Quello di oggi è il racconto di una giornata nel cuore della mia isola preferita, tra risaie, templi e mercati.
Le risaie di Jatiluwih sono le più famose di Bali, così belle da diventare patrimonio dell’UNESCO; si raggiungono senza troppi sforzi da Ubud, con un driver o in motorino.

La mattina in cui ci sono andata, il cielo era gonfio di nuvole scure che si mischiavano al fumo denso e grigio della spazzatura: bruciava ai bordi della strada, come capita spesso.
Nella parte più interna dell’isola non è raro incappare in queste giornate uggiose: rispetto alla costa fa meno caldo, e l’umidità è più alta; se guardando fuori dalla finestra la mattina, anche nella stagione secca, vedete il cielo del colore del piombo, non fatevi prendere dallo sconforto e non cambiate i vostri piani, fa parte del gioco. Paradossalmente, quello stesso giorno, su qualche spiaggia qualcuno si scotterà.
Jatiluwih mi ha accolta con il sorriso limato di un casellante che mi ha invitata ad entrare, dopo aver saldato il biglietto; mentre i terrazzamenti si aprivano ai lati della strada lungo il cammino, sulla mia faccia si apriva un sorriso: spazzatura o meno, lo spettacolo era di quelli grandiosi.
Il trekking a Jatiluwih non è di quelli impegnativi, non serve per forza una guida, bastano un paio di scarpe comode e la voglia di sporcarsi un po’ di fango, poi le sorprese non mancheranno: io, ad esempio, mi sono imbattuta in un bufalo che mi guardava da dentro una pozza grande praticamente quanto lui, che ancora oggi non capisco come abbia fatto a finirci dentro.

Dopo un pranzo veloce sono ripartita: direzione Pura Ulun Danu Bratan, il tempio che sorge sulle rive del lago che porta lo stesso nome, e che in genere finisce sulle copertine delle guide e delle brochure: è parecchio fotogenico.
Quello per me è molto più stupidamente il tempio “satu, dua, smile!”: l’Ulun Danu Bratan è infatti una delle mete più gettonate dell’isola, costantemente preso d’assalto dal turismo, ma la cosa bella è che si tratta anche di turismo locale, e come il resto degli asiatici, anche gli indonesiani non sfuggono al fascino dell’obiettivo.
E’ divertentissimo vederli mentre si scattano una quantità incredibile di foto nelle peggiori posizioni (un talento che può competere a pieno titolo con quello degli indiani), con la stessa cantilena che si ripete, neanche fosse un mantra “uno, due, sorridi!”

Insomma, se siete alla ricerca dell’Oriente mistico (che poi, esisterà davvero?), questo posto non fa per voi, ma se siete alla ricerca dell’Oriente della porta accanto, allora avete azzeccato in pieno; qui sicuramente vi potrete fare un’idea di come i balinesi vivono la loro religione, e di quanto in questo siano assolutamente asiatici: sacro e profano si accostano in maniera tanto sfacciata quanto naturale, con i pedalò a forma di papera che si aggirano nella loro posa plastica attorno al sacrario, insieme a qualcosa da sgranocchiare.
E va bene così.
Uscita da lì, ho fatto tappa al mercato di Bedugul, che sta praticamente alle spalle del tempio: il mio driver si è preso un cazziatone dalla moglie perchè non si era ancora fermato a fare la spesa, così ha dovuto rimediare; lui non era troppo felice, forse pensava già di averla fatta franca, io invece lo sono stata parecchio, perchè ancora una volta mi sono ritrovata nella Bali che amo di più, quella dove la gente si ricorda di ringraziare gli dei anche mentre sgozza polli, e si ferma per offrire un qualche sacrificio.

Non si tratta quasi mai di ghirlande di frangipani profumati, ma la maggior parte delle volte sono caramelle, pacchetti di frutta secca, oppure biscotti che si mangerà qualche cane randagio che per sua fortuna passerà da quelle parti.
Non si tratta della Bali più fotogenica, ma di sicuro è la Bali più bella.
Che meraviglia queste fotografie e che bello leggere del tuo racconto tra le terre lontane di Bali (una meta per me ancora un po’ utopica)
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Ti ringrazio 🙂
La meraviglia vera è proprio Bali, ti auguro di scoprirla!
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Che bel posto!
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E a noi questo piace, le cose belle mica solo fotogeniche! 🙂
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D’accordissimo con te!! 🙂
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Si vede che ne parli con il cuore di Bali…e quel Pura Ulun Danu Bratan io ce l’ho su un quaderno comprato quando avevo iniziato le superiori 🙂 E’ ancora lì con me!
Povero bufalo!! ma perchè è lì legato??
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Che bella questa cosa che dici, grazie ❤
Quel bufalo ha lasciato basita anche me, e ancora oggi mi chiedo come ce lo abbiano messo!! Poveraccio O.o
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