Antigua, Guatemala: benvenuti in Centro America!

Ho mosso i primi passi in Centro America tra le vie di una città che esplodeva di colori: è proprio questa la prima immagine che mi viene in mente quando penso al Guatemala.
Certi colori non si trovano dappertutto: fino allo scorso dicembre questa cosa me l’avevano detta in tanti, ma non avevo ancora avuto modo di farla mia, non potevo capire che cosa fosse in realtà quella certa nostalgia romantica con cui tanti si ritrovano a pensare al mondo latino. Nel mio cuore rimango sempre asiatica, ma mi rendo conto che si tratta di emozioni che vanno a toccare corde completamente diverse, direi quasi complementari, che non si possono sostituire.

Antigua, Guatemala, barberia. Cabiria Magni

Antigua l’ho sbirciata per la prima volta da dietro i vetri di un finestrino, mentre arrivavo da Città del Guatemala, di sera: il cielo scuro custodiva l’energia delle sue vie, quasi volesse tenerla in serbo per un’entrata ad effetto, al momento giusto.
Qua e là, qualche lucina accesa provava a lasciarmi intendere lo spettacolo che mi stava aspettando (quasi) in silenzio.

La mattina successiva mi sono svegliata presto, ben prima della sveglia, proprio come quei bambini che non vedono l’ora di aprire i regali la mattina di Natale: sono uscita sulla veranda, il sole brillava già alto e la sua luce riempiva il patio, accendendo il giallo ocra delle pareti. Proprio davanti a me, come la più riuscita delle sorprese, il vulcano Agua, scintillante come solo gli scogli battuti dalle onde, quando l’acqua si ritira. Brillava sotto al sole di una luce che mi ha fatto socchiudere subito gli occhi.

Abbiamo fatto colazione con quella cornice maestosa, all’aperto, inondando i nostri pancake con una buona dose di sciroppo d’acero, e siamo usciti per le vie: il cielo era così azzurro da sembrare dipinto con una mano pesante di vernice.
Abbiamo puntato dritto verso il Cerro de la Cruz, per ammirare la città dall’alto: Antigua se ne stava come rannicchiata tra i suoi vulcani, l’Agua in primo piano e il Fuego mai sopito sulla destra, che sbuffava un po’. Erano passate da poco le nove e già faceva un caldo pazzesco, l’omino che vendeva spremute al belvedere faceva invece affari d’oro.

Antigua, panorama dal Cerro de la Cruz, Cabiria Magni
Antigua, panorama dal Cerro de la Cruz

Siamo scesi e ci siamo infilati nel reticolo ordinato delle vie della città: non fosse stato per il bellissimo chiasso cromatico, quelle file di case alte non più di due piani avrebbero quasi potuto sembrare dei soldatini disciplinati, tutti schierati in fila sull’attenti.
Il rumore delle ruote sul pavè e il vociare della gente per strada ci ha accompagnati fino al Parque Central, dove ci siamo dati a uno degli sport che più amiamo praticare in viaggio, quello della contrattazione estenuante (e spesso ridicola).
Chissà perchè, ma quando vien fuori che sei italiano improvvisamente il prezzo diventa amico e precipita vertiginosamente: ho come il fondato sospetto che sia tutta una gran sòla, la prossima mi spaccio per oriunda e poi vi dico.

Antigua en el parque central Cabiria Magni

Il pranzo ci ha dato per la prima volta la reale misura dei tempi del Paese che stavamo andando a scoprire, assolutamente dilatati, le tortillas, il pollo e la birra Gallo hanno fatto il resto. Ancora adesso ricordo il profumo di mais che ha annunciato l’arrivo del nostro pranzo a tavola, così forte da far dimenticare tutto il resto: se fino ad allora avevo collezionato solo immagini a colori, adesso al mio bagaglio si aggiungeva un tassello in più.
Viaggiare amplifica i sensi, quelli che nella vita di tutti i giorni si impigriscono un po’; ci sono degli odori e dei profumi che fanno un ingresso così prepotente da conquistarsi un posto in prima fila tra i ricordi: molto spesso mi capita di associarli a un luogo, e di portarmeli appresso per sempre. Mi era già successo in Asia col lime, in Centro America è stato il profumo del mais.

Antigua, pollo y tortillas! Cabiria Magni, Guatemala

Il pomeriggio è volato mentre ci perdevamo tra le vie della città e del mercato artigiano, alla caccia di altri colori da collezionare, oltre a quelli generosi della natura. Siamo ritornati al Parque Central poco prima del tramonto e abbiamo atteso il calar del sole su una panchina, in mezzo al via vai delle famiglie.
All’imbrunire si sono accese le lucine che adornavano tutti gli alberi lì attorno, e si è liberato un “ooohhhh!” generale di stupore sincero, quello che ti fa capire che forse c’è ancora speranza a questo mondo. Non ho potuto fare a meno di sorridere, e di collezionare quel suono insieme ai colori e al profumo del mais.

Luz en el Parque Central de Antigua

Ci siamo goduti il chiacchiericcio ancora per un po’, poi siamo andati a cena: abbiamo scelto un locale fuori dal centro, coi tavoli su una terrazza sgarrupata che a me ha fatto subito pensare all’indimenticato ristorante Ganesh di Jaipur, quello sulle mura della città.
La cena onestamente non è stata un granché, ma dopo una giornata del genere non me ne è importato proprio niente.

9 pensieri riguardo “Antigua, Guatemala: benvenuti in Centro America!”

  1. Se non sapete dove sia Antigua, ed ancor meno sapete di come si viva in Guatemala…
    Anche solo per i colori saporiti, per le emozioni dipinte, per la poesia semplice e naturale di questo post…
    Io ci andrei, ad Antigua.
    Bel lavoro Cabiria.
    Bel lavoro…

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  2. Che dire…uno straordinario racconto che mi ha fatto innamorare del Guatemala…devo rivedere la mia lista delle cose da fare assolutamente e inserirla!
    Grazie mille per questo meraviglioso articolo
    Un saluto
    Melina

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  3. Ma che meraviglia!!! Ad Agosto sarò esattamente lì e ora più che mai non vedo l’ora!!!! Voglio vedere quei colori con i miei occhi, mangiare tortillas e bere birra Gallo!!!
    Bellissimo racconto, grazie per avermi fatto sognare:)

    Piace a 1 persona

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