse, c’è un casino pazzesco: le jeepney e i tricycle sfrecciano per quelle che più che strade sembrano lingue srotolate in una terra di nessuno, e a non starci attenti si rischia di finirci sotto.
Il bello di Banaue è proprio questo, che sei lì ma potresti anche non esserci, perché a loro non gliene frega niente, quello è un punto di passaggio, un territorio non conquistato, a loro al massimo gliene frega di spedirti in qualche risaia.
Quelle risaie che a costo di fare un torto all’Unesco, non mi hanno impressionata troppo, non come quelle di Bali, che fossero a Kastala o Jatiluwih.
Le risaie spettacolari per me stanno a Batad, quelle sì!
Ma della seconda giornata nella Cordillera parlerò nel prossimo post: questo è dedicato tutto a Banaue, perché non sia solo un punto di passaggio anche qui sopra.
Qualche informazione pratica
Il bus notturno da Manila scarica i passeggeri a Banaue tra le 7 e le 8 del mattino, davanti ad una specie di catapecchia riverniciata che fa da ufficio del turismo: appena arrivati bisogna pagare una tassa di soggiorno di 20 pesos a testa (circa 40 centesimi), indipendentemente dal periodo di permanenza.
Noi abbiamo organizzato le escursioni a Batad e Hapao proprio tramite quest’ufficio: sono gentilissimi, e i prezzi sono contenuti.
Avendo più tempo, tramite l’ufficio del turismo si possono anche organizzare spostamenti in altre zone, a Sagada e Baguio per esempio, quindi il consiglio è quello di chiedere a loro, sempre, che una soluzione la trovano.
Per quanto riguarda i terrazzamenti di Banaue, come dicevo noi ci siamo andati a piedi, ma se non volete camminare c’è la possibilità di organizzare il trasferimento in trycicle o jeepney: alzate una mano per strada e qualcuno si ferma sicuro.
A Banaue non esistono bancomat da cui prelevare, c’è soltanto un cambiavalute nel mercato centrale (secondo piano del mostro di cemento dal tetto in lamiera con scritto “Central Market”, non potete sbagliare: salite le scale fiduciosi): preoccupatevi di avere del contante di qualsiasi tipo prima di andarci!
E per finire, in fondo alla piazza c’è il chioschetto di una signora che griglia hamburger tutto il giorno: a qualsiasi ora vi venga fame, la troverete davanti alla piastra!
Ciao. Partirò per Manila per fine mese. Per prima cosa vorrei vedere Banaue e il giorno dopo Batad. Mi consigli di prenotare una stanza a Banaue dall’Italia o direttamente in loco? Ce la faccio il secondo giorno a tornare da Batad e prendere il Bus per Manila?
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Ciao! Io la stanza l’ho prenotata dall’Italia perché era periodo di vacanze, magari a fine gennaio trovo lo stesso 🙂
Il secondo giorno sì, puoi rientrare da Batad e prendere il bus notturno per Manila: é una bella tirata perché il trekking é stancante e la notte in bus non ti riposi granché, ma effettivamente guadagneresti un giorno 🙂
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Adoro leggerti, sei la compagnia perfetta per il té della mia domenica pomeriggio. Il momento in cui ho voglia di viaggiare con la mente… e tu ci riesci proprio bene a guidarmi. Ti abbraccio Cabi :*
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Ma che bellezza Farah, grazie mille!
È un grande piacere farti compagnia 🙂
Un abbraccio!
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Ho guardato per molto tempo la seconda foto. Mi ha ricordato un posto in India visto un sacco di tempo fa. Poi ho letto la tua frase sulle case aggrappate alla montagna per non cadere. E mi ha fatto venire in mente le sensazioni che provai all’epoca davanti ad un luogo strano, dove il cemento cercava di dare una parvenza di modernità, ma la natura aspra attorno lo avvolgeva come in una morsa.
Bellissimo comunque tutto il racconto 🙂
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Ti ringrazio!
Nel caso di Banaue non so se la ricerca di modernità sia la reale causa di quelle costruzioni, la sensazione è che non gliene importi nulla, ma capisco esattamente quello che vuoi dire, in India mi è capitato spesso di fare questa riflessione!
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Ciao Cabiria,
É impressionante quanto reale sia il tuo modo di descrivere i posti.
Sembra quasi di trovarsi li…
“É un paese di cemento e ruggine dove le case più che alla montagna sono aggrappate alla speranza di non cadere” questa frase é davvero evocativa.
Ti abbraccio, Danila
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Danila mi hai fatto venire i brividi col tuo commento, grazie!!
Un abbraccio anche a te 🙂
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Quante fotografie riesci a fare colle parole, Cabiria…
E’ sempre un viaggio nel viaggio, leggerti.
Grazie…
“Banaue (…) è un paese di cemento e ruggine, dove le case, più che alla montagna, sono aggrappate alla speranza di non cadere.”
Vale la lettura, da solo.
Sii felice…
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Wow, Ernesto, mi hai scritto una cosa bellissima! Grazie di cuore, davvero 🙂
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“…per quelle che più che strade sembrano lingue srotolate in una terra di nessuno…” immagine molto poetica
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Grazie Luca 🙂
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🙂
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