Quella sulle Alpi Giapponesi è stata una delle tratte del viaggio in Giappone che ho amato di più. Le Alpi Giapponesi sono formate da tre catene montuose che attraversano da nord a sud l’isola di Honshu, quella di Tokyo per intenderci, e noi le abbiamo raggiunte da Osaka.
Le tappe
Takayama, Shirakawa-go, Kanazawa.
Gli spostamenti
∼ Da Osaka a Takayama: shinkansen per Nagoya + espresso per Takayama (Japan Rail Pass).
∼ Da Takayama a Shirakawa-go: autobus diretto, 1h circa (acquistate il biglietto il giorno prima di partire per Shirakawa-go, perchè finiscono abbastanza in fretta).
∼ Da Shirakawa-go a Kanazawa: autobus diretto, 1h30 circa (noi abbiamo preso anche questo biglietto a Takayama, per non pensarci più).
Takayama
Una chicca, una cittadina così sfacciatamente turistica da risultare carinissima.
Abbiamo dormito al Country Hotel Takayama: lo dico non perchè il posto fosse di quelli fighi, da ricordare nei momenti più bui, ma perchè è in posizione strategica, vicinissimo alle stazioni di treni e autobus (sono una accanto all’altra); se non siete alla ricerca di un alloggio tradizionale, ve lo consiglio. Voto 10 per la praticità.
Di Takayama mi ricorderò i vicoli compatti e ordinati del centro cittadino, a misura d’uomo, dove le antiche abitazioni sono state riconvertite in ristoranti e negozietti che vendono la qualunque: impossibile uscirne col portafoglio intatto, ma ci sta.
E poi mi ricorderò anche – e soprattutto – la zona dei templi e del cimitero, che sembra controllare la città dall’alto del suo bonario silenzio, in cima alla collina: ci siamo saliti poco prima che il sole tramontasse, e vedere la città sciogliersi dentro la luce dorata è stato bellissimo.
Com’è stato bellissimo ridiscendere e farsi una scorpacciata di carne Hida (molto simile alla carne di Kobe, una delizia) cuocendola da noi sulla piastra, direttamente al tavolo.
Shirakawa-go
Di Shirakawa-go ho già parlato in questo post: la mia scintilla per il Giappone è scoccata proprio grazie a una foto delle famose case gassho-zukuri e la costruzione del mio itinerario di viaggio è partita proprio da qui. Con criterio, insomma.
Di Shirakawa-go, oltre a tutto quello che ho scritto nel post, ricorderò per sempre la maschera di dolore e di sudore del poveretto costretto dalla moglie a spingere su per il belvedere un passeggino. Con dentro il cane.
Ora io contro i cani non ho nulla, ma il poveretto in questione è stato trattato peggio di una bestia, o almeno di quella bestia nello specifico: l’ombrellino che la moglie reggeva con tanto amore era per fare ombra al cane, che altrimenti sudava, l’acqua che teneva nella borsetta era per dissetare il cane, che probabilmente dopo tutto quello sforzo ne aveva bisogno.
In cima al belvedere il panorama era di quelli meravigliosi, niente da dire: chissà se anche il cane ha pensato la stessa cosa quando si è affacciato. Mi sono tenuta il dubbio e non gli ho chiesto nulla, per timore di disturbarlo.
Kanazawa

Kanazawa per me è stata un po’ una delusione, l’ho detto anche qui. Quando di una città la cosa che più colpisce è la stazione dei treni, qualche domanda bisogna pur farsela. Anche se la stazione dei treni di Kanazawa è obiettivamente una delle più belle mai viste.
Kanazawa è passata alla mia storia personale per il negozietto di manga che abbiamo svaligiato (probabilmente quando siamo usciti la signora si è fregata le mani e ha chiuso bottega): pazzesco come l’Uomo Tigre sia pressochè introvabile, e di posti ne abbiamo girati in ogni città in cui ci siamo fermati.
Per me Kanazawa è da ricordare anche per gli appostamenti poco riusciti nel quartiere di Higashi Chaya, quello tradizionale con le case da the, nella speranza di immortalare qualche geisha. Speranza delusa, ma vuoi mettere il divertimento?
A pensarci bene, forse Kanazawa non è stata poi questa gran delusione, perchè tra ricerche e appostamenti ci siamo divertiti non poco.
E alla fine è anche questo il senso del viaggio, quello che va oltre le guide e tutti i buoni consigli.
Wow! Cabiria…
Io ho un debole per il Giappone sin da bambino (Egitto, in cima a tutto, Giappone ed Islanda sono i luoghi in cui, se davvero esistono le vite da reincarnato, devo aver vissuto in precedenza tanto è il trasporto che mi lega a loro prima ancora che sapessi della loro esistenza…).
E non solo per via di Tekkaman, Goldrake e Capitan Harlock.
E ogni volta che ho l’occasione di leggerne è un po’ come se ci tornassi.
…ma non ci sono mai stato!!!
Jikai = 次回…
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Ma che bello! Questa zona poi merita 😊
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