Le pozze di Semuc Champey

Il viaggio da San Pedro a Semuc Champey

“Se io e te almeno una volta l’anno non ci mettiamo in una situazione di mxxxa, non siamo contenti.”
A parlare è Raffaele, la nostra avventura a Semuc Champey è iniziata proprio così.

In partenza da San Pedro la Laguna, Guatemala. Viaggi, zaini, Cabiria Magni
Raffaele in partenza da San Pedro la Laguna

Come ho già anticipato quando ho scritto l’itinerario di viaggio in Guatemala, abbiamo raggiunto Semuc Champey da San Pedro la Laguna dopo tre soste “tecniche” (Antigua, Coban e Lanquin), impiegandoci praticamente tutto il giorno, dalle 9 alle 22.30 circa: le strade del Guatemala non sono sempre il massimo, così gli spostamenti richiedono molto tempo, soprattutto se si è diretti in un posto come questo, dimenticato da Dio.

Viaggiavamo su una mulattiera fangosa avvolta nella nebbia e ogni tanto uno scroscio d’acqua veniva a bussare al finestrino, annunciato dal fragore del tuono. Sembrava di essere sul set di un film, l’atmosfera era surreale, degna del miglior thriller: se ad un certo punto fossimo incappati nel corpo livido di Laura Palmer, non credo mi sarei stupita.

Eravamo tra Coban e Lanquin, su un furgone che ormai doveva conoscere la strada a memoria, quando ad un certo punto, nell’oscurità bagnata di quella notte tropicale, si sono accesi due fari in lontananza, proprio sul ciglio della mulattiera: il mio primo pensiero è stato rassicurante, ho pensato che in fondo non eravamo soli in quel mondo perduto. Peccato che poi si è accesa anche l’oscurità dietro di noi: altri due fari, all’improvviso. L’autista ha iniziato a premere sull’acceleratore.

Il mio flusso di pensiero è stato:
– adesso ci fracassiamo dentro una buca;
– no, che buca, finiamo dritti in fondo al burrone;
– magari finissimo nel burrone, questi adesso ci speronano e poi addio mondo crudele (vi risparmio i particolari truculenti che può elaborare la testa di chi vanta una frequentazione pluriennale con “Criminal Minds”).

Un climax degno dello Schopenhauer dei tempi migliori.

Ci sono momenti in cui ci si rende conto di essere assolutamente impotenti, che non c’è via di fuga e che non resta che affrontare il proprio destino: mi sono eroicamente spalmata sul sedile in attesa dell’apocalisse, i fari davanti sempre più vicini, quelli dietro ancora a debita distanza. Il tempo sembrava cristallizzato: era come sospeso oltre la pioggia torrenziale, oltre il fango che ormai ricopriva tutto, oltre il sentiero sempre più viscido che sembrava ribellarsi a ogni metro.

Ma non potevamo andare a Rio Dulce?
Pensavo che forse non avevamo azzeccato l’itinerario, ma in ogni caso era troppo tardi per recriminare: quel veicolo fermo lungo la strada era ormai accanto a noi, il nostro autista aveva frenato e io mi stavo chiedendo il perchè di quell’incoscienza quando all’improvviso, l’illuminazione: “questo qui è d’accordo con loro”.
Lo spirito di Schopenhauer era sempre lì, vivo in mezzo a noi.

Eravamo praticamente fermi quando la portiera della macchina sull’orlo del burrone si è aperta, vomitando una figura scura che in un balzo è finita davanti ai nostri fari, potevo vederla in faccia ora. Sfoderava un sorriso bagnato che mi ricorderò per tutta la vita, perchè in quel momento, prima ancora di capire che cosa stava succedendo, ho capito di essere un’idiota. Di quelle da gara.
Il poveretto spiegava al nostro conducente che era rimasto bloccato, ma che finalmente alcuni amici (i tagliagole della macchina che ci seguiva) stavano andando a recuperarlo.
Si sbracciava in mezzo alla strada come un bambino che vede nel cielo la slitta di Babbo Natale, ed è proprio questa l’ultima immagine che ho di lui.
L’abbiamo salutato e siamo andati oltre. Oltre quello spiazzo, ma soprattutto oltre le paure più ridicole.

L’ho già detto, ma non mi stancherò mai di ripeterlo: il mondo è un posto migliore di quello che sta scritto in giro da qualche parte o che alle volte sentiamo raccontare. Per rendersene conto basta metterci la faccia.

Semuc Champey vale tutti i capelli bianchi che ci si può far venire, ma se posso darvi un consiglio evitate di percorrere quella strada di notte, perchè effettivamente si possono fare esperienze migliori.
Siamo andati a letto stanchi dopo una giornata che ci ricorderemo per un bel po’, ma la mattina dopo, quando abbiamo aperto gli occhi sull’anno nuovo (sì, è stato un Capodanno da paura), abbiamo trovato uno spettacolo grandioso ad aspettarci, la natura in gran spolvero.

Semuc Champey sarà anche un luogo dimenticato da Dio, ma di certo non lo è dagli uomini: è parecchio frequentato, ma se fate un viaggio in Guatemala, dico la stessa cosa che hanno detto a me, non perdetevelo, rischiereste davvero di non godervi qualcosa di unico.
Qualcosa di unico che vale tutta la strada per arrivarci, i peggiori trip mentali e anche qualche turista di troppo in alta stagione.
Andate oltre tutto, e andateci.

Cabiria Magni Semuc Champey, Guatemala
Io vado! [foto di Raffaele]

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