Lotus lagoon in Candidasa

Tornare a Bali

In tanti mi hanno chiesto com’è.
E’ lo stesso?
E’ cambiato qualcosa?
E l’isola?

Com’è.
E’ verde.

Green Candidasa

Pare strano ma è la prima cosa che mi viene da dire e la sto dicendo a tutti qui, e tutti mi guardano un po’ così prima di esplodere in uno dei loro sorrisi migliori: ya, rainy season!
Pare abbia un senso.

Sì, la rainy season quest’anno se l’è presa un po’ più comoda e ha piantato le tende fino a metà giugno, che di solito per fine maggio toglie il disturbo.
E’ che non è solo la rainy season.

Per quanto abbia davvero regalato dei colori a dir poco scintillanti a quella che ormai chiamo impunemente la mia isola, il verde non è solo merito della pioggia (e comunque terima kasih hujan, grazie pioggia).

Swings @ashram Gandhi, Candidasa

Alle volte, e purtroppo sono volte rare c’è da dirlo, succede che ti accorgi di essere al posto giusto nel momento giusto: sono momenti che sfiorano la perfezione, dei quali non cambieresti proprio nulla, che davvero va bene così, tutto il pacchetto completo.

Mi è successo a poche ore dall’arrivo (strano, eh?), lunedì, ed era un po’ che non capitava, non così almeno: erano le sette del mattino, che uno è portato ad odiarle le sette del mattino il lunedì, e me ne stavo in piedi con gli occhi chiusi sull’oceano, sotto il tetto di paglia del bale per lo yoga, che qui la giornata inizia con un’ora di saluto al sole.

7AM Yoga

Ecco, quel momento, col rumore delle onde e un po’ d’aria che mi ha fatto legare i capelli per evitare di mangiarmeli rovinando la poesia, me lo ricorderò per sempre.
Non perché sia successo qualcosa di particolare, eh, semplicemente perché è stato uno di quei momenti in cui se ti chiedono come ti senti rispondi che ti senti.

Finito.

Non ci sono aggettivi, avverbi o chincaglierie del genere da mettere in coda a quel verbo.
Ti senti.

Non credo di essere troppo capace di rendere l’idea, che una risposta così vuol dire tutto e niente, quindi ciascuno è libero di dare il significato che vuole, tanto non c’è rischio di sbagliare: quando uno si sente vuol dire che c’è per intero e che quello che gli sta attorno si trova in perfetto contatto con quello che c’è dentro.
Non male, eh?

The perfect point of view. Ashram beach

In genere la parte più interna di noi stessi se ne sta volentieri rintanata sotto i rottami del quotidiano, che noi neanche ci accorgiamo che sono rottami, ma è come una bambina che gioca a nascondino: se nessuno la trova, prima o poi si rompe di star nascosta e magari fa un verso strano solo per farsi scoprire.
E una volta scoperta si arrende in un attimo.
Pareva così difficile da trovare e invece esce subito ed è impossibile non divertirsi con lei.

Ma occhio perché è una che si stufa in fretta e finisce che va a nascondersi di nuovo e il gioco ricomincia, bisogna rimettersi a cercarla finchè non decide di cacciare ancora il naso fuori.

Ecco perché rispondo verde, pare chiaro, no?

Quando sei in un posto dove ti senti, si azzerano totalmente le difese per il semplice fatto che non servono, così metti la testa nel cassetto per vivere per un po’ con tutto il resto del corpo.
I sensi si riprendono un pezzettino dello spazio che di solito gli rubiamo e si mettono a far casino come se non ci fosse un domani.

E’ quello che mi succede qui e io li lascio fare per godermi lo spettacolo.

Selamat datang kembali ke Bali!

Lagoon

2 pensieri riguardo “Tornare a Bali”

  1. Come al solito, leggerti è provare un po’ quello che stai vivendo.. e trovare in qualche modo sensazioni già conosciute in altri viaggi, dove tutto sembra così perfetto ed armonioso, dove il corpo si lascia esplorare, e le emozioni sono spontanee, la mente sgombra da pensieri superficiali, che sono pur sempre utili, ma a volte lasciano spazio all’io più profondo.. sapevo che ti avrei “invidiato” l’ashram.. 🙂

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