Una settimana in Andalusia con i bambini: il nostro itinerario

Ricompaio da queste parti dopo circa tre anni, nonostante i bei proclami. Ho ancora in bozza il post che ho scritto per i miei quarant’anni e che non ho mai finito di limare: ho pensato di tenerlo buono per i cinquanta, tanto si fa sempre in tempo ad aggiungere.

Ma non voglio tergiversare su quello che è stato, perchè l’argomento di oggi è il viaggio di una settimana in Andalusia dal quale sono appena tornata.

Abbiamo pensato di sfruttare i ponti primaverili per fare una settimana intera in un posto che mi attira da anni e che per un motivo o per l’altro non sono mai riuscita a vedere (fatta eccezione per Siviglia). Mi sono detta che la primavera era il momento ideale, anche perché non fa troppo caldo, poi è finita che a Siviglia abbiamo trovato più di quaranta gradi, ma è andata alla grande lo stesso. Anche perchè per fortuna è pieno di fontane.

Abbiamo acquistato i voli da Bergamo a Malaga a inizio Febbraio: non che avessi particolare voglia di vedere Malaga, ma Siviglia costava molto di più. Abbiamo viaggiato con Ryanair, e avendo tre bambini ci siamo portati da casa i seggiolini auto, perchè altrimenti ci sarebbero costati più dell’auto stessa (non lo dico per dire, conti alla mano è effettivamente così): prima di partire, la compagnia mi ha confermato che fino a dodici anni i bambini hanno diritto a imbarcare gratuitamente in stiva due attrezzature. Ho preferito chiedere perchè fino ai due anni ero sicura, ma il seggiolino mi serviva anche per i “grandi” di quattro e sei anni. A scanso di equivoci, conoscendo i soggetti, mi sono fatta uno screenshot della chat con il via libera all’imbarco gratuito. Ed è così che siamo partiti con tre seggiolini e un passeggino. Più attrezzatura che persone, quasi.

Prima tappa, dunque, Malaga: una bella scoperta. Come dicevo, l’ho scelta per il costo e invece ho trovato anche una bella città, piacevole da visitare senza troppa ansia da prestazione: quella lasciamola per le big come Parigi e Londra. Ci siamo fermati giusto una giornata, ma ne valeva almeno due, magari visitando anche Alcazaba, Centro Pompidou e Museo Picasso, che noi abbiamo escluso. Abbiamo passeggiato per il centro storico, con le sue vie strette e tutto il bel chiasso che può caratterizzare la capitale della Costa del Sol, e ci siamo spinti nella zona del lungomare fino a raggiungere la spiaggia della Malagueta, per un po’ di relax. Abbiamo soggiornato in questo appartamento in zona centralissima, con un parcheggio pubblico a neanche 50 metri: lo segnalo perchè è molto carino e lo staff è cortese. Dovessi tornare, prenoterei ancora qui.

Seconda tappa, Granada, per uno dei motivi principali che mi ha portata in Andalusia: l’Alhambra, nella mia bucket list da sempre. Sinceramente Granada in sè, come città, non mi ha detto molto, forse perchè arrivavo da Malaga, che effettivamente mi ha stupita; in ogni caso merita una visita la zona dell’Alcaiceria, in pieno centro, vicino alla Cattedrale. Si tratta del vecchio mercato arabo, un labirinto di stradine strette, sede tutt’oggi di piccoli bazar che vendono la qualunque. Per un momento mi è sembrato di tornare nella Medina di Fez, ma qui, invece dell’odore della pelle delle concerie, c’era profumo di tè e sapone all’olio.

L’Alhambra merita un capitolo a parte, è un mondo a sè, arroccato sulla collina che sovrasta la città e circondato da mura possenti. Il primo consiglio che mi sento di dare per la visita è quello di prendere i biglietti in anticipo: sono spesso sold out e il rischio di non riuscire a entrare è molto concreto. I bambini fino a sei anni non pagano, ma vanno comunque conteggiati nella prenotazione: verrà emesso un biglietto a costo zero, inviato via mail insieme ai biglietti per gli adulti. Per i bambini sotto i due anni, invece, il biglietto online non viene emesso: va ritirato direttamente il cartaceo presso la biglietteria all’ingresso, mostrando la carta d’identità del bambino. Ci sono diverse combinazioni di entrate, a seconda di ciò che si vuole visitare e di come lo si vuole visitare (tour libero, con guida); in ogni caso la validità è per la giornata intera; l’unico vincolo in termini di orario è per l’accesso ai Palazzi Nasridi (la parte più spettacolare, a mio avviso), per i quali in fase di acquisto va indicata la fascia oraria prescelta. I biglietti si possono acquistare da tre mesi prima. Ultima informazione di servizio, per chi viaggia col passeggino: l’accesso col passeggino è consentito ovunque tranne che nei Palazzi Nasridi, al Generalife e all’Alcazaba. Nei pressi dei Palazzi Nasridi c’è un deposito dove lasciarlo e dove eventualmente chiedere un marsupio in prestito (sono marsupi abbastanza piccoli, vanno bene fino all’anno d’età). Potete raggiungere l’Alhambra da Granada a piedi, con l’autobus C30 oppure in taxi; un taxi porta fino a un massimo di quattro persone. Se siete di più, o prendete più taxi, oppure aspettate un taxi-van, che ne porta fino a sette. I taxi-van non sono tantissimi, quindi se avete problemi di orario (magari per l’Alhambra no, ma se vi dovesse capitare di averne bisogno per andare in aeroporto, potreste dover tenere d’occhio l’orologio), conviene prenotarli per tempo.

Siviglia. Questa città non ha certo bisogno di presentazioni: per me è una delle più belle d’Europa. Abbiamo deciso di approcciarla in modo fluido, senza fare troppi programmi, per il semplice fatto che c’eravamo già stati, ed è così che il primo pomeriggio lo abbiamo passato all’ombra del Metropol Parasol, Las Setas, dove tra le altre cose abbiamo acquistato i biglietti per l’indomani, per la visita a Real Alcazar, Cattedrale e Giralda. Anche qui le combinazioni sono diverse e per tutti i gusti; vanno però indicati (e rispettati, perchè sono fiscali) gli orari d’accesso, quindi se avete intenzione di visitare tutto lo stesso giorno, per l’Alcazar calcolate almeno due ore di visita, anche tre se volete fare con calma, e per Cattedrale e Giralda calcolate un paio d’ore. Tra gli imperdibili di Siviglia è impossibile non citare la Plaza de España, un vero e proprio gioiellino, impreziosito nel nostro caso dal via vai di carrozze che trasportavano per la città i sivigliani nei loro migliori abiti: completi eleganti per gli uomini, con tanto di cappello (anche in senso figurato, visto il gran caldo!) e vestiti da flamenco per le donne, con tanto di ventagli e fiori variopinti in testa. Abbiamo infatti avuto la fortuna di capitare in città durante la Feria de Abril, ed è stato meraviglioso vedere la tradizione e il fermento che ruotano attorno a questo evento attesissimo da tutti i sivigliani.

Concludo questo capitolo su Siviglia citando un altro paio di posti da non perdere, ovvero il Barrio di Santa Cruz, nei pressi della Cattedrale (sì, ho un debole per i quartieri dalle viuzze strette e pittoresche) e il quartiere di Triana, al di là del Guadalquivir, famoso per le sue ceramiche. Ovviamente la lista non è esaustiva: per visitare Siviglia ci vorrebbe una settimana intera. Anche in questo caso lascio il link dell’appartamento dove abbiamo dormito perchè si è rivelato una vera chicca: posizione centrale, appartamento nuovissimo e molto bello, in un edificio che prima ospitava una chiesa. Sul tetto c’è una piscina con vista Cattedrale e Giralda, che soprattutto nei giorni di caldo fa un gran comodo. Come anche la lavanderia gratuita, del resto!

Per riempire l’ultima giornata, quella del rientro da Siviglia a Malaga, avevamo pensato a diverse opzioni: Ronda, Setenil de las Bodegas (un’altra delle mie fisse) oppure una fuga rapida a Cordoba, che abbiamo escluso a malincuore da questo itinerario. Complice la stanchezza di una settimana dove abbiamo camminato tra i 10 e 14 km al giorno (bambini inclusi) e complice l’ansia da vomito sulle strade tortuose (purtroppo l’esperienza insegna), abbiamo optato per la scelta più comoda, anche se inaspettata: Torremolinos.

Torremolinos è una ridente località balneare in cui il turismo è esploso negli anni Settanta e con esso è esplosa anche l’urbanistica, con tutto quello che di bello ha caratterizzato quel periodo. Non posso dire che sia uno dei posti migliori mai visti. Non so, ho avuto l’impressione di un luogo un po’ nostalgico, di quelli che a suo tempo avrebbero potuto fare da sfondo a uno di quei filmoni con Jerry Calà (sono pur sempre quella delle citazioni colte) e che ti ritrovi a vivere trent’anni dopo il loro momento di gloria. Spero di aver reso un po’ l’idea. A Raffaele non è dispiaciuto più di tanto e in omaggio alle sue origini baresi l’ha definita “una Santo Spirito che ci ha creduto un po’ di più”. Per me non è scoccata la scintilla, ma niente di tragico, si è visto di peggio.

Questo per dire che, se come noi siete ko, la spiaggia di Torremolinos è perfetta per riposarsi una mezza giornata. Ma se vi avanzano più energie e i tornanti non vi spaventano, sicuramente le opzioni più interessanti non mancano!

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