Una delle spire del Loha Prasat. Bangkok, Cabiria Magni

Loha Prasat, il castello d’acciaio di Bangkok

Siamo arrivati a Bangkok dalla Cambogia, dopo una tappa tra i templi di Angkor e i villaggi del Tonlè Sap. Il nostro aereo ha preso il volo il giorno dopo il terribile attentato che ha colpito l’Erawan Shrine, provocando 22 morti e oltre 120 feriti.
E’ stato un inizio strano. Ci sono dei posti che nel nostro immaginario sono quasi inviolabili, poi il mondo esterno sfonda la porta ed entra con tutta la sua prepotenza.

Tramonto a Bangkok, Cabiria Magni
Tramonto a Bangkok

La mia ultima Bangkok è stata un po’ diversa perché mi sono scoperta più attenta ai dettagli: vuoi per l’attentato che ha modificato le mie percezioni, o vuoi perché quando inizi a conoscere un posto (o una persona) ti rendi conto che a fare la differenza sono le piccole cose. Vuoi perché un po’ sto invecchiando.
Un bel mix, vero? Di quelli da gestire con calma.

Sono tornata in posti già noti e ancora una volta mi sono stupita nel vedere che spesso non servivano mappe: bastavano l’istinto e una memoria che sembrava muta, invece era solo lì ad aspettare il momento giusto.
Ho scoperto dei posti nuovi, perché a guardare bene quelli non mancano mai: oggi voglio parlarvi di uno di loro.

Loha Prasat, Bangkok, Cabiria Magni
Il complesso del Wat Ratchanatdaram Woravihara, col Loha Prasat sullo sfondo

Il Loha Prasat è un tempio un po’ particolare che si trova a ridosso di Chinatown, nei pressi della Montagna Dorata; sorge all’interno del complesso del Wat Ratchanatdaram Woravihara, dalle parti di Khao San Road. E’ bellissimo.
Lo chiamano anche Metal Castle, il castello d’acciaio, per le 37 torri di metallo che lo adornano, 37 come le virtù buddhiste sulla via dell’illuminazione, ed è uno dei tre Loha Prasada – “palazzi sfacciati” esistenti al mondo, l’unico rimasto in piedi (degli edifici in India e Sri Lanka rimangono giusto le rovine).

Alto 36 metri, il Loha Prasat presenta una pianta caratterizzata dalla presenza di cinque torri quadrate concentriche, che formano una struttura su cinque livelli: via via che si procede verso il centro, le torri diventano più alte.
Ogni livello è un vero e proprio labirinto, ed è collegato agli altri da una scala a chiocciola in legno posta al centro della struttura, che arriva fino al quarto piano. Da lì in poi si prosegue fino all’ultima torre con una scala esterna.

Una delle spire del Loha Prasat. Bangkok, Cabiria Magni
Una delle spire del Loha Prasat

Ogni piano ha una sua caratterizzazione specifica: il piano terra se vogliamo è quello più “didascalico”, presenta cioè dei pannelli che raccontano la particolare storia del tempio; salendo si passa poi tra la biblioteca, la sitting meditation, la walking meditation e si arriva infine al Nirvana.
In corrispondenza dei diversi piani, le spire si alternano a delle balconate coperte, dalle quali si vede Bangkok dall’alto: il livello uno e tre sono decorati rispettivamente con 24 e 12 spire, al livello due e quattro ci sono invece dei corridoi perimetrali. Il livello cinque è costituito dalla torre più alta, che ha sulla sua sommità la trentasettesima spira, e che ospita un piccolo santuario con, presumibilmente, una reliquia del Buddha.

Il piano che mi è piaciuto di più è quello della walking meditation: è bellissimo perdersi in quel labirinto dove l’orientamento va letteralmente a farsi benedire. Da qualsiasi parte si guardi, si vede esattamente la stessa cosa: corridoi e finestre aperte su una delle torri di metallo esterne, il tutto con un tintinnio di campanelli in sottofondo. Nient’altro.
Quel piano, adesso voglio esagerare, è uno dei posti più suggestivi della città intera: ho provato a percorrerlo lentamente, con gli occhi chiusi, e a tratti mi si è accapponata la pelle, ho sentito cose strane. Sarà stata suggestione.

Il labirinto della walking meditation. Bangkok, Cabiria Magni
Il labirinto della walking meditation

Sicuramente ha contribuito il fatto che quando siamo stati al Loha Prasat non c’era anima viva: fatta eccezione per un pellegrino in cima, eravamo gli unici, e cose del genere non capitano tanto spesso nei grandi templi di Bangkok.
Forse la marcia in più del castello d’acciaio sta proprio qui, nella suggestione (altrimenti che castello sarebbe?), perché se ci penso bene, probabilmente anche il super Buddha del Wat Pho sarebbe altrettanto inquietante senza la folla che generalmente lo circonda e lo fa quasi sembrare un gigante paziente.

Se passate da Chinatown, fate un salto da queste parti e godetevi il tempio con calma.
Ma se proprio devo dirla tutta, fateci un salto anche se non passate da Chinatown, perchè il Loha Prasat è uno di quei posti unici, che per un motivo o per un altro non potrete più scordare.

Indirizzo: Maha Chai Road | Bowon Niwet, Phra Nakhon, Bangkok.
Aperto tutti i giorni dalle 9 alle 17.

Per altre informazioni su Bangkok rimando alla mia mini guida

4 pensieri riguardo “Loha Prasat, il castello d’acciaio di Bangkok”

  1. è stato uno dei templi che mi ha affascinato di più, principalmente per il fatto che ci siamo arrivati alle 11 di mattina ed eravamo gli unici in tutto il templio insieme a una mamma e due bambine giapponesi. Ci siamo letti tutti i cartelli che spiegano il “viaggio verso il Nirvana”. Giunti in cima alla torre l’atmosfera è quasi surreale, magicamente il silenzio è mantenuto anche all’esterno e noi ci siamo fermati per quasi mezzora a osservare la vita frenetica di bangkok all’ora di punta sentendoci del tutto isolati da questa frenesia!
    è a 5 minuti dalla Golden Mountain, quindi secondo me è ottimo farli insieme 😉

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